James Franco presenterà oggi a Venezia – Fuori Concorso – la sua ultima opera che ha interpretato e diretto come regista: The Sound and the Fury. Un film tratto dal romanzo L’Urlo e il Furore di William Faulkner (Premio Nobel per la Letteratura nel 1949), che lo pubblicò nel 1929. Si tratta del secondo film che James Franco dirige partendo da un suo libro: l’anno scorso era infatti uscito As I Lay Dying (Mentre Morivo, pubblicato nel 1930).
In The Sound and the Fury, siamo nel Mississippi, alle soglie della Depressione dei primi del ‘900. La storia, torbida e labirintica racconta la decadenza e la sventura dei Compson, aristocratici del Sud caduti in disgrazia. Le vicende della famiglia vengono raccontate da differenti prospettive. I coniugi Compson hanno quattro figli: Quentin, Candance, Jason (Scott Haze) e Benjamin (James Franco). La giovane Caddy (Ahna O’Reilly), unica sorella femmina, viene narrata dai suoi tre diversissimi fratelli e diventa presenza candida e rassicurante, sorella ingenerosa, madre snaturata che abbandona la figlia.
Franco ha ricordato che “nell’affrontare questo difficile modello di letteratura – dove le diverse sezioni del libro sono raccontate attraverso la prospettiva in prima persona di personaggi che non pensano in modo lineare – sapevamo che non era sufficiente adattare la storia (è solo il racconto della caduta di una famiglia del Sud), ma che dovevamo anche catturare lo stile e lo spirito del romanzo. Siamo stati perciò costretti a trovare degli equivalenti cinematografici per la sua prosa densa e difficile. Cercando le soluzioni, ci siamo trovati in zone nuove del fare cinema che altrimenti non avremmo scoperto. È un film che ricerca forme alternative di struttura narrativa“.
Su questo difficile passaggio, il regista ha aggiunto: “Un vecchio proverbio dice che un buon libro diventa un brutto film e un libro non molto buono può diventare un grande film. Penso che sia vero solo perché ciò che amiamo nei grandi libri è spesso lo stile della prosa, la struttura e il modo in cui la narrativa lavora sulla pagina e perché una scrittura grande e intricata è difficile da adattare per lo schermo. Lo stile e la struttura di un libro spesso si perdono passando da un mezzo a un altro“.