Dopo le presentazioni a Toronto e a Roma, giovedì 24 gennaio arriva in sala Se La Strada Potesse Parlare, il nuovo film dello sceneggiatore/regista Barry Jenkins – premiato con l’Oscar per il Miglior Film per Moonlight – tratto dall’omonimo romanzo di James Baldwin. La pellicola – prima trasposizione cinematografica in lingua inglese dell’opera dell’autore, al quale il film è dedicato – è la toccante storia d’amore senza tempo: l’indissolubile legame di una coppia e l’abbraccio liberatorio di una famiglia afroamericana.
Il film
Ambientato ad Harlem nei primi anni ’70, Se La Strada Potesse Parlare è una storia raccontata attraverso gli occhi della diciannovenne Tish Rivers (l’attrice esordiente sul grande schermo KiKi Layne). Figlia e futura moglie, Tish ripercorre in dettaglio la passione, il rispetto e la fiducia che l’hanno legata al suo fidanzato artista Alonzo Hunt, noto con il soprannome Fonny (Stephan James). Legata da profonda amicizia fin dall’infanzia, la coppia sogna un futuro insieme, ma i loro progetti deragliano quando Fonny viene arrestato per un reato che non ha commesso. Tish sa che Fonny è innocente ed è consapevole del fatto che il suo buon amico Daniel Carty (Brian Tyree Henry) è solo di recente stato rilasciato a seguito di una ingiusta detenzione in carcere. Mentre la madre di Fonny (Aunjanue Ellis) si aggrappa alla devozione religiosa e suo padre (Michael Beach) lotta contro il sentimento di impotenza, il pragmatico padre di Tish, Joseph (Colman Domingo), e la sua grintosa sorella maggiore Ernestine (Teyonah Parris) non fanno mai mancare alla coppia il loro risoluto sostegno.
Ancora più ansiosa di scagionare il nome di Fonny è Sharon (Regina King), la madre di Tish, profondamente misericordiosa e pronta a mettersi in gioco per la felicità di sua figlia, del suo futuro genero e del nascituro figlio della coppia, la cui venuta al mondo sarà foriera di nuove gioie e nuove sfide. Di fronte all’imprevista prospettiva di diventare genitore e mantenere un posto di lavoro senza il partner al suo fianco, Tish è costretta a modificare la prospettiva sulla realtà della sua esistenza. Si reca regolarmente a trovare Fonny in prigione, cercando di tenerlo su di morale anche quando la vita in carcere esige il suo tributo. Via via che le settimane diventano mesi, Tish riafferma le sue speranze e la sua resilienza, facendo leva sulla sua forza interiore e su quella che le trasmette la sua famiglia.
Amore e umanità
Attraverso l’intimità e la potenza tipiche della narrazione cinematografica, Se La Strada Potesse Parlare rende omaggio alle parole e all’immaginario dell’autore del romanzo, tracciando la rotta delle correnti emotive in cui si orientano i personaggi in un mondo inclemente e pieno di pregiudizi razziali mentre il regista attraversa poeticamente le finestre temporali per mostrare come l’amore e l’umanità resistono alle prove della vita.
Il romanzo di Baldwin
Nel romanzo di James Baldwin, i personaggi sono tratteggiati in un modo molto specifico, da Tish a Fonny fino alle persone a loro care e ai loro famigliari — Ernestine, gli Hunt e, naturalmente, i genitori di lei, Joseph e Sharon. “Essendo la prima persona ad assumermi la responsabilità della trasposizione cinematografica di un romanzo di Baldwin nella sua lingua madre – racconta Barry Jenkins – il mio obiettivo è stato quello di raffigurare quei personaggi avvicinandomi il più possibile all’immaginario del loro autore. I due rapporti che costituiscono il fulcro del film — quello tra Tish e Fonny e quello tra Sharon e Joseph — sono caratterizzati da quell’incantevole poesia degli scambi interrelazionali che, per la gente di colore, funge da paraurti rendendo l’esistenza meritevole di essere sopportata, rendendo la promessa infranta del sogno americano degna degli sforzi necessari al suo perseguimento”.
Un film di concetti
Il regista poi aggiunge e conclude: “tradurre questi concetti — concetti tematici, intellettuali ed emozionali — per mezzo di interpreti e insieme ai collaboratori dietro la macchina da presa che da molto tempo definisco come la mia famiglia, è stato il modo migliore che mi è venuto in mente per rendere onore al mio autore preferito, James Baldwin. ‘È stato l’amore a portarti qui’. La mia frase prediletta del suo magnifico romanzo, riflette lo spirito che ha portato tutti noi a realizzare questo film”.
“Beale Street è una strada di New Orleans, dove sono nati mio padre, Louis Armstrong e il jazz. Ogni afroamericano nato negli Stati Uniti è nato in Beale Street, è nato nel quartiere nero di qualche città americana, sia esso a Jackson, in Mississippi, o Harlem, a New York. Beale Street è la nostra eredità. Questo romanzo parla dell’impossibilità e della possibilità, della necessità assoluta, per dare espressione a questo lascito. Beale Street è una strada rumorosa. Lascio al lettore il compito di discernere un significato nelle percussioni dei tamburi”.
James Baldwin