Dopo essere stato presentato al Torino Film Festival, solo dal 13 al 15 dicembre arriva al cinema Altri Padri, l’esordio nella finzione del regista Mario Sesti che ha alle sue spalle una lunga attività di giornalista e critico cinematografico e di documentarista. La pellicola è interpretata da Paolo Briguglia, Chiara Francini, Maria Grazia Cucinotta, Lucrezia Guidone, Pino Calabrese, Antonio Catania e con Ricky Tognazzi.
Il film
Giulio (Paolo Briguglia), che vive in macchina dopo la separazione, viene fermato dalla polizia che trova una quantità ingente di cocaina nella sua auto. Ciò accade dopo che Giulio si è separato da Annalisa (Chiara Francini) avendone scoperto l’adulterio. Dopo aver lasciato la casa di proprietà, l’ex moglie gli ha reso sempre più difficile vedere i bambini e quando Giulio nega alla donna il permesso di recarsi negli USA, per lavoro, insieme al nuovo compagno e i figli, Annalisa lo accusa di essere violento e per questo chiede una ordinanza restrittiva nei suoi confronti. Una drammatica udienza confermerà il provvedimento. Giulio viene fermato e arrestato subito dopo. In carcere, tuttavia, qualcosa in lui genera la reazione necessaria a ritrovare relazioni sociali con detenuti e istituzioni carcerarie e a intravedere un nuovo orizzonte. Un anno e mezzo dopo la sua entrata a Rebibbia, la poliziotta che lo ha arrestato chiede di vederlo. È l’inizio di un’evoluzione della sua storia personale che porterà ad un insospettabile colpo di scena.
Un rilevante tema sociale
Altri Padri racconta di una vicenda che tocca un tema di rilevanza sociale: più di un terzo degli ospiti italiani dei rifugi della Caritas è costituito da padri la cui separazione provoca la condizione di indigenza e di privazione di una dimora e più di 150mila, solo in Italia, sono i padri che si trovano in condizioni analoghe a quelle del personaggio principale del film. Si tratta di un fenomeno intorno al quale esiste una diffusa percezione e sensibilità ed è anche questo aspetto che ha spinto Rai Cinema e il MIC a partecipare con la Morol Srl di Gianluca Cerasola, produttore e sceneggiatore del film.
Mario Sesti racconta…
“Quando Gianluca Cerasola mi ha proposto la regia di Altri Padri, ciò che mi è sembrato di grande interesse, è stato lo studio di ciò che accade quando un amore di lunga data finisce: il trauma è così profondo, soprattutto quando al centro c’è una famiglia con dei figli, da spingere entrambi a cercare di salvarsi dal dolore e dalle conseguenze materiali. In realtà, conoscendo meglio il film – i film, come dicevano i grandi registi italiani del dopoguerra, ad un certo punto prendono vita propria e ti portano loro là dove devono arrivare – ho scoperto che c’erano altre sfumature, altrettanto interessanti. Per esempio, il ruolo della donna. Annalisa, la protagonista, interpretata da Chiara Francini, sembra un personaggio privo di scrupoli: in realtà ho scritto per lei quella che, secondo me, è la battuta decisiva del film. “L’ amore non basta””.
“Il mondo degli uomini ha costruito la subordinazione della donna assegnandole il monopolio dei sentimenti e degli affetti: come se le ambizioni professionali, i progetti personali, i sogni di realizzazione più creativi appartenessero solo agli uomini. Annalisa crede di avere un talento, una sensibilità particolare per l’estetica di arredi e costumi ma né il marito (che gli propone delle possibilità di lavoro simili al proprio), né il padre (che spingendola verso la laurea in legge fa più o meno lo stesso), sembrano essere in grado di accorgersene. Annalisa cerca il suo posto nel mondo e capisce che solo separandosi potrà avere qualche chance di trovarlo. Può apparire spietata, ma io, e anche il mio film, abbiamo imparato ad apprezzarne sia la fermezza che la lucidità: lo sguardo su di lei ne condivide i trasalimenti, più che giudicarla. Per certi versi è come se il film rileggesse, oggi, il mondo di Kramer contro Kramer“.
“Per concludere, quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che il conflitto tra Annalisa e Giulio, il loro dolore, era il centro di gravitazione del film, ma presto mi sono reso conto di quanto fosse importante il momento della prigione (con il produttore abbiamo molto lottato per girare davvero a Rebibbia) e quanto il finale thriller e poliziesco potesse consentire allo spettatore di rileggere l’idea di relazione, di famiglia, di paternità in modo più complesso e molteplice. Altri Padri, da questo punto di vista è un melodramma noir che vuole partire dal realismo di una condizione sociale per arrivare al cinema e al suo potere di farci comprendere le cose con un senso in più rispetto al mondo“.