Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di culto scritto da Romain Gary, giovedì 14 marzo arriva nelle nostre sale La Promessa Dell’Alba, il film diretto da Eric Barbier con Charlotte Gainsbourg e Pierre Niney.
Il film
Dalla difficile infanzia in Polonia all’adolescenza a Nizza, per poi arrivare alla carriera da aviatore in Africa durante la seconda guerra mondiale. Romain Gary (Pierre Niney) ha vissuto una vita straordinaria. Ma questo impulso a vivere mille vite, a diventare un grande uomo e un celebre scrittore è merito di Nina (Charlotte Gainsbourg), sua madre. Sarà proprio il folle amore di questa madre possessiva ed eccentrica che lo porterà a diventare uno dei più grandi romanzieri del ventesimo secolo, e a condurre una vita piena di rocamboleschi colpi di scena, passioni e misteri. Ma quell’amore materno senza freni sarà anche un fardello per tutta la sua vita.
Vi presentiamo un estratto dell’intervista rilasciata dal regista, Eric Barbier.
Come è nata l’idea di fare un film a partire dal romanzo La Promessa Dell’Alba?
La Promessa Dell’Alba è un racconto picaresco, un romanzo di avventura e di iniziazione che racconta 20 anni della vita di Romain Gary e di sua madre, i quali si imbattono in una vicissitudine dopo l’altra, viaggiando di paese in paese. La loro vita è un susseguirsi di occasioni afferrate o mancate, di incontri, di azzardi finiti bene e di azzardi finiti malamente. Il produttore Eric Jehelmann desiderava adattare questo romanzo per il cinema da molto tempo. Me ne parlò la prima volta non appena seppe che i diritti sarebbero stati disponibili. Personalmente non conoscevo tutte le opere di Romain Gary, ma avevo letto alcuni dei suoi libri più importanti. Ai miei occhi Gary era soprattutto un personaggio romantico ed enigmatico, marito di Jean Seberg e creatore di quella formidabile mistificazione letteraria che è stata Émile Ajar. Gary è doppio, triplo, plurimo. Ambasciatore, cineasta, scrittore, si nasconde spesso sotto psedonimi, a volte è polacco, a volte russo, francese, o un ebreo la cui madre si reca dal Papa se qualcosa non va per il verso giusto e che si descrive regolarmente come un orientale, le volte in cui non si definisce come tartaro… La Promessa Dell’Alba, che ho letto per la prima volta al liceo, è un grande libro che offre un chiarimento formidabile sulla sua personalità inafferrabile. Il progetto mi ha incuriosito da subito e mi sono tuffato a capofitto nel progetto focalizzandomi su come realizzare al meglio l’adattamento di un libro simile.
Spesso per fare riferimento a Romain e a sua madre utilizzi il termine “coppia”…
La Promessa Dell’Alba è la storia di una coppia profondamente legata. Mi sono basato su questa idea. Nel romanzo sono presenti molte digressioni relative alla vita di Gary, ma io volevo restare concentrato sulla storia della coppia, perchè questo è il soggetto principale del racconto. Da qui parte l’elaborazione di tutto il film: tutto quello che accade intorno alla coppia. Questo è l’elemento che mi aveva maggiormente affascinato del romanzo. Il protagonista non ha amici e, nei rari momenti in cui li ha, questi scompaiono immediatamente. I personaggi di contorno sono solo delle sagome, più o meno consistenti, che restano ai margini del percorso che intraprendono Nina e Gary. Si tratta di persone che li amano e che danno loro aiuto, ma che non riescono mai a far parte del loro progetto. Soprattutto nel caso di Romain: «Devo far esistere mia madre, devo renderla una celebrità». Credo che tutto il libro ruoti attorno a questo desiderio, questa è la ragione dell’esistenza del romanzo stesso: volevo che il film lo rispecchiasse.
Come hai dato forma a questo tema?
Prima di tutto si tratta di una duplice promessa. Nina promette al figlio di amarlo sempre, non importa cosa possa accadere, e di sostenerlo in modo indiscriminato. In cambio Romain le promette che avrà successo e che diventerà famoso. Il film, quindi, parla di un figlio che si batte affinchè il sogno della madre si realizzi, da qui emerge anche il tema della giustizia e della vendetta. Gary vuole vendicarsi di tutte le ingiustizie che la madre ha subito. Si tratta di un sentimento elementare, presente nei bambini: la sofferenza di vedere i genitori sviliti e umiliati può generare in loro una rabbia potente. La scena, all’inizio del film, che vede la madre offesa dalla polizia e vittima di una violenza terribile e oscena segna un momento cruciale. Credo che il romanzo sia legato indissolubilmente a questa violenza, che agli occhi di un bambino assume delle dimensioni gigantesche, oltre a segnare la sua crescita personale. Arriva a pensare «Devo vendicare mia madre nella società. Mia madre è più forte di così, voglio che la gente sappia com’è realmente». La ragione per la quale scrive La Promessa Dell’Alba è proprio ridare a sua madre il suo posto nel mondo, è l’unica cosa che può fare per lei. Anche questo purtroppo questo lo porterà a precipitare nella malinconia quando la madre morirà prima che lui riesca a mantenere la sua promessa. Un dolore che lo spettatore percepisce intensamente e che ritroviamo anche nelle pagine di Big Sur. La madre non verrà mai a conoscenza del fatto che il filgio sia diventato uno degli scrittori francesi più noti del XX secolo, che abbia avuto la nomina di Console, che sia ricco e abbia successo con le donne: Gary ha tutto quello che la madre voleva per lui ed è riuscito a diventare il personaggio che lei stessa aveva inventato.
