È da oggi al cinema Cell il thriller apocalittico diretto da Tod Williams tratto dall’omonimo e celebre romanzo scritto da Stephen King dieci anni fa, nel 2006. Protagonisti di questo adattamento cinematografico sono John Cusack, Samuel L. Jackson e Isabelle Fuhrman.
Il primo ottobre, l’artista Clay Riddell (John Cusack), telefona dall’aeroporto di Boston alla moglie Sharon, da cui è separato, per comunicarle alcune buone notizie: ha appena venduto i diritti delle sue strisce di fumetti per un video gioco e vuole tornare a casa da lei e dal loro giovane figlio Johnny, nel New Hampshire. Prima che lei possa dare una risposta, la chiamata è interrotta. Un misterioso segnale comincia a trasmettersi sulle reti dei cellulari, causando, a chiunque usi un telefono cellulare, una rabbia omicida.
Inseguito da questa orda di persone impazzite fin dentro la metropolitana, Clay si unisce con il conducente di uno dei treni, Tom McCourt (Samuel L. Jackson). Insieme, riescono a fuggire dalla città, attraverso i tunnel della metropolitana, raggiungendo finalmente l’appartamento di Clay, dove incontrano un altro sopravvissuto: la diciassettenne Alice (Isabelle Fuhrman). Mentre la città di Boston va a fuoco, il trio decide di dirigersi verso nord in cerca della famiglia di Clay. Ad ogni passo devono difendersi, dalle persone colpite dall’impulso, che continuano a diventare sempre più numerose con una velocità allarmante. Finalmente, il gruppo raggiunge la casa di Clay, solo per scoprire che Johnny è stato attirato in una trappola e Clay dovrà mettere a rischio tutto quello che ha per salvare suo figlio.
Ecco ora di seguito un estratto delle note di regia di Tod Williams che analizza il film e la nostra società esasperatamente interconnessa.
“Ci sono 6 billioni di utenti di cellulari in tutto il mondo, quasi l’80% della popolazione globale. Il nostro rapporto con questi dispositivi è onnicomprensivo e incredibilmente intimo – hanno cambiato il modo in cui ci rapportiamo allo spazio, al tempo e alla comunità, addirittura alle nostre stesse esistenze. Ci hanno cambiato. Gli effetti positivi di questa profonda trasformazione umana sono celebrati in pubblicità che sono estatiche, praticamente delle stravaganze quasi religiose di un incombente futuro cibernetico e di connessioni totali/universali/non stop. Ma io ho iniziato a rendermi conto che c’è un’ombra sinistra e mortale che accompagna questi scenari gloriosi”.
“Stephen King se ne è reso conto nel 2006 e, notando questa lenta invasione globale, ha mandato velocemente avanti e ha dato vita a un cataclisma. Cell parla dell’annichilimento dell’individuo, la distruzione di ogni essere umano, di ogni “se stesso” sul pianeta. È una guerra tra la collettività e l’individualismo, ma quello che lo rende interessante è che si tratta di qualcosa che va oltre la guerra, è un argomento esistenziale. Il film non rende le cose facili, nulla è scontato o risolto: la pellicola pone domande e il pubblico si sporge dalle poltrone per dare risposte e, anche se distratto, diventa aperto a vivere un’esperienza spaventosa ed elettrizzante, di cui continuerà a discutere una volta uscito dal cinema e ironicamente anche su Facebook o Twitter, con dei messaggi e proprio sui cellulari”.
“Cell è una storia apocalittica, piena di visioni da incubo, un’Apocalisse dei giorni moderni. Il romanzo di King del 2006 si apre in un setting pastorale, il parco di Boston in una bellissima giornata autunnale. King contrappone l’idilliaco con l’apocalittico, ma c’è comunque un senso di choc nel realizzare quanto i cellulari siano diventati onnipresenti. Dopo circa un decennio le cose sono andate avanti: lo choc è sparito e noi siamo diventati quasi parte dei nostri telefoni. Il nostro film si apre sull’alveare ronzante della degradazione e commercializzazione dei giorni moderni – l’aeroporto contemporaneo – un posto in cui la gente si attacca disperatamente ai propri telefoni, mentre si fa controllare dalla sicurezza e si riempie di dolci, cercando tutto il tempo un posto dove ricaricarli”.