Il prossimo 20 settembre, nei cinema verrà raccontata una storia vera e (quasi) dimenticata, avvenuta all’alba dell’Unità d’Italia. Stiamo parlando de La Banda Grossi, un’appassionante vicenda umana, adattata in forma inedita da Claudio Ripalti in una sceneggiatura per il cinema di carattere drammatico che, grazie al soggetto particolarmente affascinante, assume aspetti in comune al poema epico, al Romanticismo, al romanzo d’avventura e al western (tutte le info e le sale qui).
Il film
Nelle Marche del 1860, all’alba dello Stato Italiano e delle sue stringenti leggi, un bracciante nullatenente di nome Terenzio Grossi raduna una banda di fuorilegge che, con la complicità di un popolo stanco ed affamato, proverà a sovvertire la nuova autorità. In due anni di grassazioni, violenze ed omicidi ai danni dei potenti e borghesi, i briganti conosceranno il trionfo e la fortuna di fronte ad una forza pubblica impotente, inadeguata e vigliacca.
Ma c’è un soldato che si batte sul campo di battaglia senza codardia e viltà, è un Brigadiere dei Carabinieri Reali ed è determinato a portare a termine il suo incarico: catturare Terenzio Grossi e la sua banda di delinquenti. Retto e incorruttibile, dovrà fare i conti con la sua coscienza di fronte alla povera realtà del proletariato marchigiano e quando la legge scenderà al compromesso per porre fine al crimine, verrà messa alla prova la sua integrità.
Contesto storico
All’alba dell’unità politica nazionale, raggiunta nel 1861, la penisola italiana è l’insieme di regni diversi per governi, cultura, ideali, lingua e ordinamenti giuridici. Il sud Italia è governato dai borbone, dinastia di origine spagnola il cui regno è denominato “delle due Sicilie”. Il centro Italia è governato dallo Stato della Chiesa: per tutto il territorio del Lazio, dell’Umbria, delle Marche e delle Romagne vige la legge del Papa, con ordinamento e politica propri. Lo Stato della Chiesa è forte dell’appoggio storico dei francesi che però, nel 1861 con Napoleone III, si coalizzeranno con i nemici del Papa, i Piemontesi. Questi ultimi dominano il nord della penisola guidati dal Re Vittorio Emanuele di Savoia e governano il Regno di Sardegna, comprendente il Piemonte, la Sardegna, la Liguria, la Val d’Aosta e altri territori del nord Italia.
Nel 1861 le Marche vivono un repentino cambiamento politico: lo Stato della Chiesa e la secolarizzazione delle sue norme e consuetudini lasciano il posto al nuovo dominatore piemontese. Nuovo potere significa nuove regole, come lo Statuto Albertino che entrerà a far parte del nuovo ordinamento giuridico, ma anche tasse sull’agricoltura, dazi doganali e la coscrizione obbligatoria che toglie braccia forti al lavoro nei campi per combattere guerre di cui non si conosce nulla, nemmeno la collocazione geografica. Su questo sfondo si muovono Terenzio Grossi e la sua banda, un gruppo di delinquenti e contumaci che farà tremare la Forza Pubblica per quasi due anni con l’occupazione di interi paesi e violenti scontri a fuoco.
Una riflessione sull’attualità
La Banda Grossi è una storia di grande coraggio e di altrettanta violenza, che vede protagonista un giovane bracciante d’Urbania insieme ad un gruppo di disgraziati, pronti ad abbandonare la vita nei campi per combattere il nuovo Stato Piemontese. L’abbandono di casa, il viaggio, il libero arbitrio e il coraggio sono solo alcuni dei sentimenti che descrivono quest’opera così audace e fuori dal tempo, “per niente politica” tiene a precisare il regista Claudio Ripalti, ma senz’altro attuale nel descrivere le disparità della società in cui viviamo.