Al suo secondo esperimento dietro la macchina da presa, Claudio Amendola è dal 30 marzo al cinema come regista e interprete de Il Permesso – 48 Ore Fuori, il film nato dalla penna di Giancarlo De Cataldo, già autore di Suburra e Romanzo Criminale, con la collaborazione dello stesso Amendola e di Roberto Jannone. Nel cast anche Luca Argentero, Giacomo Ferrara e Valentina Bellè.
A Luigi (Claudio Amendola), Donato (Luca Argentero), Angelo (Giacomo Ferrara) e Rossana (Valentina Bellè) sono state concesse 48 ore di permesso fuori dal carcere di Civitavecchia. Per motivi differenti si trovano in galera, dove devono scontare il loro debito con la giustizia.
Ma adesso sono fuori, e devono decidere in che modo spendere il poco tempo che gli è stato concesso. Vendetta, redenzione, riscatto, amore. Una volta usciti ognuno di loro dovrà fare i conti con il mondo che è cambiato mentre erano dentro.
Per addentrarci nel film, vi presentiamo un estratto dell’intervista rilasciata da Claudio Amendola.
Perché ha deciso di dirigere questo film?
Ho capito che questa era la storia giusta. I personaggi e la trama sono tipici di un genere di cinema che ho avuto la fortuna di interpretare da attore in numerosi film e che credo mi rappresenti, ma forse la cosa che più mi ha convinto è il comune denominatore che spinge i personaggi, perché, nonostante sia una storia dura e anche violenta, il sentimento che li muove è sempre l’amore; per un figlio, per una donna, e l’amore da trovare.
Diceva che aspirava a realizzare un genere di film che le piace vedere da spettatore, in che senso?
Il Permesso – 48 Ore Fuori è rigorosamente un film di genere, una categoria che nell’ultimo anno è stata finalmente “sdoganata” anche in Italia, ed è un film che mi rispecchia molto, è il cinema che mi piace vedere e che volevo portare in scena. Mi piacciono molto certi film stranieri di questo tipo, quelli americani ma anche quelli francesi, che hanno una tradizione molto forte, e questo mi fa sperare per la diffusione internazionale della nostra storia, che potrebbe essere ambientata in qualsiasi luogo del mondo: le carceri esistono ovunque così come esistono le dinamiche che i personaggi principali del racconto scatenano.
Le piacciono i libri di Giancarlo De Cataldo e le trasposizioni che ne sono state tratte per il cinema e per la fiction tv?
Ho sempre letto le opere di Giancarlo, come Romanzo Criminale, con appassionata voracità e l’anno scorso ho recitato, diretto da Stefano Sollima, nella trasposizione cinematografica del suo libro Suburra. È un tipo di letteratura che apprezzo, mi sono interessato molto e documentato a lungo sulle trame dell’Italia degli ultimi 30/40 anni: penso ai volumi di giornalisti come Giovanni Bianconi e Carlo Bonini, ricchi di coraggioso impegno civile e sociale.