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Nelle Notti Magiche di Paolo Virzì, i ragazzi che sognavano il cinema

Presentato alla Festa del Cinema di Roma, l’8 novembre arrivano al cinema le Notti Magiche di Paolo Virzì, un film a tine autobiografiche che il regista toscano ha scritto insieme a Francesco Piccolo e Francesca Archibugi. Sembrano infatti loro tre, in età giovanile, i protagonisti di questa storia.


Italia ’90: la notte in cui la Nazionale viene eliminata ai rigori dall’Argentina, un noto produttore cinematografico viene trovato morto nelle acque del Tevere. I principali sospettati dell’omicidio sono tre giovani aspiranti sceneggiatori, chiamati a ripercorrere la loro versione al Comando dei Carabinieri. Notti Magiche è il racconto della loro avventura trepidante nello splendore e nelle miserie dell’ultima stagione gloriosa del Cinema Italiano.

Lasciamo spazio alle parole di Paolo Virzì:

Sono anni che riempio quadernetti di appunti, ricordi, invenzioni, ritrattini, immaginando una folla di personaggi per un ipotetico film sul mito del cinema così come  lo avevo vissuto quando ero sbarcato a Roma da ragazzo. Non sapevo ancora cosa sarebbe diventato tutto quel materiale, ma è sembrato subito naturale affidare il punto di vista a tre aspiranti sceneggiatori finalisti di un premio, diversi tra loro e provenienti da mondi lontani, ma affratellati e rivali in nome dalla comune passione cinephile declinata da ciascuno in modo proprio. Ecco quindi Antonino, messinese ampolloso dal ferreo rigore accademico ma disposto a lasciarsi ammaliare fino a corrompersi; Luciano, dai quartieri operai di Piombino, orfano vitale, famelico e sfacciato; Eugenia, solitaria rampolla negletta di un’austera famiglia del potere romano, che raccatta gli altri due nella sua mansarda”.

Notti Magiche 1

Il cuore del film è nel fervore incredulo di questi tre ammessi con benevolenza alla corte di certi leggendari autori della stagione dorata, qualcuno ancora seducente e inarrivabile, qualcun altro stanco o disperato, circondati dal sottobosco di ammiratori, emuli e scrocconi. Nell’accompagnarli nella giostra di lusinghe ed insidie, promesse e raggiri, alla scoperta di quel mondo glorioso e miserabile, sublime e triviale, mentre la devozione si trasforma man mano in sgomento, in burla irriverente, in cocente disillusione. Il tutto in uno scenario affollato come un racconto balzacchiano, come in una commedia all’italiana, come in un album di vignette a colori disegnato da Scola, da Scarpelli, da Fellini, da Zavattini”.

Questo film è quindi un atto d’amore, e forse di gratitudine, nei confronti di quello che probabilmente è stato il fenomeno culturale di maggiore rilevanza internazionale dell’Italia contemporanea, ovvero il nostro cinema, i cui protagonisti erano ancora in gran parte attivi e potenti – una specie di inespugnabile ancien régime – negli anni della mia, della nostra formazione e nell’estate narrata nel film. Ma guardandolo, adesso che è finito, mi rendo conto di quanto sia stato liberatorio ripercorrere quella mitologia anche con spirito canzonatorio, umoristico. Come fosse in fondo un ultimo saluto, come per saldare per sempre un debito prezioso ma anche ingombrante”.

Notti Magiche 2

Ed infine questa è stata un’occasione per giocare con l’essenza stessa del raccontare, dello scrivere, del fare i film: mescolare verità e invenzione, ricordi reali e romanzati, incorniciare tutto in una trama, una lunga notte al Comando dei Carabinieri, intorno al mistero di un cadavere, ad un’indagine. Il piacere di praticare gli arnesi del mestiere, nel ripercorrere insieme a quei tre immaginari aspiranti sceneggiatori i ricordi veri intrecciati alle bugie di frenetiche giornate e nottate magiche, comiche, minacciose che ancora tornano ad affacciarsi in certi miei sogni”.


 

EXTRA – La visione di Francesco Piccolo

Che cosa vi stava a cuore raccontare?

Abbiamo pensato di ricordare un’epoca d’oro e potente ma non eravamo interessati a raccontare tanto la disillusione quanto la speranza dei tre protagonisti. È come quando vedi i talent show in tv: ti commuovono le persone perché hanno talento e ti commuovono le persone perché non hanno talento. Ti commuove la speranza. Volevamo dare importanza al fatto che ognuno di noi a un certo punto ha sentito un bisogno generico e  irrinunciabile di esprimersi in qualche modo. Ognuno ha sogni e aspirazioni da coltivare. Nella nostra storia il sogno è il cinema: ci piaceva entrare in un mondo che quasi trent’anni fa era allegro e ironico, ma anche cinico e maschilista, e qualche volta violento. Il rimando a registi, sceneggiatori o attori e altri personaggi reali, alcuni riconoscibili e altri meno, ha rappresentato per noi un gioco divertente; ma contavano soprattutto i tre ragazzi. Ci siamo appassionati e identificati nel loro sguardo ingenuo, nella loro vitalità. Quello è un momento in cui si forma la personalità, in cui sembra che stiano per “sbocciare”, a prescindere se faranno del cinema o altro nella vita. Perché quello che resterà di questo sogno è qualcosa che sarà comunque utile; ecco, a me questo sembra il dato più commovente del film: vedere a confronto le speranze ingenue con la consapevolezza stanca del mondo dove stai per accedere.

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