Matthias Schoenaerts e Adèle Exarchopoulos sono la coppia protagonista di Le Fidèle, il film diretto da Michael R. Roskam che, dopo essere stato presentato Fuori Concorso alla 74. Mostra del Cinema di Venezia, arriva nei nostri cinema il prossimo 6 settembre.
Quando Gino (Matthias Schoenaerts) incontra Bénédicte (Adèle Exarchopoulos) è amore a prima vista. Totale. Incandescente. Ma Gino nasconde un segreto. Di quelli che mettono la vostra vita e le persone che vi circondano in pericolo. Gino e Bénédicte dovranno battersi contro tutti, contro la ragione e contro i loro propri errori per poter restare fedeli al loro amore.
Vi proponiamo ora un estratto dell’intervista rilasciata da Michael R. Roskam.
Com’è nata l’idea del film?
La scintilla mi è venuta quando riflettevo sul profilo di Steve, il fratello di Jacky, il personaggio principale del mio film Bullhead – La Vincente Ascesa di Jacky. Attraverso quel personaggio cercavo di incarnare quello che mancava nella vita di Jacky: la possibilità di fondare una famiglia, di trovare l’amore. In questo senso, Bullhead e Le Fidèle funzionano come un dittico. Hanno molto in comune pur essendo diversi.
I due film condividono lo stesso universo?
Anche questa storia si ispira all’ambiente criminale del Belgio degli anni Novanta e dei primi anni 2000. Le spose dei gangster erano celebri quasi quanto i loro mariti, e i loro amori leggendari. Sono quindi partito da quegli avvenimenti per poi decostruirli e risistemarne gli elementi per creare la mia trama drammatica – esattamente come avevo fatto per Bullhead, che aveva per protagonista la mafia degli ormoni.
Che atmosfera hai cercato di creare per Le Fidèle? Che tipo di fascino cerchi?
Volevo che il film iniziasse con un certo fascino, per cui ho detto al direttore della fotografia Nicolas Karakatsanis di immaginare «una Bruxelles tipo Costa Azzurra». Ciò contiene una certa contraddizione, ma va rilevato che il film è una contraddizione in sé. Aveva quindi senso che ci fossero degli elementi conflittuali sia nel tono sia nello stile. Nel momento in cui la storia vera e propria comincia, esiste già qualcosa di aspro, di crudo, che si evolverà col passare degli avvenimenti. I grandi film di corse automobilistiche mi hanno parecchio ispirato per la fotografia, così come i colori di macchine come Martini o Gulf. Si ritrovano quelle tinte negli abiti di Bibi. Quando Gigi e Bibi si incontrano a Bruxelles, la luce è grigia e lei indossa un mantello blu e delle scarpe arancione col tacco alto: sono i colori della scuderia Gulf. Volevo portare nel film l’universo fiammeggiante delle corse automobilistiche. Ma, allo stesso tempo, non ci troviamo né a Cannes né a Saint-Tropez, e neanche a Parigi. Siamo a Bruxelles.
Hai avuto altre fonti d’ispirazione?
La mia intenzione era che il film rientrasse in una certa tradizione, che fosse l’incontro tra il noir americano e il polar francese. Per me, Le Fidèle è il bambino nato dagli amori di Heat – La Sfida e Un Uomo, Una Donna. Heat è un punto di riferimento, ma al contrario… È un inseguimento ad alta velocità tra due uomini, un poliziotto e un criminale, e le donne sono secondarie, satelliti gravitanti attorno ai pianeti. Per Le Fidèle desideravo che la storia d’amore fosse il sole, e che fosse il crimine a gravitarvi intorno.