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Benedikt Erlingsson ci racconta Storie di Cavalli e di Uomini

Pluripremiato nei festival di tutto il mondo, è in sala da oggi Storie di Cavalli e di Uomini, il lungometraggio d’esordio dell’islandese Benedikt Erlingsson. Si tratta di una storia di campagna dove l’uomo si dissolve nel cavallo e il cavallo nell’uomo, dove amore e morte si intrecciano con conseguenze imprevedibili e il destino di un’intera comunità è scritto nello sguardo dei suoi cavalli.


Kolbeinn ama Solveig e Solveig ama Kolbeinn; ma Kolbeinn è innamorato follemente del suo bene più prezioso: la sua giumenta Grána, che è a sua volta ossessionata dallo stallone Bruno. In una valle isolata nel cuore dell’Islanda, dove gli abitanti si tengono d’occhio gli uni con gli altri tutto il tempo, il nascere di una nuova coppia è strettamente monitorato.

La primavera sta arrivando e, con essa, l’impetuosa forza della natura. Non può andare a finire bene. Amore e morte si intrecciano con inaudite conseguenze per l’intera comunità. E noi spettatori seguiamo i destini delle persone, attraverso la percezione dei loro cavalli.

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Storie di Cavalli e di Uomini, è un film sulla passione di Benedikt Erlingsson, il cavallo, e in particolare sul legame tra l’uomo e il cavallo. “Questa non è una storia semplice” esordisce Erlingsson che spiega: “non so se il titolo inglese del film, Of Horses and Men, possa dare allo spettatore la giusta chiave di lettura: la parola che lì manca, “Storie”, è la chiave. E naturalmente, bisogna poi aggiungere che qui al nord, anche le donne sono “uomini”.

L’autore ricorda che nessun cavallo è stato ferito durante le riprese del film: “viene dichiarato alla fine dei titoli di coda ed è assolutamente vero”. I componenti del cast e della troupe sono tutti proprietari di cavalli e amano i cavalli: “sono come dei figli per loro, e per noi”.

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Il pubblico verrà immerso in un’esperienza forte, potente, dove dinamismo, lirismo e un’abbondante dose di humour sono intrecciati indissolubilmente. Protagonisti della scena sono indubbiamente i cavalli, con il loro vigore e la loro bellezza.

“Devo ammettere, però, che ci sono stati alcuni interpreti umani che sono stati traumatizzati durante le riprese del film, ma ho saputo che sono ancora in vita, o almeno lo erano mentre scrivevo queste poche righe”.

Benedikt Erlingsson

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