Gabrielle “Coco” Chanel è come il Cinema: rivoluzionaria. L’immortale stilista – scomparsa il 10 gennaio del 1971, mezzo secolo fa – nata solo 12 anni prima (1883) dell’arrivo della settima arte (1895) è rimasta infatti stregata dal potere e dal fascino delle immagini in movimento. Un nuovo modo di vedere il mondo, con occhi diversi, che ha ispirato la sua creatività. Quella stessa creatività che un giorno avrebbe poi invaso anche il cinema.
Dal teatro di Cocteau a Hollywood
Visionaria e avanguardista, Coco Chanel ha rivoluzionato la moda femminile creando uno stile moderno e un nuovo concetto di donna (nella società). La stilista di Samur ha presto capito che le sue creazioni avrebbero davvero ispirato il pubblico e cambiato il mondo nel momento in cui sarebbero state viste e ammirata dal maggior numero di persone. Dopo aver debuttato in teatro (1911, un suo cappello di paglia viene indossato dall’attrice Gabrielle Dorziat nel Bel Ami di Guy de Maupassant), dove collaborò con il geniale poeta e drammaturgo Jean Cocteau (disegnò i costumi per la tragedia Antigone, 1922, e per il balletto Le Train Bleu, 1924), nel 1931 avviene il suo incontro con il Cinema. Il grande produttore statunitense Samuel Goldwyn, nel 1931 la mette sotto contratto per vestire le grandi star di Hollywood. Due immense Dive come Greta Garbo e Marlene Dietrich, già l’adorano. Coco deve vestire Gloria Swanson per la commedia romantica Tonight Or Never di Mervyn LeRoy (nella pellicola compare anche un flacone del celeberrimo profumo N°5). L’attrice però (incautamente) si lamenta, rifiutandosi di indossare solo i suoi abiti. Dal canto suo, Coco non ha alcuna intenzione di scendere a compromessi, così se ne torna in Francia.
Il ritorno in Francia e l’arrivo della Nouvelle Vague
Sempre più consapevole che la moda si sposa perfettamente con il cinema e che i film sono il miglior veicolo per diffondere il suo stile nella società, Gabrielle inizia a collaborare con i registi francesi. Dopo aver “scoperto” Robert Bresson (lo scelse per fotografare, nel 1932, una sua collezione di gioielli, intuendo con anticipo il suo talento come regista), disegna i costumi per Marcel Carné (per Il Porto Delle Nebbie, 1938, dove Michelle Morgan indossa un impermeabile e il basco) a Jean Renoir (per La Marsigliese e L’Angelo Del Male, entrambi del 1938, e per La Regola del Gioco, 1939). Mani in tasca (come facevano gli uomini) e abiti innovativi: ne esce una donna nuova e libera. Dopo l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale, alla fine degli anni ’50, la moda di Chanel abbraccia in pieno un nuovo movimento cinematografico, la Nouvelle Vague. Tra le altre (tra cui Anna Karina), entra nella leggenda vestendo Jeanne Moreau (per Gli Amanti e Ascensore per il Patibolo, entrambi diretti da Louis Malle nel 1958, e per Le Relazioni Pericolose di Roger Vadim, 1960), Delphine Seyrig (L’Anno Scorso a Marienbad di Alain Resnais, 1961, e Baci Rubati di Francois Truffaut). Di lei sono innamorate anche Jane Fonda, Elizabeth Taylor e Romy Schneider, che sfoggia l’intero universo Chanel in Boccaccio ’70 (1962, nell’episodio diretto da Luchino Visconti, III atto: il Lavoro).
Chanel nel Cinema
Dopo la sua morte, Chanel – che ha sempre colto una modernità senza tempo – ha continuato a ispirare il cinema attraverso il suo stile e la sua storia. La sua vita – non solo la sua arte creativa, ma anche e soprattutto le sue passioni e i suoi tormentati amori – è stata rappresentata in diversi film: da Chanel Solitaire (1981, di George Kaczender, interpretata da Marie-France Pisier), al film tv Coco Chanel (2008 di Christian Duguay, con Coco – anziana – intepretata da Shirley MacLaine e – giovane – da Barbora Bobulova), da Coco Chanel & Igor Stravinsky (2009, di Jan Kounen, con protagonisti, come da titolo, Anna Mouglalis e Mads Mikkelsen), al più famoso Coco Avant Chanel (2009, di Anne Fontain, con la Mademoiselle rappresentata da Audrey Tautou). Nuovi esempi di un legame – quello tra Coco e il Cinema – sempre moderno, immortale e senza fine.