Tratto dal romanzo capolavoro di Irène Némirovsky, arriva oggi al cinema Suite Francese, il film diretto da Saul Dibb con protagonista Michelle Williams. Un film ambientato in Francia nel 1940 che racconta la storia della bellissima Lucile Angellier che nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un’esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina. La sua vita viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive.
Il film inizia durante la caduta della Francia sotto la Germania nel giugno del 1940 con l’esodo da Parigi. La sconcertata popolazione della città di Bussy si sta preparando all’arrivo di un battaglione tedesco che vivrà nelle loro case. Lucile Angellier (Michelle Williams), lei stessa una rifugiata Parigina, vive con l’austera suocera, Madame Angellier (Kristin Scott Thomas), mentre il marito è stato fatto prigioniero. Il giovane ufficiale tedesco, Bruno von Falk (Matthias Schoenaerts) viene alloggiato presso di loro. Lucile gradualmente “si risveglia” e inizia a esplorare sentimenti che la turbano e che aveva sepolto durante il suo infelice matrimonio. Inizia ad innamorarsi di Bruno e quindi a lottare con i sentimenti verso il suo paese per sentirsi infine disillusa.
Sullo sfondo del villaggio si osserva come ogni personaggio vive e affronta l’occupazione tedesca. È una reazione che viene determinata dalla classe di appartenenza. Il Visconte (Lambert Wilson) e la Viscontessa Montmort (Harriet Walter) fanno affari con i tedeschi in cambio di un trattamento di favore, mentre Benoit (Sam Riley), un contadino che ha affittato la loro terra, reagisce diventando membro della Resistenza. Il modo in cui gli abitanti del villaggio reagiscono è determinato anche dal sesso; i comportamenti della moglie di Benoit Madeleine (Ruth Wilson), di Celine (Margot Robbie) e di Lucile nei confronti dei soldati sono molto diversi.
La storia che c’è dietro la pubblicazione, nel 2004, del romanzo Suite Francese di Irène Némirovsky è di per sé tragica. Il romanzo fu ritrovato da Denise Epstein, figlia di Irène Némirovsky, molti anni prima che iniziasse la produzione del film e circa mezzo secolo dopo che sua madre Irène venisse deportata dai nazisti e morisse di tifo ad Auschwitz nel 1942. La Némirovsky aveva affidato i suoi quaderni a Denise e a sua sorella Elisabetta, che morì nel 1996. Ma pur custodendo quelli che lei credeva essere i diari della madre, non li lesse fino agli anni ‘90, quando infine si dedicò alla prima lettura di quelle pagine scritte con la minuscola calligrafia di sua madre. Denise Epstein iniziò quindi faticosamente a trascrivere ciò che si rivelò poi essere le prime due parti di un romanzo strutturato in cinque parti.
Le due prime e complete novelle sono state intitolate Tempesta in Giugno e Dolce. La prima raffigura lo straziante e caotico esodo dei civili da Parigi dopo l’arrivo dei nazisti nel giugno 1940. Dolce è invece ambientato in una piccola città alle porte di Parigi, chiamata Bussy. Descrive la vita dei suoi abitanti e del loro tentativo di far fronte sia all’afflusso dei rifugiati provenienti da Parigi, sia alle forze di occupazione dei soldati tedeschi. Al centro c’è la storia d’amore tra una giovane donna francese, Lucile Angellier, e un soldato tedesco, Bruno von Falk. La Némirovsky aveva lasciato uno schema per la terza parte, che avrebbe dovuto essere intitolata Prigionia, ma per quanto riguarda le ultime due indicò solamente i titoli Battaglie e La Pace. Acutamente aveva aggiunto dei punti interrogativi dopo entrambi i titoli; non visse abbastanza per vedere la fine della guerra.
