Diretto nel 2019 da Feras Fayyad, lunedì 4 ottobre arriva nei nostri cinema The Cave, il documentario candidato all’Oscar che il regista siriano (già nominato agli Academy anche per Last Men in Aleppo, 2017) ha girato nel suo paese natale per seguire l’operato inarrestabile della pediatra Amani Ballour, anima e responsabile di The Cave, l’ospedale sotterraneo in cui si tenta con pochi mezzi di aiutare tutti gli aiutabili, in primis i bambini.
Il documentario
Feras Fayyad segue una squadra di dottoresse che curano instancabilmente le vittime in un ospedale sotterraneo mentre combattono il sessismo sistemico. Il documentario porta lo spettatore in un paesaggio sotterraneo simile al mondo post-apocalittico di Interceptor (1979), una rete di tunnel segreti sotto Ghouta, nei pressi di Damasco. Quella raccontata è una storia potente, disarmante, sulle conseguenze atroci di attacchi chimici, crimini contro l’umanità, ma anche sessismo e arretratezza culturale di chi non accetta che a capo di un ospedale ci sia una donna.
The Cave è una toccante testimonianza di mutuo soccorso e sopravvivenza in un ospedale di guerra atipico, dove al posto dei soldati vediamo bambini, donne, civili disarmati. Fuori non c’è più niente, dentro le provviste scarseggiano, così come i medicinali, gli anestetici, il cibo. Cosa resta, allora? La voglia di aiutare. Di sopravvivere per farsi strumento di salvezza degli altri. Di andare avanti contro tutti e tutto, nonostante la morte ti passi davanti ogni giorno. Migliaia di persone sono riuscite a fuggire dall’inferno della Siria raccontato nel documentario, ma non hanno mai raggiunto l’Europa con le loro imbarcazioni di fortuna. Oltre le bombe e le armi chimiche, continuano a ucciderli ogni giorno indifferenza, razzismo, mancata accoglienza e disumanità.
Uno sguardo sui fenomeni migratori contemporanei
Girato nell’arco degli ultimi due anni in condizioni difficilissime, The Cave offre un punto di vista straordinariamente potente sulle vicende drammatiche della Siria che sono alla base anche dei fenomeni migratori contemporanei. Il film è stato presentato al Toronto Film Festival dove ha vinto il Premio del pubblico, al British Film Institute London Film Festival, all’International Documentary Film Festival Amsterdam, e in Italia al Festival dei Popoli e, risultando vittorioso, alla VI edizione de Il Mese del Documentario.