Dopo essere stato presentato in Concorso alla 75. Mostra del Cinema di Venezia, giovedì 4 ottobre arriva nelle nostre sale Opera Senza Autore, il film sceneggiato, prodotto e diretto da Florian Henckel von Donnersmarck. Una pellicola che racconta una storia ispirata a eventi reali, piena di suspense, sul significato dell’arte e sulla ricerca dell’identità artistica che si svolge nel corso di tre decenni, nel dopoguerra tedesco.
Il film
Ispirato a fatti realmente accaduti, Opera Senza Autore racconta tre epoche di storia tedesca attraverso l’intensa vita dell’artista Kurt Barnert (Tom Schilling), dal suo amore appassionato per Elisabeth (Paula Beer), al complicato rapporto con il suocero, l’ambiguo Professor Seeband (Sebastian Koch) che, disapprovando la scelta della figlia, cerca di porre fine alla relazione tra Kurt ed Elisabeth. Quello che nessuno sa è che le loro vite sono già legate da un terribile crimine commesso da Seeband decenni prima.
Le opere di Gerhard Richter
L’idea del film è nata dal crescente interesse del regista per l’arte in generale e, nello specifico, dal suo incontro con il pittore tedesco Gerhard Richter, la cui vita e opere costituiscono una delle numerose fonti d’ispirazione del film. “Di recente mi sono spesso imbattuto nelle opere di Gerhard Richter. Non riuscivo a togliermele dalla testa, erano come una melodia che continuavo a sentire, come un tormentone, ma in questo caso non era nelle orecchie bensì negli occhi, e non era fastidioso ma una fonte d’ispirazione continua”.
Cos’è la creazione artistica?
Opera Senza Autore esplora la questione della creazione artistica. L’arte è uno dei più grandi misteri della creatività umana. Non c’è una formula che possa determinare perché un’opera d’arte commuove, sconvolge o ci conquista. Cosa c’è di più affascinante di un’indagine in questo senso? Per molto tempo, il cinema, affrontando la storia tedesca, si è soffermato sulla Seconda Guerra Mondiale e naturalmente sull’ex Germania dell’Est. Questo film invece copre un lungo arco di storia tedesca, collegando i vari periodi che descrive. La trama ci conduce attraverso tre decenni: guerra, distruzione, ricostruzione, socialismo, la giovane Repubblica Federale Tedesca. Ma il film verte soprattutto sull’arte di questo periodo, sul lavoro del nostro protagonista Kurt e sul suo percorso artistico.
Altre influenze
Quando gli viene chiesto chi siano gli artisti a cui si è ispirato per il suo film, Florian Henckel von Donnersmarck risponde: “prima di tutto, ovviamente, Richter, Beuys, Polke, Uecker, Mack e gli altri grandi artisti di Düsseldorf di quel periodo. E poi anche Warhol e Yves Klein, Lucio Fontana. Ho inserito le esperienze degli anni di scuola di Thomas Demand a Düsseldorf, e anche di Andreas Schön e ovviamente la mia esperienza alla Scuola di Cinema di Monaco di Baviera. Numerosi artisti ci hanno visitato sul set e hanno condiviso con noi le loro idee, abbiamo avuto, tra gli altri, il grande Andreas Gursky per qualche giorno e Albert Oehlen. Non ho perso tempo e li ho bombardati di domande per cercare di rendere il tutto ancora più autentico”.
L’arte come consolazione
Il fulcro di Opera Senza Autore è un artista di nome Kurt Barnert, interpretato da Tom Schilling: “la vita di Kurt Barnert mostra che noi umani abbiamo quasi una qualità esoterica per trarre qualcosa di buono dalle difficoltà che ci capitano” aggiunge Florian Henckel von Donnersmarck. Il regista poi conclude: “Gerhard Richter è stato interpellato sul potere dell’arte. L’essenza di ciò che ha detto è che ritiene sbagliato abbinare queste parole. Per lui l’arte non ha alcun potere; esiste per dare consolazione. Ho riflettuto a lungo su cosa volesse dire e concordo, anche a rischio di apparire melodrammatico, credo che voglia dire che ogni grande opera d’arte è una prova concreta che un trauma può essere trasformato in qualcosa di positivo”.