La rivoluzionaria moda della Milano anni Settanta da mercoledì 13 gennaio arriva in prima serata su Canale 5 con Made In Italy, la serie creata da Camilla Nesbitt e diretta da Luca Lucini e Ago Panini. Protagonista degli otto episodi, il cast composto da Margherita Buy, Greta Ferro, Marco Bocci, Eva Riccobono, Fiammetta Cicogna, Maurizio, Lastrico, Giuseppe Cederna, Sergio Albelli, Valentina Carnelutti e guest star come Raoul Bova, Stefania Rocca, Claudia Pandolfi e Nicoletta Romanoff.
Made In Italy
Anni Settanta, tempo di conflitti e cambiamenti, di impegno politico e creatività. A Milano tanta dell’energia di quegli anni si concentra in un gruppo di stilisti che cambieranno la storia della moda a livello internazionale. Armani, Valentino, Krizia, Versace, Missoni, Albini, Fiorucci, Curiel, Ferrè e tanti altri: grandi creativi celebrati in tutto il mondo e divenuti il simbolo del Made in Italy. Ognuno a suo modo ha segnato quell’epoca, ognuno è parte di un grande affresco al di là delle singole biografie.
Di qui l’idea di raccontare la Milano della moda degli anni Settanta, attraverso lo sguardo di una giovane redattrice, Irene Mastrangelo (Greta Ferro) che, un po’ per passione e un po’ per caso, dalla periferia di Milano, da una famiglia modesta di emigranti dal Sud, entra in una prestigiosa rivista di moda chiamata Appeal. Il suo talento e la sua determinazione porteranno ben presto questa outsider a una grande carriera nella rivista, attraverso un percorso non sempre agevole, ricco di colpi di scena sia nella vita professionale che in quella personale.
Il racconto della moda italiana infatti è lo sfondo, originale e ricco di fascino, di una commedia romantica, incentrata su una protagonista capace di sognare e far sognare; una cenerentola moderna ed aspirazionale che si realizzerà nel lavoro, non rinunciando mai a difendere le proprie idee con caparbietà e nello stesso tempo mantenendo intatto uno sguardo limpido ed aperto verso la rivoluzione che sta cambiando non solo la moda ma anche il costume e a società. La serie sarà infatti calata nella realtà di un periodo segnato da tante novità e contraddizioni: la liberazione sessuale e i nuovi fermenti dell’orgoglio omosessuale, ma anche la violenza del terrorismo e la diffusione della droga.
Ma al centro di Made in Italy sarà comunque la Moda italiana degli anni ’70, quella in cui si passa dall’Haute Couture al Prêt-à-Porter, in cui Armani fonda il suo impero proponendo l’immagine di una donna potente e padrona di sé stessa, in cui Versace scandalizza con le sue donne super sensuali e un manager visionario come Beppe Modenese intuisce che, per sfidare il predominio francese, i litigiosi italiani devono fare gruppo. Attraverso lo sguardo curioso della nostra Irene e del suo mentore, la caporedattrice visionaria e appassionata Rita Pasini (Margherita Buy), potremo “ascoltare” gli stilisti che si raccontano, ma soprattutto “vedere” con i loro occhi le radici delle loro creazioni “sentire” le fonti della loro ispirazione e “toccare” la concretezza del “fare la moda” attraverso uno stile visivo unico.
Luca Lucini e Ago Panini raccontano…
“Made in Italy vuole essere un romanzo di formazione. Irene, la nostra protagonista, diventa la voce di un’epoca e di una città, Milano, bella e affascinante, contraddittoria e vitale capace di raccontare al mondo lo spirito italiano. Attraverso gli occhi di Irene, puri ed entusiasti, lo spettatore viene accompagnato alla scoperta di un mondo in divenire, che si trasforma in industria e sistema, facendo la conoscenza dei grandi interpreti di quegli anni”.
“Irene conoscerà il rivoluzionario Walter Albini, il padre del pret-à-porter, e poi Krizia, la “crazy” della moda italiana, e ancora Ottavio e Rosita Missoni, che condivideranno con lei il loro entusiasmo contagioso. E poi gli emergenti: Armani, Versace e Fiorucci, fino a Valentino che ha saputo intuire i tempi aprendosi al pret-à-porter. I loro abiti, le loro parole, la loro voglia di cambiare le cose sono la rivoluzione che trasformerà per sempre Irene, Milano e l’Italia. Una rivoluzione diversa da quella che negli stessi anni si cerca di avviare con le lotte sociali, la violenza, il terrorismo, ma che a differenza di questa, con sogni, entusiasmo, fantasia, personaggi eccezionali, avrà successo”.
“Lo stile visivo, decisamente cinematografico, attento a ricreare l’epoca senza cadere nella trappola della “cartolina”, l’uso della macchia a mano, l’attenzione al dettaglio delle scenografie e i favolosi abiti originali delle Maison (che hanno collaborato aprendo i loro preziosi archivi) immergeranno lo spettatore in una storia unica, che racconta un momento magico, in cui talento e allegria si sono incontrate in un’unica città e l’hanno fatta diventare la Capitale della Moda”.