Mercoledì 3 novembre 2021 Monica Vitti compie 90 anni e rimane nella memoria collettiva insieme al suo indimenticabile profilo di donna e di attrice. Icona della modernità, Monica Vitti ha interpretato con i suoi personaggi femminili quasi 40 anni di trasformazioni del ruolo della donna nella società italiana, entrando nell’immaginario collettivo. Torino la ricorda con Noi Vitti Siamo Fatte Così, progetto promosso e organizzato da Distretto Cinema.
Monica Vitti è stata così tante cose (e così tante donne) che ognuno in lei può scorgere una cosa diversa. Oltre trentacinque anni di cinema, teatro e tv, più di cinquanta film (uno solo da regista, Scandalo segreto, del 1990, che è anche l’ultimo in cui compare come attrice): la sua carriera è un prisma inesauribile, talmente sfaccettato che non può essere guardato mai in un colpo solo, ma solo osservato un po’ per volta, da un’angolazione precisa ma per forza di cose parziale. Col risultato che, spesso, ognuno ha la sua Vitti in testa, e fatica a riconoscere le altre, o perlomeno a prenderle sul serio. “Nostalgica o spensierata, algida o verace, comica o tormentata. Gli aggettivi per definirla in effetti sono tutti validi: perché Monica Vitti è stata tutte queste cose. Non si è mai cristallizzata in un ruolo, ma ha speso il suo talento per andare sempre oltre, per trasformarsi in qualcos’altro o in qualcun’altra, senza mai accomodarsi sul trono né cercare riparo” (Eleonora Marangoni). E’ un repertorio vastissimo quello di Monica Vitti, le sue interpretazioni sono entrate nella storia del cinema, lavorando con i più grandi registi italiani: nella sua lunga carriera ha vinto 5 David di Donatello come migliore attrice protagonista, 3 Nastri d’Argento, un Ciak d’oro alla carriera, 12 Globi d’oro, il Leone d’oro alla carriera a Venezia e un Orso d’Argento alla Berlinale.
Unica in una folla di mattatori maschi, copre ogni tipologia femminile. Donna borghese, nevrotica, dolente per Antonioni, popolana vitale con Alberto Sordi. Nella seconda metà degli anni ’60, archiviato il cinema di Antonioni e lo stesso regista da cui si era separata, Monica Vitti passò al genere della commedia che aveva ben frequentato a teatro. Con Mario Monicelli (La ragazza con la pistola, 1968) potè esprimere a pieno la sua vocazione comica. Accanto ad Alberto Sordi (in Amore mio aiutami) cominciò un sodalizio che li porterà al grande successo di Polvere di stelle del 1973. In mezzo ci sono le collaborazioni con i nostri più grandi registi: Ettore Scola (Dramma della gelosia accanto a Giannini e Mastroianni), Dino Risi (Noi donne siamo fatte così), Luciano Salce (L’anatra all’arancia), Nanni Loy, Luigi Comencini (due degli episodi di Basta che non si sappia in giro).
Noi Vitti Siamo Fatte Così
Distretto Cinema renderà omaggio alla figura di donna e di attrice di Monica Vitti con retrospettive cinematografiche (in sala, al Cinema Massimo, al Cinema Ambrosio e al Cinema Splendor di Chieri e in modalità streaming online nella piattaforma di MyMovies /MioCinema dedicata al cinema d’autore), un’appendice fotografica alla Mole Antonelliana, incontri e letture che rielaborano l’iconografia dell’attrice, i suoi ruoli e personaggi, testimonianza dell’emancipazione femminile nell’Italia del boom economico fino agli anni ’80 e delle contraddizioni e dei conflitti ancora in parte irrisolti. «Monica Vitti non è soltanto la grande attrice che tutti conosciamo, emblema dei profondi silenzi del cinema di Antonioni o mattatrice comica in un mondo, quello della Commedia all’italiana, fatto pressoché di soli uomini, ma è anche, e forse soprattutto, il simbolo della diva antidiva, della donna moderna, indipendente, femminista che ha fatto del femminismo e dell’indipendenza il suo stile di vita – dice Fulvio Paganin, presidente di Distretto Cinema – Il novantesimo compleanno è solo uno tra i tanti motivi per cui vale la pena celebrarla, per ricordare un’attrice e una donna che resiste comunque e nonostante tutto, la cui immagine rimane inalterata attraverso i decenni, complici quel suo stile e quella sua bellezza rara, così fuori dagli schemi per la sua epoca, da essere così sfacciatamente moderni oggi».