Lo spettatore, vedendo questa madre con il suo amore mostruoso in bilico tra il sublime e il terribile, non può fare a meno di domandarsi: per suo figlio si rivela come una buona o una cattiva madre?
Si tratta di un quesito onnipresente. Per tutta la sua infanzia e la sua giovinezza, Romain a vissuto corcondato da un amore illimitato, ma ha avuto modo di confrontarsi anche con l’umiliazione, i litigi, le crisi. La madre lo mette spesso in imbarazzo e a volta arriva anche a essere violenta con lui. Abbiamo lavorato molto con Charlotte Gainsbourg su questo aspetto: l’amore incondizionato di una madre e la sua feroce richiesta. Di fronte al desiderio della madre, non ha altra scelta che seguirla e andare contro tutto e tutti. Il destino che la madre gli promette è grande, ma è stato pianificato con largo anticipo. Non è libero e non ha nessuno spazio per poter scegliere, è la madre a ordire e gestire tutta la sua vita. La madre ha anche un lato stravagante, bislacco, a tratti comico… Questa sua personalità produce delle situazioni improbabili, come quando vuole convincere il figlio a partire per Berlino per andare a uccidere Hitler, per poi cambiare fortunatamente idea. Ciò che apprezzo di Gary è che costruisce un personaggio, quello della madre, totalmente fuori dalle regole, a tratti al limite del mostruoso e dell’inqiuetante, e a tratti divertente e commovente, capace di risvegliare nello spettatore sentimenti comuni. Certo, non è che tutti abbiamo avuto una madre così ingombrante e megalomane, ma il romanzo vuole rivolgersi a tutti, perché tutti noi abbiamo condiviso durante l’infanzia un rapporto difficile con i desideri che i nostri genitori avevano per noi e il sentimento di vergogna che ne poteva derivare. Le scene del film in cui il figlio appare imbarazzato, a disagio e a volte sopraffatto dalla vergogna sono spesso divertenti perché legate agli eccessi della madre.
Perchè La Promessa Dell’Alba è ancora oggi una lettura e una visione attuale?
Credo sia per la sua atmosfera particolare, tragica ma allo stesso tempo gioisa e piena di speranza, tolleranza ed eroismo. Gary non è né lamentoso né moralizzatore. Porta avanti il desiderio di vedere sempre la parte migliore di noi e di riuscire, un giorno, a realizzare i propri sogni. Per lo spettatore non è difficile identificarsi nei protagonisti del film perché altro non è che il racconto di un perscorso di iniziazione. È la storia di un ragazzo che diventa uomo non – come accade di solito – emancipandosi dal nido famigliare, ma al contrario conformandosi ai desideri della madre. Romain, a un certo punto, dice “Dio aveva dimenticato di tagliarmi il cordone ombelicale”. Credo che sia proprio questo aspetto a rendere interessante il racconto. Inoltre, la storia di un amore tra madre e figlio è sempre una storia universale che non passa mai di moda! La fede incondizionata che dimostra Nina nei confronti del figlio porta alla luce un quesito che tutti noi ci siamo posti almeno una volta nella vita: in che modo siamo stati amati ai nostri genitori? Può essere che senza rendercene conto abbiamo conosciuto una forma di amore assoluto?
Il tema della Francia, incastrata tra la sua realtà odierna e quella che è stata, insieme al tema dell’immigrazione, riflettono la situazione attuale: non abbiamo mai visto così tanti titoli di giornale parlare dell’identità della Francia e della situazione dei rifugiati come in questi ultimi anni…
Gary e sua madre sono immigrati polacchi ebrei. Nina prova un amore folle per la Francia, un Paese che ha idealizzato come luogo dove poter finalmente vivere secondo il suo motto libertà, uguaglianza e fratellanza. Il Paese dove le donne, vestite in abiti Paul Poiret, bevono champagne in palazzi nobiliari. Dove Victor Hugo è stato nominato Presidente della Repubblica. Nina è più francese di tutte le francesi messe insieme, ama nel profondo il suo paese d’adozione ancor prima di metterci piede, e niente la allontanerà da questo amore. E’ la storia di due ebrei polacchi che scelgono la Francia come patria e la sentono così tanto loro che Gary ne diventa addirittura console e figura di spicco della letteratura. Una storia che si fa beffe di tutti i comunitarismi e protezionismi fiorenti al giorno d’oggi.