Ultimo giorno di film in concorso per il Festival di Venezia. Dopo averlo già visto in Cymbeline, anche oggi ritroviamo Ethan Hawke protagonista in Good Kill di Andrew Niccol con cui aveva già girato nel 1997 lo splendido Gattaca – La Porta dell’Universo. In Good Kill, Hawke interpreta Tommy, un padre di famiglia che di mestiere fa il pilota di droni. Opera da Las Vegas e, quando comincia a riflettere sul senso delle proprie azioni e della guerra contro i talebani che combatte a distanza, entra in crisi e mette in discussione la propria esistenza.
Ambientato durante la più imponente escalation di attacchi con i droni, Good Kill tratta dei conflitti e dei dilemmi morali collegati all’uso di questa nuova tecnologia. Il film narra anche una storia molto personale: Tommy sta diventando vittima di una guerra che combatte all’altro capo del mondo. Il pilota è afflitto dalla morte causata dai voli reali e traumatizzato dai bombardamenti, ma si sente anche in colpa di essere lontano dalle esplosioni, in un ambiente con l’aria condizionata e privo di pericolo. Si relaziona più ai bersagli che osserva e ai loro familiari che alla sua stessa famiglia.
Niccol ha spiegato che il suo film “mostra quanto possano essere precisi i bombardamenti, come i militari vengano protetti e le morti di civili minimizzate. Però Tommy sta cominciando a mettere in discussione la missione. Sta creando più terroristi di quanti ne stia uccidendo? È impegnato in una guerra senza fine? Questo film è uno studio di un personaggio – la vita di un soldato – ma è anche un racconto morale dalle implicazioni epiche“.
Ultimo film in competizione è invece Belye Nochi Pochtalona Alekseya Tryapitsyna, tradotto nell’inglese The Postman’s White Nights (Le Notti Bianche del Postino). A dirigerlo è stato Andrei Konchalovsky che si è così espresso: “negli ultimi anni ho cominciato a pensare che il cinema moderno stia cercando di liberare lo spettatore da qualsiasi forma di contemplazione. Negli ultimi anni mi sento travolto dal dubbio di aver realmente compreso l’essenza del cinema. Questo film è il mio tentativo di scoprire le possibilità alternative che si nascondono nell’immagine in movimento accompagnata dal suono. Il tentativo di vedere con gli occhi di un “neonato” il mondo che ci circonda. Il tentativo della “lettura lenta” della vita. La contemplazione è lo stato d’animo dell’uomo che si sente tutt’uno con l’universo. Forse questo film è il tentativo di affinare il mio udito per ascoltare il quieto sussurro dell’universo“.
Passando alla trama, questo film ci porta in un villaggio russo dimenticato dal resto del mondo in cui l’unico modo per raggiungere terre abitate è quello di attraversare un lago. L’unico contatto che gli abitanti hanno con il mondo esterno è rappresentato da un postino che fa la spola. Nonostante la presenza di una base aeronautica vicina, gli abitanti dei dintorni vivono come se fossero nell’era neolitica. Non hanno governo, servizi sociali o lavori. Una donna, di cui il postino è innamorato, lascia la vita del villaggio e va a vivere in città. La barca del postino si rompe e lui non può più consegnare la posta. Il modo in cui era scandita la sua vita è rovinato. Segue la donna in città, ma dopo non molto torna al villaggio senza un reale motivo. La sceneggiatura è basata su storie vere e le persone del villaggio recitano la loro parte nel film.