La straordinaria creatività di Terry Gilliam arriva al cinema giovedì 27 settembre con L’Uomo Che Uccise Don Chisciotte, il film da lui diretto che racconta una storia di fantasia e avventura, ispirata al leggendario protagonista di un classico della letteratura: il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes, pubblicato in due volumi nel 1605 e nel 1615. Nel cast ci sono Adam Driver, Jonathan Pryce,Stellan Skarsgård, Olga Kurylenko, Joana Ribeiro e Óscar Jaenada.
C’era una volta Toby (Adam Driver), un giovane idealista studente di cinema. Il suo grande successo è stato una rivisitazione lirica della storia del Don Chisciotte (Jonathan Pryce), ambientata in un pittoresco villaggio spagnolo. Ma quei tempi sono ormai lontani; oggi è un regista pubblicitario insensibile, arrogante e sessuomane. Il denaro e il mondo glamour lo hanno corrotto, e ora si destreggia tra Jacqui (Olga Kurylenko), la moglie del suo capo (Stellan Skarsgård), una tempesta di proporzioni bibliche e il suo ego, mentre tenta di ultimare un nuovo spot commerciale in Spagna. Quando un misterioso gitano (Óscar Jaenada) lo avvicina con una vecchia copia del suo vecchio film Toby è molto toccato e decide di partire alla ricerca del piccolo villaggio dove aveva girato tanti anni prima.
Tuttavia si rende conto con orrore che il suo piccolo film ha provocato terribili conseguenze nel vecchio villaggio addormentato: la giovane Angelica (Joana Ribeiro), che una volta era l’innocenza in persona, ora lavora come escort di lusso, e il vecchio che interpretava Don Chisciotte è diventato completamente pazzo ed è convinto di essere il “Cavaliere dalla triste figura”. Una serie di incidenti causa un incendio che minaccia di distruggere il villaggio. La polizia arriva da Toby, cui viene in salvo il vecchio sognatore che, scambiandolo per Sancho, suo fedele scudiero, lo trascina in giro per le campagne alla ricerca della sua donna ideale, Dulcinea. Durante la loro ricerca, Toby si ritrova faccia a faccia con i demoni, reali e immaginari, moderni e medievali. Donzelle da salvare, tornei di combattimento, giganti da uccidere e donne con la barba: realtà e fantasia si confondono in questo bizzarro viaggio dal finale fantasmagorico.
Un progetto lungo 30 anni
L’Uomo Che Uccise Don Chisciotte ha alle spalle un percorso di sviluppo fra i più lunghi e tortuosi della storia del cinema. Il fatto che alla fine il film sia stato realizzato dopo quasi 30 anni, è un risultato straordinario, merito della perseveranza, della passione e del genio del regista Terry Gilliam. La realizzazione del film si è concretizzata solo al decimo tentativo di Gilliam di portarlo a termine. Dopo La Leggenda del Re Pescatore (1991), L’Esercito delle 12 Scimmie (1996) e Paura e Delirio a Las Vegas (1998) – tre film girati e ambientati negli Stati Uniti – Gilliam voleva fare un film in Europa. Il nuovo progetto era intitolato L’Uomo che Uccise Don Chisciotte.
Il regista Terry Gilliam racconta: “quando ho capito che non potevo girare Don Chisciotte nel modo in cui lo aveva scritto Cervantes, mi sono chiesto se potevo fare un film raccontando una storia che ne catturasse l’essenza senza fare strettamente riferimento al libro”. Ispirato dai sei mesi trascorsi nel tentativo di adattare Un Americano alla Corte di re Artù di Mark Twain, Gilliam ha dato vita al personaggio di un giovane e sfacciato regista di spot pubblicitari, un pubblicitario dei nostri tempi, che in qualche modo si ritrova nel XVII secolo e viene scambiato da Don Chisciotte per Sancho Panza.
Un romantico film sui sogni
A proposito dell’esito finale del film Terry Gilliam osserva: “c’è da divertirsi molto, ma per quanto sia spassoso, non la definirei una commedia perché è soprattutto un film romantico. Le grandi peripezie lo rendono vivace e si ride tutto il tempo”. Gilliam è anche soddisfatto per il fatto di essere riuscito a far rientrare nel film tematiche personali ed elementi autobiografici. Don Chisciotte è un personaggio che lotta per il potere dell’immaginazione contro le forze della ragione – un tema che ricorre spesso nell’opera del regista, che commenta: “È un film sui sogni e sul loro potere di trasformare il mondo”.
Pubblicità e religione
In netto contrasto con Don Chisciotte, troviamo la malefica corruzione della vita moderna, soprattutto nel mondo degli affari e della pubblicità. Osserva Gilliam: “Chi lavora nella pubblicità è la perfetta antitesi di Don Chisciotte. I pubblicitari vendono sogni, mentre Don Chisciotte ai sogni ci crede – è questa la differenza”. La religione era un altro sottotema che Gilliam desiderava affrontare nel film e spiega: “Don Chisciotte racconta quanto fosse straordinaria la Spagna tra il XV e il XVI secolo. I Mori, durante la dominazione della Spagna, costruirono molti palazzi, fra cui l’Alhambra. Si respirava un’atmosfera di apertura: c’erano musulmani, ebrei e cristiani e convivevano tutti pacificamente. Con l’arrivo di Ferdinando e Isabella è arrivata la Santa Inquisizione e la festa è finita”.
Un aspetto autobiografico
A film terminato Gilliam riflette sulle sue esperienze di regista e su quali siano le responsabilità di chi fa questo mestiere: “c’è una parte autobiografica del film: quando noi cineasti entriamo in una comunità, ne assumiamo il controllo: scuotiamo le persone, le conduciamo lungo il sentiero del giardino dei loro sogni e poi ce ne andiamo. E non guardiamo mai cosa lasciamo dietro”.
“Penso che il problema del Don Chisciotte sia che quando ti appassioni a questo personaggio e a quello che rappresenta, diventi tu stesso Don Chisciotte. Ti muovi nella follia, determinato a trasformare la realtà nel modo in cui la immagini. Ma che, ovviamente, si rivela molto diversa”.
Terry Gilliam