Lunedì 27 agosto, alle 21, al Teatro Comunale di Todi ci sarà il debutto nazionale di Generazione XX, lo spettacolo di Anton Giulio Calenda che vede la regia di Alessandro Di Murro e l’interpretazione di: Jacopo Cinque, Alessio Esposito, Giulia Fiume, Federico Le Pera, Laura Pannia, Stefano Bramini, Lida Ricci e Bruna Sdao. Prodotta da Gruppo della Creta | Todi Festival, l’opera proposta è una ricerca sulla comprensione delle dinamiche post-moderne di produzione di immagini e stereotipi comportamentali che plasmano l’esistenza delle nuove generazioni. È il risultato della riflessione fatta da una giovane compagnia teatrale che intende indagare e comprendere la propria identità storica e il proprio essere nel mondo contemporaneo.
Generazione XX è la storia d’amore di Linda e Giacomo, “due giovani fidanzati gravati dal peso della vita”. Le crudeltà che a questi due personaggi verranno inflitte e che loro stessi si troveranno obbligati a infliggersi reciprocamente non costituiscono altro che una lente di ingrandimento volta ad analizzare il paesaggio distopico ove la trama si svolge: la “Nazione”. “Con la N maiuscola”: ci terrà a precisare Nero con cinico e beffardo scrupolo (perché commettere errori in questo carosello surreale e ipertecnologizzato non è consentito, benché la sorte di ognuno sia già scritta in maniera grottescamente prevedibile al pari dei canovacci televisivi su cui da anni si assiste incessantemente al sorgere di personaggi privi di qualsiasi sfumatura di talento).
La Nazione, territorio immaginario dove l’azione si svolge, è un evidente non-luogo, eppure un altrettanto chiaro rimando alla storia politica e sociale dell’Italia degli anni settanta, quando la classe politica, in nome della salvaguardia della Democrazia, si trovò a risolvere urgenti dilemmi morali attraverso decisioni di cui ancora oggi sentiamo l’effetto ma che già allora rischiavano di risultare un mezzo così pesante da giustificare a stento il fine.
Per entrare nel vivo di questo testo, abbiamo intervistato l’autore, Anton Giulio Calenda.
Anton Giulio, con Generazione XX quale riflessione vuoi stimolare nel pubblico? A chi ti rivolgi? Qual è il messaggio del tuo spettacolo?
Volendo ridurre al nucleo essenziale le svariate sfaccettature che caratterizzano questo testo, si può dire che Generazione XX non è altro che un’indagine su uno dei temi più dibattuti nel corso della storia dell’uomo: la ragion di stato, la sua estensione, i suoi limiti. Per arrivare ad analizzare questa grande e contraddittoria questione mi sono servito di fatti e personaggi che richiamano da una parte la storia delle istituzioni italiane durante gli anni di piombo e, dall altra, i giovani di oggi, alle prese con un disagio endemico: precariato e una tecnologia tanto inarrestabile quanto indifferente. Il mio è un tentativo di parlare a tutti coloro che, giovani o non più giovani, riflettendo sull’inattesa piega che molte dinamiche hanno preso da alcuni anni a questa parte, arrivano a porsi la ben nota domanda: “come siamo arrivati fino a questo punto? Quando è cominciato tutto questo?”. Dire che il mio testo risponda esaurientemente a tali interrogativi sarebbe un atto di presunzione, piuttosto la compagnia, il regista e il sottoscritto cercheremo di offrire un nostro, forse originale o forse già avvertito, punto di vista che possa offrire al pubblico ulteriori strumenti per una plausibile interpretazione del tempo presente.
Giacomo Aricò