Domani verrà presentato – in Selezione Ufficiale alla 13esima Festa del Cinema di Roma – Diario di Tonnara, il documentario diretto da Giovanni Zoppeddu liberamente tratto dall’omonimo libro di Ninni Ravazza (lo trovi QUI).
Il documentario
La comunità dei pescatori di tonno, divisa tra pragmatismo del lavoro e tensione al sacro, trova espressione in questo film che rappresenta un inno alla fatica del vivere, ma anche alla naturale propensione di una comunità alla tradizione e al rito. Rais, tonnare e tonnaroti rappresentano il centro da cui si dipanano i racconti di un tempo passato che grazie al potere del cinema riemerge magicamente dall’oblio. Un documentario che si fa interprete di storie di mare, che sono della Sicilia e del mondo. E che attraverso le immagini di repertorio di maestri come De Seta, Quilici, Alliata, trattate con il rispetto della passione, racconta un pezzo profondo di storia del nostro cinema. Un tempo e un cinema che a volte possiamo sentire perduti, e che invece questo film ci restituisce presenti, contemporanei, accanto a noi.
La ricerca di Giovanni Zoppeddu
“Quando lessi Il Diario di Tonnara di Ninni Ravazza, mi si spalancò davanti un mondo a tinte quasi mitologiche, popolato da eroi e dalle tradizioni millenarie che questi pescatori – nella loro semplice ricerca di sostentamento – portavano avanti di padre in figlio. Com’era possibile che tutto questo fosse scomparso? Come poteva un modello millenario scomparire così, nel silenzio, accecato dal mondo industriale? Avrei dovuto assolutamente raccontare tutto questo, per provare a fermare il tempo. Per far rivivere una comunità e darle voce. Ho corso il mio rischio. Ho cercato di raccontare tutti i riti del mare che ruotano intorno alla vita dei proprietari di tonnara, dei rais e anche dell’ultimo dei tonnaroti, cercando di dipingerli come quello che sono: personaggi mitologici in grado di mettere la propria vita e le proprie risorse a disposizione di una comunità“.