Per l’ennesima volta siamo in attesa di conoscere l’ultima incarnazione cinematografica dell’Uomo Pipistrello. Da giovedì 3 marzo sarà in sala The Batman, in cui Matt Reeves dirigerà Robert Pattinson, nuovo eroe di Gotham. Una versione nettamente differente rispetto a quella di Ben Affleck, presente nelle pellicole dirette da Zack Snyder tra il 2016 e il 2018. I cosiddetti “Batfleck” e “Battinson” appaiono molto diversi tra loro, ma questa varietà non è più un problema. Grazie all’opera Disney-Marvel, gli universi cinematografici interconnessi sono ormai sdoganati. Esatto, la prospettiva potrebbe essere quella di far convivere versioni tanto distanti tra loro. Come per Spiderman No Way Home, sarà principalmente grazie al The Flash con Ezra Miller, in uscita a novembre 2022, che vedremo per la prima volta il Multiverso DC, incontrando quasi sicuramente i Batman di Michael Keaton e di Affleck. Chissà se e come interagirà anche la versione di Pattinson… e soprattutto, quanto si differenzierà dall’ultima di Affleck?
Affleck e Pattinson, due carriere a confronto
Pattinson è abituato alla pressione dei grandi franchise, e forse è proprio questo che gli garantisce una marcia in più. Nel 2005 ha interpretato Cedric Diggory in Harry Potter e il calice di fuoco, il quarto capitolo della saga del mago di successo, seguito dell’incredibile notorietà con il ruolo del vampiro Edward Cullen nella serie di Twilight (2008-2012), trasposizione dei romanzi di Catherine Hardwicke. A furia di essere chiamato “maghetto” o “vampiro”, la star ha cercato più volte di staccarsi da questo tipo di cinema di massa, verso produzioni più indipendenti. Il drammatico Come l’acqua per gli elefanti (2011), il visionario Cosmopolis diretto da David Cronenberg (2012) fino ad arrivare a The Lighthouse (2020), dove l’abbiamo visto in un interpretazione estrema, ancora più accentuata dal bianco e nero della pellicola
Pattinson alterna progetti indipendenti e grandi produzioni – vedi il recentissimo Tenet di Christopher Nolan (2020). Affleck invece ha avuto sia salite che discese. Più volte. Con l’amico e collega Matt Damon era giunto a vincere un Oscar per Will Hunting (1997), da cui tutto è cambiato. Messo su muscoli, è diventato protagonista sia di kolossal come Armageddon (1998) che Pearl Harbour (2001), sia della vita mondana hollywoodiana grazie alla sua relazione con la cantante e attrice Jennifer Lopez. Ma dopo alcuni ruoli non azzeccati – tra cui il supereroe Daredevil in piena era pre-Marvel Cinematic Universe, oppure la terribile rom-com Gigli (entrambi del 2003) – la sua stella sembrava ormai spenta. Ecco allora una seconda carriera da sceneggiatore e regista prima ancora che attore, con The Town (2010) e Argo (2012, ancora un premio Oscar), e poi la maschera da pipistrello per i film di Snyder, prima di una nuova battuta di arresto per il suo demone per l’alcol… e poi nuovamente (e metaforicamente) una grande interpretazione in Tornare a vincere (2020), storia di un allenatore alcolista e del suo riscatto.
Da Snyder a Reeves, un nuovo corso ai film DC
Torniamo allora al post- Batman v Superman: Dawn of Justice (2016) e Justice League (2017). Affleck stava per riprendere il ruolo per un film solista su Batman, da lui scritto e diretto. La trama seguiva l’allora DC Extended Universe, con uno scontro tra il Cavaliere Oscuro e Deathstroke (Joe Manganiello) sullo sfondo del manicomio criminale di Arkham. In un secondo momento l’attore decise di concentrarsi solo su interpretazione e sceneggiatura, passando il testimone della regia in mano a Matt Reeves, responsabile del rinnovato successo del franchise de Il pianeta delle scimmie (2014 e 2017). Dopo il periodo di riabilitazione per i problemi di alcolismo di Affleck e il conseguente suo abbandono al ruolo, la Warner colse l’occasione per un recasting con Pattinson, mentre Reeves decise di sviluppare una versione più personale del progetto. Questa volta non assisteremo alle origini del pipistrello, ma probabilmente ad una versione al secondo anno di attività. Reeves ha escluso collegamenti con altre opere DC, sebbene il “Batverso” sia già alle porte. Questo film rilancia il personaggio ad un pubblico più giovane, cercando di bissare il successo della trilogia di Nolan (2004-2012) e anche del Joker (2019) di Todd Phillips, che ha garantito l’Oscar al suo protagonista, Joaquin Phoenix. Dovrà inoltre fare da apripista per altri progetti ambientati a Gotham City, dal film su Batgirl alla miniserie sul Pinguino interpretato da Colin Farrell. E in questo nuovo universo narrativo, come sarà questo nuovo Batman?
Batfleck contro Battinson
Già adesso possiamo cogliere alcune significative peculiarità di approccio al personaggio. Affleck ha interpretato un Batman che si collocava in una fase avanzata della carriera del vigilante. Cupo, crepuscolare, disilluso, ha visto ad esempio la morte del suo Robin – probabilmente per mano di Joker, anche se Snyder si è limitato a lanciare solo suggestioni su questo trauma. Fisicamente è massiccio, ispirato dalla versione fumettistica di Frank Miller dove, anziano, si trovava ad affrontare Superman. A livello di combattimento, era caratterizzato da una forza brutale e scattante agilità, ispirata dalla recente serie di videogiochi Batman: Arkham Asylum. L’eroe di Pattinson invece sembra essere agli albori dell’attività di guardiano di Gotham, con una galleria di nemici ancora da scoprire, così come – a quanto si evince dal trailer – comprendere dei segreti della famiglia a lungo taciuti da Alfred. Un uomo giovane, meno muscoloso e forse più agile, ma altrettanto mosso da rabbia e vendetta. Se Affleck era un guerriero e un leader di supereroi, Pattinson sembra più orientato alla sua vocazione di detective urbano, ma ispirato a figure tormentate con Kurt Cobain. Saranno questi i fattori caratterizzanti della sua interpretazione?
L’unica cosa che ci aspettiamo da questo Batman
Michael Keaton è stato a lungo identificato come “l’unico Batman” da molte generazioni. Non solo perché il primo o perché, di fatto, il cinecomic moderno è nato proprio con i due film di Tim Burton, nel 1989 e 1992. Ma soprattutto per l’impronta che ha saputo dare sia alla maschera da pipistrello, sia a Bruce Wayne. Forse questo grazie ad una carriera ventennale e trasversale, una valenza artistica che ha anche dimostrato con Birdman di Iñárritu e l’Avvoltoio in Spiderman Home Coming, altrettanto iconici. Se le trasposizioni con Val Kilmer e George Clooney sono trascurabili, lo stesso non si può dire dell’eccentrica versione camp di Adam West nella serie TV degli anni ’60, o della grandiosa visione metropolitana di Christian Bale diretta da Nolan. Perché in queste versioni Batman non era solo un eroe monolitico, ma una personalità sfaccettata, a tratti anche cupa o tormentata, ma definita e profonda. Insomma, l’unica richiesta è questa. Che Pattinson – o il prossimo attore che interpreterà Batman, chissà! – non scompaia dietro la maschera.
Enrico Banfo