Martedì 27 aprile sulle piattaforme di ZaLabb e MioCinema, sarà disponibile alla visione online Un Giorno La Notte, il film documentario diretto da Michele Aiello e Michele Cattani con l’autonarrazione visiva di Sainey Fatty, un ragazzo gambiano di 23 affetto da retinite pigmentosa, una patologia degli occhi che causa progressivamente la perdita della vista.
Il film
Sainey è un ventenne gambiano che conosce la dura realtà del suo destino: a causa di un male irreversibile rischia di diventare totalmente cieco. Sainey conosce da sempre il problema e l’ha sempre associato al buio e, in particolare alla notte, il momento della giornata in cui non ha mai potuto vedere. Da un po’ di tempo ha preso in mano una videocamera e ha cominciato a raccontare la sua storia. Ricorda perfettamente quando, a tre anni, sua mamma ha scoperto con sgomento che lui aveva la stessa malattia del fratello, di un anno più grande. Solo dopo aver attraversato il Sahara e il Mediterraneo con l’obiettivo di trovare una cura, ha scoperto che la malattia si chiama “Retinite Pigmentosa” e che purtroppo è degenerativa e incurabile. Da quella visita medica è iniziato il periodo più buio della sua vita.
Oggi Sainey vive a Bologna e ha cominciato un percorso per accettare la malattia. Il suo obiettivo ora è imparare più cose possibili per prepararsi al futuro. Entrare nella comunità dei ciechi non è semplice e i momenti di sconforto sono dietro l’angolo. Per fortuna, Sainey incontra generosi compagni di viaggio, disponibili a sostenerlo e stimolarlo in questa sfida. Sono amici ipovedenti e non vedenti che hanno maturato una grande consapevolezza della loro condizione e che sono disposti ad aiutarlo con delicatezza. Sainey li frequenta quando gioca con la sua squadra di baseball per ciechi e durante le lezioni per diventare centralinista all’Istituto dei ciechi F. Cavazza. In particolare, Sainey stringe amicizia con un sessantenne cieco, Pasquale, capitano della squadra di baseball. Pasquale si prende di cura di lui come un padre. Gli mostra come muoversi nello spazio ascoltando i suoni intorno a lui, gli parla d’amore e delle paure più grandi, e vive assieme a lui gioie e dolori sul campo sportivo. Pian piano ci si affeziona a questo giovane ragazzo, la cui lotta per l’adattamento a una nuova vita è fatta di piccoli passi e silenziose vittorie.
I registi raccontano…
“Ci sono due punti di vista nel film: uno soggettivo, che è girato dal protagonista e co-autore di questa storia, Sainey; e uno osservativo, girato da noi registi. Il rapporto tra autobiografia e biografia è uno dei temi principali del film e ha un ruolo centrale per la storia. L’auto-narrazione di Sainey è il risultato di un lavoro di ricerca sul campo che va avanti da alcuni anni e che fa uso del Video Partecipativo, una tecnica che offre a tutte le persone, anche principianti, l’opportunità di esprimere il proprio punto di vista attraverso la produzione audiovisiva. L’origine del film, infatti, è avvenuta all’interno di un laboratorio di Video Partecipativo, a cui Sainey ha partecipato nel 2018. Al termine di quel laboratorio abbiamo proposto a Sainey di realizzare un film sulla sua vita. Da lì, lo sguardo d’auto-narrazione è proseguito con lo sviluppo del film, divenendo il nucleo principale attorno cui far ruotare la storia.
Noi, di contro, abbiamo scelto di raccontare Sainey standogli molto vicino, per poterci connettere meglio al suo mondo interiore, senza distaccarci troppo con un punto di vista più freddo. A partire da questo binomio auto-rappresentazione / rappresentazione, il tema del doppio si è sviluppato su diversi livelli: interno / esterno; disabilità / normalità; impossibilità / possibilità; sogno / realtà. Data questa forte dimensione del doppio, si è parso quasi naturale concentrare il nostro sguardo su uno dei legami più cari che Sainey aveva. Così, quando abbiamo capito che Pasquale rappresentava una sorta di guida per lui, abbiamo anche pensato che raccontare il loro rapporto sarebbe stato prezioso“.
“A livello fotografico, infine, abbiamo scelto il formato del 4:3. Il formato si richiama alle condizioni visive di Sainey e ha avuto un impatto in primo luogo su noi stessi, poiché abbiamo rinunciato a una porzione di inquadratura. In seconda battuta, vuole essere una limitazione per il pubblico, obbligato a sperimentare una visione più limitata rispetto a quella a cui si è abituato negli ultimi anni coi formati larghi. Speriamo che, nonostante la drammaticità insita nella storia, il film riesca a trasmettere e incoraggiare una diversa percezione visiva per avvicinarsi meglio ai testimoni del film“.