Il prossimo 15 novembre arriva al cinema Summer (Leto) l’opera rock di Kirill Serebrennikov che ha conquistato il Festival di Cannes. Ambientato agli inizi degli Anni Ottanta a Leningrado, il film racconta l’incontro tra due band che hanno fatto la storia del rock in Russia, gli Zoopark e i Kino, e nel farlo dipinge un’epoca di grandi trasformazioni e aspirazioni in cui la musica diventa strumento di cambiamento.
Il film
Leningrado, un’estate dei primi anni Ottanta. In barba alla censura della Russia Sovietica, Mike (Roman Bilyk) e la sua band hanno una passione sfrenata per il rock che arriva illegalmente dagli Stati Uniti. Un giorno d’estate, fra birre, chitarre e falò, Mike e sua moglie Natasha (Irina Starshenbaum) conoscono Viktor (Teo Yoo), musicista emergente. È un colpo di fulmine: Mike lo prende sotto la sua ala, mentre fra Viktor e Natasha nasce un delicato gioco di emozioni contrastanti. Summer è un film romantico che riporta l’incanto di un mondo sospeso, in cui una generazione piena di ideali si affacciava al mondo cercando, forse in modo naïf, di cambiarlo.
L’intento di Kirill Serebrennikov
Il regista Kirill Serebrennikov scrisse questa dichiarazione d’intenti nel 2017, prima di girare il film:
“Summer è il triangolo amoroso di tre individui molto diversi con lo sfondo di un’Unione Sovietica molto strana, a volte esotica. Tutto questo in un ambiente molto ostile al rock’n’roll e alla cultura occidentale, ma ciò nonostante è finito per essere terreno fertile per una nuova ondata di rock russo. La nostra storia tratta della necessaria fede per superare questo contesto sociale, e l’attitudine spensierata degli eroi nei confronti dell’oppressione ereditata. È soprattutto la storia di un amore semplice e immutato, come un’ode a queste future icone del rock, al loro modo di vivere, all’aria che respirano“.
“È la storia dell’estate prima della Perestroika, prima della completa trasformazione di quell’ambiente in ciò che è la Russia contemporanea. La mia generazione ha un ricordo forte dell’energia della Perestroika, quel momento storico immediatamente successivo agli eventi raccontati nel film. Ma in realtà noi non sappiamo nulla della generazione precedente alla nostra e della sua propensione naturale alla ribellione, il suo fuoco interiore. La Perestroika ha completamente cancellato questa generazione, trasformandoli in spazzini e addetti alle pulizie, e presto non ci sarà nulla di loro. Siamo nei primi anni ’80, è un momento violento e alternativo in cui tutti sono ancora molto vivi: Mike Naumenko e Viktor Tsoï (come lo ha soprannominato la stampa sovietica, dopo la sua tragica morte nel 1990 “l’ultimo eroe del rock”)”.
“Nel film sono ancora intatti, innocenti. Abbiamo preso in prestito una macchina del tempo e abbiamo fatto una breve sosta. In quel breve momento i nostri eroi fanno ciò che amano di più. Fanno musica. Sospesi nel tempo e nello spazio, in stato di grazia. Devo ignorare il terzo atto della vita reale dei nostri personaggi, il modo in cui finisce. Il mio obiettivo è fare un film su persone che sono felici, che godono di totale libertà artistica nonostante l’oppressione del governo. Stavano facendo musica e non potevano immaginare altre modalità di creazione artistica. Altro sarebbe andato contro la loro natura. Posso facilmente identificarmi con loro, capire le loro motivazioni, gli ostacoli che hanno incontrato”.
“Oggi stiamo respirando la vita in una cultura che non viene accettata dai poteri in vigore, per le nostre direttive culturali da parte del governo, esattamente nello stesso modo in cui a Leningrado nel 1983 non era né il momento né il luogo adatto per la cultura rock. Questo film è per una generazione che vede la libertà come scelta personale e sia come l’unica possibile. Il mio obiettivo è catturare ed evidenziare il vero valore di questa libertà“.