Dalla pluripremiata regista tunisina Kaouther Ben Hania, giovedì 7 ottobre esce nelle sale L’Uomo Che Vendette La Sua Pelle, il primo titolo tunisino ad aver ottenuto una candidatura agli Oscar come miglior film internazionale. La pellicola, presentata alla 77° Mostra del Cinema di Venezia, dove ha ottenuto il premio Orizzonti per la Miglior Interpretazione Maschile e il premio per l’inclusione Edipo Re, è ispirata alla celebre opera d’arte vivente Tim 2006-2008, dell’artista belga Wim Delvoye, che ha anche un cameo nel film. Nel cast l’esordiente Yahya Mahayni nei panni del protagonista, una inedita Monica Bellucci, Dea Liane e Koen De Bouw.
Il protagonista del film, Sam Ali (Yahya Mahayni), è un giovane siriano sensibile e impulsivo che fugge dalla guerra lasciando il suo paese per il Libano. Per poter arrivare in Europa e vivere con l’amore della sua vita, accetta di farsi tatuare la schiena da uno degli artisti contemporanei più intriganti e sulfurei del mondo. Trasformando il proprio corpo in una prestigiosa opera d’arte, Sam finisce per rendersi conto che la sua decisione potrebbe non significare la libertà.
Kaouther Ben Hania racconta…
“Parlare dei rifugiati in Europa o dell’arte contemporanea in un’allegoria visiva piena di colori era insolito per il mio profilo di regista tunisina. Essere una sceneggiatrice, una regista significa anche avere la capacità di pensare fuori dagli schemi della propria identità. Durante il processo di scrittura e regia di questo film, io stessa mi sono dovuta calare nei panni di una rifugiata siriana, un’artista contemporanea, una gallerista di fama internazionale, una giovane ragazza intrappolata nel matrimonio. Solo questa alterità, questa voglia di esplorare mi ha permesso di raggiungere qualcosa di inaspettato“.
“L’Uomo che Vendette La Sua Pelle è un progetto nato dall’incontro di due mondi, quello dell’arte contemporanea e quello dei rifugiati politici. Da un lato abbiamo un mondo fatto di elite in cui libertà è la parola chiave, dall’altro un mondo fatto di sopravvivenza influenzato dagli eventi attuali in cui l’assenza di scelta è la preoccupazione quotidiana. Viviamo in un mondo in cui le persone non sono uguali. Nonostante tutti i discorsi sull’uguaglianza e i diritti umani, i contesti storici e geopolitici sempre più complessi fanno sì che ci siano inevitabilmente due tipi di persone: i privilegiati e i dannati“.