Storia apparentemente improbabile, La Pittrice e il Ladro affonda le proprie radici in quanto realmente accaduto a Karl-Bertil Nordland (il Ladro) e Barbora Kysilkova (la Pittrice). Il regista norvegese Benjamin Ree racconta la loro insolita storia utilizzando una struttura narrativa di grande tensione, tra flashback e anticipazioni, cambi di punti di vista, per offrire allo spettatore ciò che è accaduto anche nell’intimo dei due protagonisti. Il documentario, premiato al Sundance Film Festival 2020 per lo storytelling creativo e al London Film Festival 2020 come Miglior Film Documentario, sarà nelle nostre sale dal 2 al 4 novembre.
Il documentario
Derubata di due suoi dipinti esposti in una galleria di Oslo, dopo la cattura di uno dei ladri ma nessuna traccia della refurtiva, l’artista iperrealista Barbora è alla disperata ricerca di risposte. Così al processo decide di parlare direttamente con Karl, il ladro che glieli ha sottratti. Da qui la nascita di un rapporto insolito, tra fascinazione estetica e umana comprensione, che sfocerà in amicizia e collaborazione anche artistica.
Benjamin Ree ha seguito i suoi soggetti per quasi 3 anni, dal 2015 al 2017, periodo durante il quale non sono mancati i colpi di scena. A pochi mesi dall’inizio delle riprese, Karl, consumatore assiduo di droghe, è rimasto coinvolto in un incidente d’auto che lo ha lasciato quasi paralizzato. La sua vita di tossicodipendenza, crimine, condanne, affascina Barbora al punto da volerla rappresentare su tela: ”credo – afferma Barbora – che ogni dipinto che realizzo mi porti un passo o qualche passo più avanti in ciò che cerco, che è l’umanità, non necessariamente nella sua prospettiva più felice. La gioia più profonda a volte arriva attraverso cose meno positive o meno felici. In questo senso, Karl-Bertil è un pozzo infinito di ispirazione”.
Benjamin Ree racconta…
“Sono sempre stato affascinato dai ladri di opere d’arte. Chi sono? Come scelgono i quadri? Lo fanno per soldi o amore per l’arte? Nel 2015 mi sono imbattuto nella storia di un furto d’arte alla Galleria Nobel in Oslo. Erano stati rubati due dipinti di un’artista poco conosciuta ed entrambi i responsabili erano stati condannati a 75 giorni di prigione. La cosa che mi ha stupito è stato sapere che l’artista aveva chiesto a uno dei ladri se poteva fargli un ritratto. Ho contattato Barbora per saperne di più. Quando ho cominciato a girare il documentario, non sapevo che i due sarebbero diventati grandi amici. A dire il vero, non sapevo neanche come sarebbe andata a finire la storia. Mi sono affidato alla curiosità, al fato e alla fine il film non parlava più di un furto d’arte, ma di una complessa e insolita amicizia”.