Per festeggiare il decennale della sua nascita, il Centro Italiano della Fotografia d’Autore (CIFA) di Bibbiena (Arezzo), ente nato per volontà della FIAF (la storica Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) propone, fino al 6 settembre, La Ricotta di Pier Paolo Pasolini di Paul Ronald, uno dei più apprezzati fotografi di scena del cinema italiano che ha lavorato con quasi tutti i maggiori registi.
La mostra è un omaggio, oltre che al famoso fotografo di scena deceduto nel 2015, a Pier Paolo Pasolini a 40 anni dalla sua tragica scomparsa. Curata da Antonio Maraldi, direttore del Centro Cinema Città di Cesena, propone in prima mondiale 45 fotografie tratte dai negativi scattati durante le riprese de La Ricotta, episodio con regia di Pasolini del film Ro.Go.Pa.G., un film del 1963 diviso in quattro episodi, il cui titolo è una sigla che identifica i registi dei quattro segmenti: Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti.
Con la partecipazione di Orson Welles, l’episodio de La Ricotta riprende la campagna romana: una troupe è impegnata nelle riprese di una passione di Cristo. Stracci (Mario Cipriani), la comparsa che interpreta il ladrone buono, regala ai propri familiari il cestino del pranzo appena ricevuto dalla produzione, essendo affamato, si traveste da donna per rimediare un secondo cestino, che viene mangiato dal cagnolino della prima attrice del cast. Sul set giunge intanto un giornalista (Vittorio La Paglia) che intervista il regista (Orson Welles); terminata l’intervista, il giornalista trova Stracci che accarezza il cane e glielo compra per mille lire.
Con i soldi, Stracci corre a comprarsi una ricotta per sfamarsi, ma viene chiamato sul set e legato alla croce per la ripresa dei lavori; alla successiva interruzione, corre a mangiare la ricotta e, sorpreso dagli altri attori, viene invitato ad abbuffarsi con i resti del banchetto preparato per l’ultima cena. Al momento di girare la scena della crocifissione, muore di indigestione sulla croce. Il regista, senza ombra di commozione, commenta: “Povero Stracci. Crepare… non aveva altro modo di ricordarci che anche lui era vivo…”.
Per questo episodio, Pier Paolo Pasolini venne condannato per vilipendio della religione; la decisione fu mitigata da un’amnisti: la pellicola tornò sugli schermi con modifiche del sonoro e alcuni tagli. Oltre alla modifica della didascalia iniziale e della considerazione finale di Orson Welles, che in origine suonava «crepare è stato il suo solo modo di fare la rivoluzione», furono sostituite frasi come «via i crocifissi!», che viene urlata in sequenza da personaggi del set e della strada e financo da un cane; piccoli tagli determinarono anche l’accorciamento di alcune sequenze ritenute imbarazzanti, come quella dell’orgasmo di Stracci legato alla croce e quella del momento di goliardica ilarità che interrompe la costruzione della deposizione.
La mostra è situata presso l’ex Lanificio Berti, Pratovecchio (Arezzo), Via Fiorentina 15. L’esposizione rimarrà aperta fino al 6 Settembre. L’ingresso è gratuito.