A 21 anni dalla sua uscita, venerdì 16 luglio al TimVision Floating Theatre Summer Fest, la manifestazione ideata e organizzata da Alice nella Città, verrà presentata la versione completamente restaurata de I Cento Passi, il capolavoro di Marco Tullio Giordana candidato per l’Italia agli Oscar nel 2000. La pellicola, la cui proiezione sarà preceduta da un incontro col regista, racconta la vita e poi l’omicidio di Peppino Impastato, attivista impegnato nella lotta alla mafia siciliana. Vincitore di 5 David di Donatello, è interpretato, tra gli altri, da Luigi Lo Cascio, Paolo Briguglia, Claudio Gioè, Lucia Sardo e Ninni Bruschetta. L’appuntamento sarà replicato lunedì 19 luglio, in occasione dell’anniversario della morte del giudice Paolo Borsellino, a R-Estate a Torbella – Notti di cinema in piazza.
I Cento Passi
A Cinisi, un piccolo paese siciliano non lontano da Palermo, la criminalità organizzata è la padrona assoluta del quotidiano di tutti, o per lo meno dei più. Controlla la politica, l’edilizia, l’economia e la pubblica amministrazione, gestisce gli appalti per l’aeroporto di Punta Raisi e il traffico della droga. Peppino Impastato (Luigi Lo Cascio) è un giovane giornalista e conduttore radiofonico che, nonostante appartenga ad una famiglia mafiosa, denuncia le collusioni tra mafia e politica attraverso Radio Aut. Dopo la morte dello zio Cesare Manzella, esponente di spicco della mafia locale, Peppino decide di non assecondare nessuna delle “persone per bene” che tenevano in mano il paese di Cinisi e i territori limitrofi, dicendo No alla Mafia nonostante il padre Luigi abbia contatti diretti con Gaetano Badalamenti, capo indiscusso di Cosa Nostra negli anni Sessanta e Settanta. Ben presto, il giovane Peppino porta avanti numerose battaglie sociali e politiche, creando una radicale rottura con il padre che lo costringe a lasciare la sua città natale. Con un gruppo di amici, fonda una radio indipendente, quella Radio Aut attraverso cui non risparmia improperi, accuse e denunce nei confronti dei mafiosi locali e del loro operato con l’arma più dissacrante esistente, quale la satira e l’ironia.
I Cento Passi è “un film sulla mafia” come affermò Marco Tullio Giordana, ma “anche un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo. È un film sul conflitto familiare, sull’amore e la disillusione, sulla vergogna di appartenere allo stesso sangue. È un film su ciò che di buono i ragazzi del ’68 sono riusciti a fare, sulle loro utopie, sul loro coraggio. Se oggi la Sicilia è cambiata e nessuno può fingere che la mafia non esista, ma questo non riguarda solo i siciliani, molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza“.
I Cento Passi non è un film di propaganda, ma di forte impegno civile che cerca costantemente di ricordarci che la lotta alla criminalità organizzata non appartiene a una precisa “parte” politica, bensì a ognuno di noi. È un film sul conflitto che nasce in primis in famiglia per poi coinvolgere un intero paese; è un film sulla disillusione e anche sulla vergogna di appartenere allo stesso sangue. Quella di Giordana è una pellicola che racconta la verità, senza spiegarla ma sbattendola in faccia allo spettatore, esattamente come la vita che entra senza bussare rendendo ognuno di noi protagonista della propria esistenza. È un film su quanto i giovani del ’68 hanno fatto, sulle loro utopie, sul loro coraggio di sfidare il mondo che li circondava per cercare di cambiarlo.
Non c’è modo migliore di arrivare all’essenza del film se non con le stesse parole di Claudio Fava: “Tra la casa di Peppino Impastato e quella di Gaetano Badalamenti ci sono cento passi. Li ho consumati per la prima volta in un pomeriggio di gennaio, con uno scirocco gelido che lavava i marciapiedi e gonfiava i vestiti. Mi ricordo un cielo opprimente e la strada bianca che tagliava il paese in tutta la sua lunghezza, dal mare fino alle prime pietre del monte Pecoraro. Cento passi, cento secondi: provai a contarli e pensai a Peppino. A quante volte era passato davanti alle persiane di Don Tano quando ancora non sapeva come sarebbe finita. Pensai a Peppino, con i pugni in tasca, tra quelle case, perduto con i suoi fantasmi. Infine pensai che è facile morire in fondo alla Sicilia”.
La criminalità organizzata non riguarda solo la Sicilia e il Sud Italia. Riguarda tutto il Paese. Qualcosa rispetto a quella notte tra l’8 e 9 maggio 1978 è cambiato, ma molto altro ancora attende ognuno di noi. Molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza, al loro non piegarsi mai. Oggi, questo restauro – fortemente voluto da Minerva Pictures, accurato a partire dalla scansione 4K del negativo originale 35mm secondo le indicazioni del Direttore della Fotografia Roberto Forza e del regista Marco Tullio Giordana – permette di rivedere con occhi moderno questo film, come sottolinea Marco Tullio Giordana: “la voglia di opporsi al male e cambiare il mondo. Era proprio il sentimento che animava Peppino nelle sue battaglie contro la mafia. Ancora oggi il giornalista assassinato da Cosa Nostra è fonte di ispirazione, un invito all’impegno».
“Mio padre, la mia famiglia, il mio paese! Io voglio fottermene! Io voglio scrivere che la mafia è una montagna di merda! Io voglio urlare che mio padre è un leccaculo! Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi! Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”
Luigi Lo Cascio – Peppino Impastato
Giulia Farneti