Accolto dal pubblico a Cannes con vere e proprie ovazioni in sala durante la proiezione ufficiale, dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma giovedì 27 ottobre arriva nei nostri cinema Triangle of Sadness, il secondo film di Ruben Östlund a conquistare la Palma d’Oro dopo The Square. La pellicola è una satira irresistibile dove ruoli sociali, stereotipi di genere e barriere di classe vanno in frantumi.
Il film
Una coppia di modelli, Carl e Yaya (Harris Dickinson e Charlbi Dean), partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante (Woody Harrelson) con un debole per gli alcolici e Karl Marx. Tutto all’inizio sembra piacevole e “instagrammabile”, ma un evento catastrofico trasforma il viaggio in un’avventura in cui ogni gerarchia viene capovolta.
Ruben Östlund racconta…
“Il titolo si riferisce a un termine usato nel mondo della bellezza. Una volta, durante una festa, un amico si è seduto accanto a un chirurgo plastico e questo, dopo una rapida occhiata alla sua faccia, gli ha detto: “Oh, hai un triangolo della tristezza abbastanza profondo, ma… posso risolverlo con del Botox in quindici minuti!”. Si riferiva alla ruga in mezzo alle sue sopracciglia, quella che in svedese chiamiamo ‘la ruga dei guai’, perché indica che nella vita hai dovuto affrontare tante battaglie…Pensavo che questa scelta dicesse qualcosa della nostra epoca e della nostra ossessione per le apparenze”.
“Dopo The Square, che era ambientato nel mondo dell’arte contemporanea, Triangle of Sadness parte invece da quello della moda. È un mondo che conosco dall’interno grazie alla mia compagna, Sina, che lavora come fotografa di moda e mi ha raccontato molte cose sulle strategie di marketing e sulle condizioni di lavoro dei modelli e delle modelle. Quello che mi affascina di più, però, è il tema del valore economico della bellezza, che prescinde dal settore specifico della moda. Il nostro aspetto ha un ruolo chiave e condiziona ogni situazione sociale: questo genera una specie di ingiustizia universale, ma d’altra parte la bellezza può essere usata anche per innalzarsi socialmente in un mondo basato sulle differenze di classe. Il film è una satira dei super ricchi, anche se a interessarmi è il modo in cui tutti reagiamo quando veniamo viziati, quando abbiamo accesso a un privilegio. Credo in ogni caso che i ricchi siano simpatici”.
“Nel senso che le persone di successo sono spesso abili nelle situazioni sociali, altrimenti non avrebbero tanto successo. Si dice che i ricchi siano persone orribili, ma è riduttivo. Nel film volevo che la dolce vecchia coppia inglese fosse la più empatica del gruppo: sono gentili e rispettosi con tutti, ma guarda caso devono la loro ricchezza alla produzione di mine e bombe a mano. Si tratta probabilmente di una descrizione più verosimile della realtà”.
“Insieme a Forza Maggiore e The Square, Triangle of Sadness compone una trilogia sull’essere maschi nella nostra epoca. I protagonisti dei tre film provano a fare i conti con quello che la società si aspetta da loro, poi li vediamo finire in una trappola e possiamo studiare come reagiscono. Questi film hanno rappresentato un dilemma anche per me, sono stati un modo per mettere me stesso all’angolo: che avrei fatto fatto al posto loro? Più le risposte sono difficili e più la questione diventa interessante”.