Cosa accadrebbe oggi, in una società che si definisce cattolica e cristiana, se Gesù tornasse una seconda volta? Chi lo prenderebbe sul serio? E che difficoltà incontrerebbe per riuscire a farsi ascoltare? A queste domande risponde Oh Mio Dio! il film, girato in stile mockumentary, diretto da Giorgio Amato che sarà nelle sale da lunedì 26 marzo.
Visto come stanno andando le cose sulla Terra, Gesù (Carlo Caprioli) decide di tornare per riportare la sua parola al centro dell’attenzione e proclamare l’imminente arrivo del Regno dei Cieli. Solo che questa volta sceglie di lasciare una testimonianza video del suo passaggio terreno, arruolando due cameraman che lo seguono costantemente. Così Gesù arriva a Roma e comincia la sua predicazione. Peccato però che proprio nella città dove sorge la sua chiesa si scontri con l’indifferenza delle persone che lo trattano come l’ultimo dei reietti.
Ma Gesù non si scoraggia e per dare dimostrazione della sua potenza attraversa il Tevere camminando sulle acque proprio sotto il Vaticano. Il clamore mediatico dell’evento gli consente di radunare a sé dodici seguaci che lo aiutano nella predicazione. Ma, nonostante i miracoli che continua a compiere, la società contemporanea è troppo smaliziata e tutti pensano che si tratti di una messinscena ben organizzata. Insomma, preparare le persone all’imminente avvento del Regno dei Cieli si dimostrerà un’impresa molto più ardua di quella che affrontò 2000 anni fa.
Il regista Giorgio Amato racconta com’è nata la sua curiosità sul tema della Parusia: “molti anni fa, durante il corso di Sociologia delle Religioni che faceva parte degli esami obbligatori del mio piano di studi. Prima di cominciare quel corso l’ultima volta che avevo avuto a che fare con materie religiose era stato durante il catechismo, ai tempi delle scuole medie, senza che però mai venisse fuori l’argomento del Gran Ritorno del Messia, così come riportato in più punti proprio nei Vangeli Sinottici. Com’è possibile – mi domandavo – che sulla Bibbia c’è scritto che Gesù prima o poi sarebbe tornato, e nessuno me ne ha mai parlato?”.
“Dopo aver dato l’esame questo pensiero ha continuato a lavorare nella mente come un tarlo e una una volta terminata l’università è finito pari pari in un soggetto dal titolo Il Secondo Figlio di Dio, che però aveva toni un po’ troppo apocalittici a parere dei pochi produttori a cui lo feci leggere. Così nel corso degli anni ho continuato a lavorarci partendo comunque sempre dalla stessa idea di base, e cioè: “cosa accadrebbe se davvero tornasse Gesù per la Parusia?“.
Alla fine, dopo oltre vent’anni da quella scintilla, Giorgio Amato è riuscito a realizzare il film: “con un’idea di partenza così forte e originale, avevo bisogno di un tema altrettanto solido, altrimenti correvo il rischio che l’idea potesse fagocitare il tema. La mobilitazione di un intero paese contro un pullman che doveva accompagnare venti donne richiedenti asilo in un centro d’accoglienza, mi ha dato lo spunto per capire cosa raccontare. Ossia provare a mettere in evidenza il sincretismo ideologico di una società che si definisce cristiana e cattolica, ma che poi, nei fatti, si comporta in maniera esattamente opposta”.
“Ho provato a raccontare il viaggio di questo sedicente Messia che dice di essere tornato una seconda volta per annunciare la Parusia. Troverà qualcuno disposto a credergli?”.
Giorgio Amato