Al momento della sua morte, all’età di appena 39 anni, Irène Némirovsky era già una nota scrittrice ucraina di origine ebraica. Visse a Parigi con il marito e due figlie prima che l’invasione tedesca li costringesse a rifugiarsi in un villaggio in Borgogna, che fu di ispirazione per la fittizia località di Bussy. Credeva che il paese fosse un luogo piuttosto sicuro e fu proprio mentre viveva lì che iniziò a scrivere il suo romanzo immaginandolo come una storia epica di un paese in guerra, evocativa di Guerra e Pace di Lev Tolstoj.
Denise Epstein portò il libro incompiuto ad un editore francese e le due novelle complete furono pubblicate in Francia nel 2004 con il titolo Suite Francese che diventò rapidamente un fenomeno editoriale internazionale. Si tratta di uno dei romanzi più famosi degli ultimi 10 anni in Francia; tradotto in diverse lingue costituisce e una delle “esportazioni letterarie” di maggior successo. La versione in lingua inglese è stata pubblicata nel 2006 e i precedenti romanzi della Némirovsky sono stati ripubblicati ottenendo tutti un grande successo.
Per Saul Dibb questo film ha rappresentato un’occasione molto allettante per fare un tipo diverso di film di guerra: “In innumerevoli occasioni abbiamo potuto vedere nei film ciò che la guerra rappresenta per gli uomini. Questo film è risolutamente focalizzato sull’esperienza delle donne, tratto direttamente dal lavoro di un’autrice che è stata uccisa, mentre lo scriveva, dalle forze di occupazione, di cui stava appunto scrivendo”.
Il romanzo di Irène Némirovsky è una descrizione contemporanea e vissuta in prima persona del modo in cui i Francesi vivevano sotto l’enorme pressione dell’occupazione tedesca. È questo spirito – l’onestà di documentare le dolorose verità di quello che è successo in una società così significativamente classista e rigidamente gerarchica – che l’adattamento cinematografico si impegna di catturare: le numerose denunce dei cittadini; l’enorme livello di collaborazione; le relazioni segrete e clandestine da cui sono nati circa 100.000 bambini alla fine della guerra.
“Il mio approccio è stato quello di prendere da Dolce l’ambientazione nelle campagne e di consentire ai profughi di Tempesta in Giugno di attraversarla e inserirsi nell’essenza di Dolce” spiega Dibb. “Poi ho voluto sfruttare e incorporare le note che Irène aveva scritto per le parti successive del romanzo, affinché la fine del film risultasse più dura di quella del racconto Dolce. Sentivo che era ciò che Irène aveva progettato di fare. Considerato la storia di quello che è accaduto in Francia e anche di ciò che Irène ha vissuto, il film non poteva essere un racconto “soft”, doveva contenere tutti gli elementi di cui lei aveva preso nota. Si può accettare un romanzo incompiuto, ma non un film senza conclusione“.
“Ciò su cui volevo concentrare l’attenzione era il senso della guerra raccontata dal punto di vista di un civile e, in particolar modo, dal punto di vista di una donna“, dice Dibb. La prospettiva unica della Némirovsky ha reso il romanzo particolarmente coinvolgente per la produzione e il cast. Il romanzo è un documento di storia vera, è stato scritto da una donna che ha visto e vissuto quegli avvenimenti e in quel preciso momento. Chi lo ha scritto non l’ha fatto in retrospettiva, con il senno di poi: non visse abbastanza per vedere la fine della guerra o per conoscere il destino della Francia.
In conclusione, per il regista il film “mostra come il processo di un’occupazione possa spingere le persone a posizioni estreme ed è una condizione che si verifica in ogni parte del mondo. La storia d’amore è lo stimolo che la porta ad essere libera e la rende attiva spingendola a fare qualcosa di diverso”.
“È molto di più che una semplice storia di un amore proibito. È la storia della radicalizzazione di una giovane donna. All’inizio Lucile è come un topo e alla fine della storia è diventata un topo che ruggisce”
Saul Dibb