Presentato in Prima Mondiale al 36° Torino Film Festival (nella sezione Festa Mobile), Ascent Film il prossimo 29 novembre porta al cinema Ovunque Proteggimi, il nuovo film scritto e diretto da Bonifacio Angius. Dopo Perfidia, il regista sardo torna ad interrogarsi sul claustrofobico mondo della provincia e va alla ricerca del delicato confine tra insanità mentale e fragilità emotiva. La cornice ironica e avventurosa del film lo rende un racconto drammatico dal sapore dolcemente amaro.
Alessandro (Alessandro Gazale) indossa la sua camicia porta fortuna, luccicante, una bomba. Non li sente i suoi cinquant’anni. Dopo aver cantato per un pubblico poco riconoscente, come tutti i sabato notte, fa mattina al Blu Star Disco. E quando all’alba si vede rifiutare da sua madre i soldi necessari per fare il gradasso con delle ragazzine, Alessandro perde la testa. Dopo una vita sprecata davanti ad una slot-machine a pontificare sbronzo dalla mattina presto e sperare nella fortuna di un gratta e vinci, non avrebbe mai immaginato che l’amore potesse tornare a fargli visita. In una corsia d’ospedale.
È qui, che il nostro Alessandro incontra Francesca (Francesca Niedda). Grandi occhi verdi, malinconici e luminosi, i modi spontanei di una bambina. I biglietti della nave in tasca, per lei e per Antonio (Antonio Angius), cinque anni appena, e una faccina da pubblicità del cioccolato al latte. Ad agosto la Sardegna è un’esplosione di luce bianca, di cemento rovente, di campagne dorate, di mare che luccica in lontananza. Alessandro e Francesca sono finalmente fuori dall’ospedale, in viaggio verso un’ultima occasione.
Ovunque Proteggimi è un viaggio durante il quale verranno portati a galla i problemi della “famiglia” di oggi, con le sue contraddizioni e con la sua inadeguatezza al mondo contemporaneo. Lasciamo ora spazio alle note di regia di Bonifacio Angius.
“Credo che il cinema, che per me è sempre stato elemento fondamentale e terapeutico per esorcizzare paure e nevrosi, mi abbia, fino ad ora, salvato la vita. E senza di esso sarei forse stato un essere umano ingabbiato in un mondo che non gli appartiene. Un mondo incomprensibile, di cui avere paura. Un mondo da prendere a pugni in faccia o dal quale fuggire, proprio come fanno gli esseri umani raccontati nel film. È così che Francesca e Alessandro sono entrambi parti di me stesso. Lui, detentore di una passione che si allontana inesorabile, inconsapevole di essere già troppo deteriorato per poterla riacciuffare, ma ancora straripante di vita. Lei, convinta di potersi salvare scappando da una vita piena di macerie, defraudata di un figlio che ama più di sé stessa, ingannata da una società fasulla, cinica e moralista, sempre pronta a giudicare e violentare i sentimenti più puri. Personalmente, la necessità e l’urgenza di trasmettere quello che sento nel profondo, nasce da situazioni e sentimenti che ho vissuto in prima persona. E se i personaggi da me descritti fossero sbrigativamente etichettati come “marginali”, allora posso dire, con lucida sincerità, di essere marginale anch’io”.
“Non c’è niente di Zavattiniano nel mio lavoro. Io non pedino nessuno, non guardo il mondo attraverso buchi di serrature, non osservo gli animali nella gabbia dello zoo. Io sono semplicemente già lì, dentro la gabbia, con loro, che sono tanti, troppi, la maggioranza silenziosa che nessuno ascolta, che nella realtà dei fatti è tutt’altro che marginale, anzi, è il vero centro del mondo. Dunque i miei sentimenti, le mie esperienze, la mia rabbia e le mie paure più profonde, estremizzate e portate sullo schermo. Quasi un modo per allontanarle, trasformarle da negative a positive, da veleno ad antidoto”.
“Attraverso l’utilizzo di un meccanismo narrativo diretto, emotivamente chiaro, che non ha paura di mostrarsi nella sua autentica natura, e con un linguaggio figlio di un cinema, un tempo popolare, ora quasi dimenticato. Un cinema fatto di personaggi, in cui tutti gli elementi espressivi che mi hanno fatto innamorare dello schermo quando ero adolescente, sono vivi in un unico corpo. Le solitudini, il sentimento di rivalsa, i perdenti, l’amore, la follia, il melodramma, l’utilizzo della colonna sonora come elemento protagonista. Tutti fattori preposti ad un’intensità narrativa ariosa, rapida, avvincente, amara, ironica, avventurosa e dolorosa al tempo stesso”.
“In Ovunque Proteggimi c’è la volontà di espandere il cuore pulsante di Alessandro e Francesca e di mostrarlo all’umanità intera, quella stessa umanità che non si accorge della loro esistenza e voglia di vivere, ma anche quell’umanità di cui loro e noi stessi facciamo parte. Una battaglia persa in partenza, che però può darci, solo per un attimo, la sensazione di sentirmi e di sentirci, un po’ meno soli”.