Per tutti gli amanti del cinema di genere c’è un nuovo volume che non potere perdere: in tutte le librerie, edito da Mimesis, potrete infatti trovare Jacopetti Files, il lavoro di ricerca scritto a quattro mani da Fabrizio Fogliato e Fabio Francione. Il testo, tra interviste, testimonianze e sondaggi critici, viaggia in ordine cronologico attraverso quattro file riguardanti l’opera di Gualtiero Jacopetti andando ad indagare il Mondo Movie, un sottogenere del documentario nato negli anni ’50 proprio grazie ai film del regista. Il suo cinema non può lasciare indifferenti: titoli come Mondo Cane, Africa Addio, Addio Zio Tom hanno delineato i contorni del shockumentary, un tipo di cinema che vuole colpire lo spettatore attraverso immagini e temi scioccanti e controversi. Per esplorare meglio Jacopetti Files abbiamo deciso di intervistare l’autore, il critico cinematografico, e nostro amico, Fabrizio Fogliato.
Fabrizio, quando e perché ti è venuto in mente di approfondire l’opera cinematografica di Gualtiero Jacopetti?
Diciamo che c’è stato un periodo fecondo in cui sono usciti una serie di saggi in cui la mia ricerca si é intrecciata con quella condotta nel suo Lodi Città Film Festival da Fabio Francione. Ci siamo detti i tempi sono maturi per indagare il “genere, che più di ogni altro ha contaminato non tanto il cinema ma i media in generale. Ecco perché Jacopetti é solo il punto di partenza, la sorgente dai cui rii scaturiscono opere molto diverse tra di loro ma accomunata dall’ avere come autori i fuoriusciti dalla diaspora post Mondo Cane.
Il volume si avvale di interviste, sondaggi critici, testimonianze. C’è anche molto materiale inedito, anche fotografico. Come hai impostato il lavoro di ricerca insieme a Fabio Francione?
In modo sinergico. Non abbiamo detto “tu fai questo io faccio quello”, ma abbiamo lavorato insieme. Lo si evince dalla compattezza e uniformità del testo del testo. Abbiamo deciso dove è cosa indagare e ci siamo messi in cammino in quella direzione.Abbiamo voluto far parlare le fonti e i protagonisti perché chi meglio di loro può essere testimone di una stagione unica e irripetibile?
Vengono analizzati i suoi film – Mondo Cane, Africa Addio, Addio Zio Tom e tanti altri – e, nei confronti di ciascuno di essi, è possibile aprire un dibattito. Perché il cinema di Jacopetti non ci lascia mai indifferenti?
Perché é provocatoriamente e intelligentemente politicamente scorretto. Dice quello che molti pensano ma che mai e poi mai ammetterebbero di pensare. È un cinema consapevole della sua sgradevolezza e di questo si fa forza. D’altra parte botteghino e storia gli hanno dato ragione, no?
In particolare il genere cinematografico italiano, come da sottotitolo, che avete indagato è il Mondo Movie. Ce lo potresti definire?
Non si può dare una definizione. Personalmente lo ritengo – e in questo Fabio é concorde- un virus: qualcosa che si é insinuato nel modo di creare e intendere le immagini. Per capire che cos’è al ruolo di spettatore bisogna sostituire quello di giocatore: é un’esperienza interattiva da vivere in prima persona.
Shockumentary, voglia di colpire lo spettatore attraverso temi controversi al limite della morbosità. I lavori di Jacopetti hanno mezzo secolo eppure sembrano essere attuali. Concordi?
Universali direi. Hanno una forza dell’immagine e della sintassi cinematografica che é dirompente. I meriti? Da spartire tra tutti i componenti della factory che li ha realizzati. Sono lavori collettivi ed é sbagliato, profondamente sbagliato, darne la paternità ad un’unica persona. Jacopetti, un po’ come Walt Disney, più che un’artista é stato un grande organizzatore di uomini.
Pensando all’inquieto oggi che stiamo vivendo (dove il terrore viene filmato in diretta), ormai vediamo sempre più video schock, in tv, online, sempre pronti a essere visti e rivisti. Com’è cambiato l’occhio dello spettatore? Qua mi viene in mente anche La Visione Negata di Haneke…
Beh, in quello che vediamo di “negato” non c’è proprio nulla e questo fa sì che il fattore assuefazione sia determinante nel rapporto con le immagini. Tutto é spettacolo e la crudeltà – come la violenza – mera rappresentazione scenica: innocua come un qualsiasi action-movie… è questo é pericoloso. Haneke lo ha capito e lo grida da decenni ma rimane inascoltato.
Trovi analogie con “l’occhio selvaggio” di Paolo Cavara sulla quale avevi scritto un bellissimo libro?
Analogie no. L’occhio selvaggio svela il meccanismo della visione e fruizione delle immagini. É un film-saggio fondamentale per comprendere il rapporto che si instaura tra regista e spettatore e il concetto di manipolazione del testo filmico finalizzato alla deformazione dell’informazione e del contenuto. Per chi fosse interessato rimando alla seconda edizione del mio Paolo Cavara. Gli Occhi che Raccontano il Mondo, in cui approfondisco il tema attraverso una serie di saggi inediti.
Ad aprire il libro un doppio prologo, diviso tra Ieri e Oggi, quest’ultimo scritto dal cineasta Nicolas Winding Refn. Come giudichi il suo cinema?
Certamente originale seppur sopravvalutato. Refn é abilissimo a confezionare prodotti cool reinventando il preesistente e pescando a piene mani nella tradizione dei generi italiani. Il suo é un cinema furbo che spesso approfitta – nella sua valutazione – della scarsa conoscenza filmica di chi lo giudica. É tutto già visto…basta solo saper dove andare a cercare le fonti. Detto questo non gli si può negare l’efficacia di certe sequenze che rimangono impresse nella testa dello spettatore in maniera indelebile. Nell’asfittico panorama cinematografico odierno, direi che non é poco.
A tutti coloro che ancora non hanno conosciuto, e scoperto, il cinema di Jacopetti cosa ti senti di dire? Perché è importante ricordare (in questo Paese che tende a dimenticare) la sua figura?
Gualtiero Jacopetti é solo e sempre (tutt’oggi) giudicato in termini ideologici. Io e Fabio di questi aspetti ce ne disinteressiamo completamente e siamo andati oltre. Siamo andati a studiare il suo cinema e ben diciotto film germinati da quel primo Mondo cane del 1962 e abbiamo scoperto un’esperienza filmica straordinaria che – tra gli inevitabili alti e bassi – non lascia mai indifferenti. Autori che, persino più dei vari Fellini, Rossellini… Sono conosciuti in tutto il mondo e i cui film hanno incassato cifre sbalorditive ovunque sono stati proiettati. Non può essere un caso. Ci deve essere un motivo no? Al lettore il compito di rispondere…
Intervista di Giacomo Aricò