Dal 10 al 20 giugno al Palazzo della Cultura di Catania debutta La Nuova Colonia di Luigi Pirandello, lo spettacolo – prodotto da Teatro Stabile di Catania – diretto da Simone Luglio e tratto dall’omonimo dramma (un prologo e tre atti) scritto da Luigi Pirandello nel 1926. Un testo che lo scrittore dedicò alla compagna di vita Marta Abba e che inaugurò la cosiddetta fase del teatro dei miti, corrispondente all’ultima stagione creativa di Pirandello e composto da una trilogia: La Nuova Colonia (mito sociale), Lazzaro (mito religioso), e l’incompiuto I Giganti Della Montagna (mito dell’arte).
Simone Luglio presenta La Nuova Colonia
“Alla fine del 2019 quando è nato il progetto de La Nuova Colonia di Pirandello mai avrei pensato di ritrovarmi a mettere in scena uno spettacolo che è allo stesso tempo uno spazio di sperimentazione, un video documentario e un live streaming. Quando partorisco un’idea di spettacolo penso principalmente a un testo che in qualche modo mi parli, in questo caso specifico ho pensato fortemente anche all’autore, un autore che è nato a pochi chilometri da dove sono cresciuto e che da sempre mi ha fatto sentire a casa, ma che allo stesso tempo risulta essere uno scoglio arduo da scalare. Pirandello non è solo uno dei più grandi drammaturghi di sempre ma è un modo di fare teatro, un suono ricorrente. Ha la riconoscibilità che hanno le grandi rock star. Quello che mi sono chiesto è: come faccio a rispettare la riconoscibilità di questo monumento ma contemporaneamente tradirlo, tradurlo per un pubblico che è di questo tempo?“.
“La prima cosa che ho fatto è quella di scegliere uno dei testi meno pirandelliani della sua lunga produzione. Per struttura e temi trattati assomiglia più ad uno Shakespeare, fortissimi i legami con La Tempesta. Poi la decisione di lavorare con un gruppo di attori under 35 di grande personalità, creatività e follia. La follia o la disperazione che ci vuole per prendere la decisione di mollare tutto e partire per un’isola deserta che dicono un giorno scomparirà inghiottita dalle acque. La stagione dei miti pirandelliani è quella dell’ultima parte della sua vita e quello che Pirandello mette ne La Nuova Colonia è tutta la sua delusione nei confronti della società e nell’uomo che ne è il suo fautore. Temi che non sono riuscito a sposare in pieno soprattutto dopo aver provato di persona l’esperienza di questo isola-mento a cui tutta l’umanità è stata costretta. La disperazione di vedere la categoria lavorativa a cui appartengo affondare sotto i colpi di un’indifferenza violenta. Come potevo non considerare che quei disperati che si giocano il tutto per tutto devono essere da esempio positivo e non negativo nel loro tentativo di voler cambiare la propria condizione, nel non arrendersi al motto gattopardiano del fare tanto per non cambiare nulla“.
“I confini tra il dentro e il fuori dalla scena, tra la finzione e la realtà e tra la commedia e la tragedia sono impalpabili. In una scena che è allo stesso tempo palco vuoto e strutture materiche che tendono verso l’alto, dove la scelta dei materiali si contrappone alla violenza kitch delle luci colorate a led, si svolge l’azione cruda e senza ripensamenti dei nostri protagonisti che hanno ognuno, in qualche modo, qualcosa da riscattare con Dio“.