Esce solo oggi e domani al cinema Il Mago – L’Incredibile Vita di Orson Welles, il documentario di Chuck Workman che racconta, nel centenario della sua nascita, il genio straordinario di Orson Welles attraverso la sua carriera come star di Hollywood, regista di Hollywood (o per alcuni fallimento di Hollywood), e regista indipendente di enorme importanza.
La vita di Orson Welles è stata magica: è stato un prodigio della musica a 10 anni, ha diretto la sua prima rappresentazione shakespeariana a 14, è stato pittore a 16, una star del palcoscenico e della radio a 20, ha avuto relazioni sentimentali con alcune delle donne più belle del mondo, tra cui Rita Hayworth. Le sue opere sono sempre state straordinarie, uno su tutte Quarto Potere (considerato da molti come il film più importante della storia del cinema), realizzato da Welles a soli 25 anni.
Dopo Quarto Potere, la carriera di regista di Welles ha continuato ad evolversi, film dopo film (alcuni di questi mai finiti, altri respinti), ha recitato anche in film di altri registi, la maggior parte delle volte solo per guadagnare in modo da poter continuare a fare i suoi film. Nel documentario ci sono scene di quasi tutti i suoi film esistenti, da Hearts of Age (che ha fatto in un giorno quando aveva solo 18 anni) a spezzoni di opere incompiute come The Other Face of the Dream, The Deep e Don Chisciotte.
Il documentario utilizza le parole dello stesso Orson Welles per raccontare la sua storia. Sullo schermo vediamo molti spezzoni dei suoi film e una dozzina di interviste con lui, che coprono un arco di cinquant’anni, con commenti di Jeanne Moreau, Peter Brook, Costa-Gavras, Steven Spielberg, Martin Scorsese, Richard Linklater, Frank Marshall, Paul Mazursky, Wolfgang Puck, Norman Lloyd, Walter Murch e l’amico personale di Welles, Peter Bogdanovich.
I membri della famiglia, tra cui la figlia maggiore di Welles e il suo compagno Oja Kodar, critici, autori conosciuti e studiosi come lo stesso Welles, solo per citarne alcuni, James Naremore, Jonathan Rosenbaum, Elvis Mitchell, Simon Callow, ci raccontano la leggenda di una delle figure più importanti di Hollywood.
Girato in una dozzina di location negli Stati Uniti e in Europa, Il Mago racconta anche i diversi aspetti della caduta in disgrazia di Welles a Hollywood, e i suoi costanti tentativi di continuare ad esplorare la sua arte attraverso i film e il teatro. Le battaglie di Welles – con il denaro, con le donne, con l’autorità e, naturalmente, con il suo peso – fanno tutte parte della sua storia, costituiscono il suo fascino, il suo enorme talento e il suo lavoro straordinario.
“Orson Welles era veramente un mago – spiega Chuck Workman – in grado di destreggiarsi fra idee e tecniche complicate e una vita complessa, per creare l’essenza dell’arte”. Oltre all’artista, viene raccontato l’uomo e la “potenza del suo fascino particolare, la sua personalità provocatoria sullo schermo e fuori, la sua vita da star, la sua statura politica: era un mago, un appassionato della corrida, amante del cibo, del buon vino e della bella vita, di molte donne straordinarie, un uomo con una vita in costante movimento”.
Il regista ha lavorato per due anni su tutti i film finiti e incompiuti di Welles: “mi sono reso conto che, come Kubrick e Altman, Orson ha creato un cinema eccezionale che sembrava il cinema di Hollywood, ma non lo era”.
Welles aveva una sua visione ed era dotato di grandi e diversi talenti: “era un ottimo sceneggiatore, un grande regista di attori, un artista visivo e un montatore innovativo; ma allo stesso tempo aveva anche i suoi difetti e spero che il film riesca a raccontare anche questo”. Orson Welles ha infatti passato la vita a destreggiarsi fra l’arte e il commercio: “non era un grande produttore e non sopportava gli stupidi”.
A volte Il Mago si comportava male, egoisticamente e in molti casi, contro i suoi stessi interessi: “eppure, aveva una personalità affascinante e una storia di vita straordinaria e i suoi film, a mio parere, sono dei veri capolavori” conclude Workman.
“Orson Welles era più avanti del suo pubblico, e ancora più avanti dei suoi datori di lavoro”.
Chuck Workman