È da ieri al cinema Nessuno Si Salva Da Solo, il film che Sergio Castellitto ha realizzato partendo dal romanzo (e dalla sceneggiatura) della moglie, Margaret Mazzantini. Una storia incentrata su una coppia, Delia e Gaetano. Si sono conosciuti, si sono innamorati, si sono amati. Tanto. E con passione.
Hanno avuto due figli, il primo nato in una fase d’amore totale, il secondo nel bel mezzo di una crisi. Una crisi che li farà allontanare e poi ritrovare, dieci anni più tardi. E sono proprio quei due figli, a farli ritrovare: Delia e Gaetano devono infatti organizzare loro le vacanze. Uno di fronte all’altra, ad un ristorante, sono ancora giovani. Ancora tormentati e arrabbiati, segnati da quel livido che si portano sul cuore e che assume per ciascuno dei due il nome dell’altro. Lontani ma vicini, vicini ma lontani. Taglienti ma incapaci di odiarsi. Perché un filo sottile ma solido sembra tenerli ancora uniti. Perché nessuno si salva da solo.
Quella della coppia Castellitto-Mazzantini (relazione nella vita e nel lavoro), è una pellicola che ce ne può suggerire un’altra, diretta nel 1999 da Rob Reiner. Il titolo è Storia Di Noi Due (The Story Of Us) e i protagonisti sono Bruce Willis e Michelle Pfeiffer. I loro personaggi sono Ben e Kate. Li vediamo a inquadrature alterne seduti su un divano che testimoniano la loro storia d’amore.
Decidono di parlare allo spettatore e raccontano la loro storia. Sono sposati da 15 anni. Lui è uno scrittore che vive alla giornata, un padre divertente che fa della disorganizzazione il suo stile di vita. Lei è un editore, attenta e precisa nel lavoro come in famiglia. Anche in questo caso la coppia ha due figli, Josh ed Erin. Sono loro l’unico elemento che li tiene insieme. E anche in questo caso l’occasione delle vacanze estive diventa un’occasione per confrontarsi. Così quando i ragazzi partono per il campeggio estivo, si crea per Ben e Kate l’opportunità di stare da soli per un paio di settimane. Sarà il test per ripercorrere la loro storia fatta di momenti belli e brutti, di gioia e dolore.
I montaggi di Reiner sono la cosa più bella del film. Si vede la vita scorrere in modo autentico e realistico. Nulla è esagerato, tutto è veritiero. Di giorno, di notte, con il sole che sorride fuori o con la pioggia che batte contro le finestre. Li vediamo amarsi, arrabbiarsi, discutere, abbracciarsi, fare l’amore, allontanarsi, cercarsi, rifiutarsi, dirsi “Ti Amo” o voltarsi le spalle prima di chiudere la luce sul comodino. I ricordi prendono vita. Dal loro primo incontro in ufficio (“in quel momento incontrandoti mi sono sentito capito” ricorda Ben), ad un ballo a Venezia, dal primo bacio al matrimonio. Dalle notti in bianco ad accudire i figli alle feste di compleanno. Fino ad arrivare a litigate furenti e accuse di tradimento.
Un allontanamento progressivo e inevitabile che anche i figli, crescendo, cominciano a percepire. Arrivano i silenzi, le incomprensioni, la mancanza di sintonia. Le visioni opposte della vita, con l’orgoglio che si inspessisce ogni secondo che passa. Psicanalitica è anche la bellissima sequenza in cui li vediamo in un enorme letto matrimoniale che accoglie anche tutti i suoceri. I genitori di lui e i genitori di lei. Perché un rapporto non è mai veramente “a due”, ma “a sei”. E quell’allineamento nel lettone si spezza creando un tre contro tre. Intanto gli spettatori della loro storia aumentano. Ma sia le amiche di lei che gli amici di lui non sembrano essere d’aiuto a nessuno dei due.
Le due settimane intanto procedono e i due protagonisti vivono separati. I tentativi di riconciliazione falliscono, ancora troppo inzuppati di un rancore quiescente e pronto ad esplodere. Ancora lacrime e pianti: il risultato è che lei vuole il divorzio. Lui vorrebbe avere un’altra chance, non vuole sprecare tutto. La razionalità prova a tenere a bada il cuore. Cercano di convincersi che i fastidi reciproci che provano ancora e che prendono il sopravvento su tutto sono la prova evidente che la soluzione del divorzio sia irrevocabile. Una decisione che va comunicata ai figli non appena questi torneranno dal campeggio.
Ed è proprio nel finale che tutto si riapre. Anche in questo caso, come nel film di Castellitto, c’è di mezzo un ristorante che però qui non si vede. Un ristorante in cui i due dovranno avvisare i figli che le loro strade si divideranno perché non si amano più come prima. Seppur eccessivamente sdolcinata e mielosa, la dichiarazione d’amore finale di Kate fa commuovere e arriva al punto: “siamo ancora noi, con la nostra storia, e una storia non si fa in una notte”.
Scatta il bacio e un abbraccio che li fa tornare a sorridere, euforici. Sembrano essersi finalmente ritrovati. Lui in lei e lei in lui. L’inquadratura finale ce li mostra quindi insieme, seduti sul divano. Si promettono amore eterno, è quello che desiderano.
Per tutto il film Ben fa un gioco, prima con i figli e poi con Kate. Quando arriva la notte chiede all’altro qual è stato il momento basso e il momento alto della loro giornata. Qualsiasi cosa accada, anche quando i bassi sembrano soffocarci, è quando il momento alto è sempre rappresentato dalla persona che si ama che l’amore vincerà sempre.
Giacomo Aricò