Vincitore del Leone d’Oro come Miglior Film alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, giovedì 4 novembre uscirà nelle sale italiane La Scelta di Anne – L’Événement, il film diretto da Audrey Diwan – tratto dal romanzo autobiografico di Annie Ernaux (2000) ed interpretato da Anamaria Vartolomei – che, oltre al Leone D’oro, si è aggiudicato altri premi collaterali, tra cui il FIPRESCI AWARD (assegnato dalla stampa estera) e il Premio Arca CinemaGiovani 2021.
Il film
La storia di Anne (Anamaria Vartolomei), una giovane donna che decide di abortire per completare i suoi studi e sfuggire al destino sociale della sua famiglia proletaria. La storia della Francia nel 1963, di una società che condanna il desiderio delle donne, e il sesso in generale. Una storia semplice e dura, che ripercorre il cammino di chi decide di agire contro la legge. Anne ha poco tempo davanti a sé, gli esami si avvicinano e il suo ventre si arrotonda.
Annie Ernaux racconta…
“Uscendo dalla sala di proiezione di l’Événement, ero molto commossa, non ho avuto altro da dire a Audrey Diwan che queste parole: «Hai fatto un film giusto». Giusto, cioè quanto più possibile vicino a quello che voleva dire per una ragazza scoprirsi incinta negli anni Sessanta, quando la legge vietava e puniva l’aborto. Il film non dimostra, non giudica, né tantomeno drammatizza. Segue Anne nella sua vita e nel suo mondo da studentessa, tra il momento in cui aspetta invano l’arrivo delle mestruazioni, e quello in cui la gravidanza è alle sue spalle, in cui «l’evento» ha avuto luogo. Semplicemente – si fa per dire – è attraverso lo sguardo di Anne, i suoi gesti, il suo modo di comportarsi con gli altri, di camminare, i suoi silenzi, che avvertiamo il cambiamento improvviso prodotto nella sua vita, nel suo corpo che si appesantisce, affamato e scosso dalla nausea. Che entriamo nell’orrore indicibile del tempo che scorre e viene scandito in settimane sullo schermo, lo sgomento e lo sconforto per soluzioni che vengono meno, ma, anche – è molto chiara – la determinazione di andare fino in fondo. E, quando tutto si è concluso, sul volto sereno e luminoso di Anne, in mezzo agli altri studenti, si legge la certezza di un futuro di nuovo aperto”.
“Ma, ai miei occhi, il film non avrebbe potuto essere del tutto giusto se avesse occultato le pratiche alle quali le donne hanno fatto ricorso prima della legge Veil. Audrey Diwan ha il coraggio di mostrarle nella loro realtà brutale, il ferro da calza, la sonda introdotta nell’utero da una «fabbricante di angeli». Perché è solo così, nella sensazione di disturbo suscitata da queste immagini, che possiamo prendere coscienza di quanto è stato inflitto al corpo di quelle donne e di quello che significherebbe tornare indietro. Vent’anni fa, alla fine del mio libro, scrivevo che quanto mi era successo durante quei tre mesi del 1964 mi sembrava «come un’esperienza totale», del tempo, della morale e del proibito, della legge, «un’esperienza vissuta da un capo all’altro attraverso il corpo». È questo, insomma, che Audrey Diwan ci consente di vedere e di sentire nel suo film”.
Audrey Diwan racconta…
“L’Évenément parla di un momento della nostra storia che è stato poco rappresentato. Ma io credo che un film cinematografico non possa limitarsi al suo soggetto, altrimenti gli si dovrebbe preferire un documentario. Con questo film avevo voglia di esplorare delle sensazioni, di trattare quella suspense intima che attraversa tutto il racconto. I giorni che passano, l’orizzonte che si restringe e il corpo come una prigione. E poi non si tratta solo dell’aborto. Anne, il mio personaggio principale, è una disertrice sociale. Viene da una famiglia proletaria, è la prima della sua famiglia ad iscriversi all’università. L’ambiente universitario è più borghese, i codici e la morale più severi. Anne passa da un mondo all’altro celando un segreto che potrebbe mettere fine a tutte le sue speranze. Avere vent’anni vuol dire di per sé cercare il proprio posto nel mondo. Come farlo quando il proprio futuro è messo a rischio in ogni istante?”.
“Il mio film non parla di amore, ma di desiderio. L’altro grande soggetto del film, per me molto importante, è il piacere. Anne rivendica il diritto al piacere. Non mi piace l’idea secondo cui il piacere di una donna sia accettabile solo in base ai sentimenti. Da questo punto di vista, nella storia di Anne c’è una pulsione gioiosa e contemporanea. A casa sua, tanta rabbia quanta invidia. La libertà al cinema per me è far esplodere la cornice, esercizio ancora più stimolante perché la mia era molto stretta. La storia di Anne crea come una richiesta d’aria. Per questo era molto importante che le ultime parole del film fossero: “prendete le vostre penne”, e che sullo sfondo si sentisse ancora il rumore della penna sulla carta. Che fosse lei stessa a scrivere il seguito della sua storia, senza permettere a nessuno di imporgliela”.