Al Cinema Nuovo Sacher di Roma, nella serata di giovedì 16 giugno verrà proiettato Il Nostro Ulimo, opera prima (indipendente) del 24enne Ludovico Di Martino, premiato come Miglior Film al Ferrara Film Festival e con 5 candidature al MIFF (Milan International Film Festival).
Il Nostro Ultimo è la storia di due fratelli, Fabrizio (Fabrizio Colica) e Guglielmo (Guglielmo Poggi), e delle loro vite piene di distrazioni. Quest’ultime soffocano la continua richiesta della madre, malata ormai da tempo, di essere portata al mare per un’ultima volta e di trascorrere una vacanza con loro due e Pierfrancesco, loro padre. Un giorno, dopo esseri scaricati l’uno sull’altro – per l’ennesima volta – la responsabilità di rispondere alla richiesta della madre, quest’ultima viene a mancare inaspettatamente.
Fabrizio, affogato nel senso di colpa, si ritrova solo con Guglielmo e prende una decisione alla quale il fratello non potrà che dir di sì: portare la madre al mare, in Sicilia, per un’ultima volta insieme. E così fanno. I due partono all’insegna di questo folle viaggio, con la bara della madre legata al portapacchi di una vecchia utilitaria, alla volta del Sud. Tra vecchi e nuovi incontri, scopriranno il marciume del loro rapporto e, attraverso l’accettazione della morte della madre, riusciranno a viversi il viaggio come una vera e propria ultima vacanza di famiglia. Solo così la morte della madre si rivelerà l’unica e ultima possibilità di risanare il loro rapporto e le loro vite.
Ecco di seguito le note di regia di Ludovico Di Martino:
“Il Nostro Ultimo è un film che solo in superficie vuole essere un cosiddetto film di genere on the road, proprio perchè l’idea di viaggio non dev’essere limitata al viaggio in sé, ma anche alla riscoperta di un qualcosa, riscoperta che deve avvenire attraverso le persone e i legami che si hanno con esse. Tema centrale del film è, ovviamente, la morte. Morte che è causa di cambiamento, capace di capovolgere la concezione della vita. E questo è ciò che accade all’interno di questo film: un continuo e netto capovolgimento delle cose.
L’accettazione della morte è una netta elaborazione del lutto, che passa attraversando varie fasi, dal rifiuto, alla rabbia, alla ricerca di un compromesso, alla depressione. Una serie di situazioni extra ordinarie che però contengono materiale umano ordinario. Ed è nell’ordinario che alla fine la morte viene re-interpretata. Oggettivamente, essa diventa motore in grado di inscenare cambiamento. E i due fratelli si ritrovano forse nella prima e unica condizione di far accadere questo cambiamento, a sentirsi liberi di relazionarsi con l’altro. Senza più compromessi. E da lì, la libertà nel vivere sé stessi”.
“Il Nostro Ultimo nasce dalla volontà, forse anche necessità, di creare un’opera autarchica, che si ponga al di fuori di tutti i sistemi e i salotti che attanagliano il nostro cinema. Il tentativo estremo, una prima e ultima possibilità, per produrre un’opera prima con il poco che è concesso ad una generazione giovanissima, precaria in un paese che sta invecchiando ma che non è disposto ad ammetterlo. La caratteristica principale di questa produzione è senz’altro l’incoscienza, che solo a vent’anni si può trovare ed avere, raccogliere pochi soldi e rischiare tutto, in un’operazione forse anche facile, perché guidata principalmente dall’istinto, come per Fabrizio e Guglielmo, i protagonisti del folle viaggio raccontato nel film”.