Tra i titoli in uscita più attesi di questa settimana c’è sicuramente Mon Roi – Il Mio Re, il film di Maïwenn con protagonista la coppia formata dagli straordinari Vincent Cassel e Emmanuelle Bercot (Palma d’oro per la miglior interpretazione femminile a Cannes 2015).
A seguito di un grave incidente sugli sci, Tony (Emmanuelle Bercot) viene ricoverata in un centro di riabilitazione. Grazie agli antidolorifici e all’assistenza del personale medico, ha l’occasione di ripensare alla sua relazione turbolenta con Georgio (Vincent Cassel).
Perché si amano? Chi è quest’uomo che ha amato così profondamente? Come ha permesso a se stessa di vivere una passione così soffocante e distruttiva? Tony ha di fronte un difficile processo di guarigione, un duro lavoro fisico che può finalmente renderla libera. Vi presentiamo ora di seguito un estratto dell’intervista rilasciata dalla regista Maïwenn.
Mon Roi parla di una relazione passionale e distruttiva durata dieci anni. La relazione è osservata dall’esterno e questo punto di vista lo rende un film molto diverso dal tipo di film che ha precedentemente girato.
È un argomento su cui ho riflettuto per anni senza mai farne il film. L’idea mi spaventava, non sentivo di essere sufficientemente matura per affrontarlo. Ho scritto numerose versioni senza mai esserne soddisfatta.
Che cosa La spaventava?
I momenti felici che i protagonisti hanno vissuto prima che tutto andasse a rotoli – mi sono resa conto di quanto fosse difficile per me rappresentare nei miei film persone felici. Tutto ciò che scrivevo mi sembrava sdolcinato. E’ necessario crederci altrimenti come si può comprendere il fatto che finiscano sempre per tornare insieme? Come si può descrivere le loro nevrosi e i conflitti se non si crede nel loro amore?
Il personaggio di Georgio è molto complesso e misterioso…
Mi premeva che i personaggi non fossero mai monolitici o che diventassero noiosi. La vita non è mai una sola cosa, quindi è necessario essere in grado di osservarla da diverse angolazioni.
Si avverte immediatamente una discrepanza tra questo uomo e questa donna. Tony non ha la bellezza delle modelle con cui esce solitamente Georgio e inoltre si porta dentro una sofferenza interiore che rivela a Georgio durante la loro prima notte insieme.
Doveva esserci qualcosa di molto intimo tra loro affinché Georgio si innamorasse di lei. Tony rivela la sua angoscia interiore a Georgio durante l’episodio con i cubetti di ghiaccio e immediatamente entrano in un’intimità estrema e particolare; accade spesso quando le persone si trovano.
I personaggi del film hanno 40 anni…
Questo aspetto lo rende un film con un target maturo ma anche gli adolescenti possono identificarsi con i personaggi. Il mio film è per tutti gli amanti incompresi.
Il film ha una dimensione universale che rappresenta un cambiamento rispetto a Forgive Me, il Suo primo lungometraggio.
Fin dall’inizio della mia carriera cinematografica, sono stata etichettata come regista di film autobiografici, ma non mi sono mai identificata con questa definizione. La visione di Polisse non era meno personale, o più personale, di quella in Forgive Me, e il fatto che mi piaccia rappresentare storie di attrici non significa che All About Actress fosse incentrato su di me. Che si basi su una storia vera o meno, il mio lavoro è lo stesso. Le etichette di questo tipo possono ferire, sono troppo semplificate, ed io ne ho sofferto. Il malinteso nasce probabilmente dal fatto che abbia recitato in quei film.
Utilizzando la tecnica del flashback, ottiene una distanza maggiore.
Questa struttura narrativa permette a Tony di avere una duplice prospettiva sia su se stessa che su Georgio rivisitando i momenti della loro storia, e le da la possibilità di ricominciare da capo. Quando esce dal centro di fisioterapia, ha una capacità di recupero diversa.
Il suo percorso di recupero comporta la guarigione del suo corpo: sembra che Lei provi un certo fascino per le storie che riguardano il processo di recupero dopo lesioni fisiche nei centri di fisioterapia.
Sono sempre stata attratta da persone con lesioni fisiche e dagli infermi. In un certo senso sono tagliati fuori dalla società e non hanno gli stessi bisogni e desideri delle persone sane. Si è fragili quando si usa una stampella o una sedia a rotelle. La prospettiva della vita cambia e improvvisamente l’unica cosa importante diventa stare meglio. Grazie al suo incidente, Tony può provare un nuovo tipo di affetto per Georgio. Essere in grado di camminare di nuovo diventa improvvisamente il più importante dono che la vita può offrirle.
Il suo incontro con i giovani presso il centro di fisioterapia contribuisce notevolmente alla sua guarigione.
Sono persone ferite, come lei, e la fanno sentire meglio. Sono diversi rispetto alle persone che ha conosciuto fino a quel momento; gente semplice che le apre un mondo fatto di risate, di condivisione e leggerezza.
Nonostante sia ferita, fisicamente e moralmente, Tony è na combattente che reagisce e contrattacca.
Non è un caso che abbia deciso che Tony dovesse essere un avvocato. Non la vediamo mai mentre svolge la sua professione – il film si concentra interamente sul suo rapporto con Georgio – ma mi piaceva l’idea che fosse una persona impegnata a difendere altre persone – buone e cattive – così come difende il suo uomo. Ha atteso a lungo, ha vissuto una storia d’amore appassionata e sta facendo tutto il possibile per preservarla, quindi sì, è un combattente.
Perché Mon Roi?
Non riuscivo a trovare un titolo. Ho scartato immediatamente quello che avevo in mente all’inizio. Un giorno ho sentito una canzone d’amore di Elli Medeiros che dice: “Toi, toi, mon toit … Toi mon tout, mon roi …” Era breve e suggestivo. Ed è davvero le roi [il re], in ogni senso.