Giovedì 25 agosto arriverà nelle sale Giorni D’Estate, il debutto alla regia di Jessica Swale, un dramma bellico ambientato nel passato, ma con una sensibilità contemporanea debutto. La pellicola esamina i temi profondi della fede, della spiritualità, della perdita e delle credenze legate alla “Terra d’estate”, una concettualizzazione dell’aldilà che è stata a lungo utilizzata nel paganesimo.
Il film
Ambientato nel corso di una lunga e memorabile estate inglese (negli anni ‘40, ‘20 e ‘70) nella campagna del Sussex, il film racconta la storia di Alice (Gemma Arterton), una donna solitaria che ha chiuso il suo cuore al mondo. Studiosa di folclore, è una donna fiera e indipendente, che si ritira nel suo studio in cima alla scolgiere per eseguire le sue ricerche: vuole sfatare alcuni miti utilizzando la scienza per confutare l’esistenza della magia. Alice è pienamente assorbita dal suo lavoro, ma è anche profondamente sola ed è perseguitata da una storia d’amore del passato. Quando il giovane e vivace Frank (Lucas Bond), un ragazzo spaventato e innocente sfollato dai bombardamenti di Londra, viene affidato alle sue cure, la sua innocenza e curiosità risvegliano in Alice emozioni sepolte nel profondo. Con Vera (Gugu Mbatha-Raw) vivrà una nuova storia d’amore. E abbracciando coraggiosamente la miracolosa imprevedibilità della vita, Alice impara che le ferite possono essere guarite, che le seconde occasioni esistono e che, forse, esiste davvero anche la magia.
Jessica Swale racconta…
“Mi hanno chiesto: quali sono i temi che ti stanno a cuore? Qual è il film che non hai mai visto e che pensi dovrebbe essere al cinema? Bè, voglio davvero scrivere di fantasia e speranza. Voglio fare un film che possa piacere alla gente. Volevo fare un film che avesse un messaggio importante sull’apertura mentale e sul modo in cui l’innocenza, la veridicità e la semplicità possano in realtà semplificare tutti i nostri pregiudizi e preconcetti”.
“La Terra d’estate è un’idea pagana sul significato di paradiso. È un’idea di un luogo che esiste accanto al nostro. E l’idea che si possa comunicare tra la Terra d’estate e la vita normale lasciando dei segni o alterando i confini è qualcosa che non è specificamente pagano, che è preso in prestito da una serie di molti miti e leggende diverse. Si tratta piuttosto di ciò che la Terra d’estate rappresenta: la possibilità di qualcosa al di là e di qualcosa di magico”.