Si è da poco concluso il 29° Torino Gay & Lesbian Film Festival, svoltosi nelle sale del Cinema Massimo di Torino, da mercoledì 30 aprile (con l’apertura della madrina Ambra Angiolini) a martedì 6 maggio. All’interno della ricca programmazione di film, sono stati presentati 137 titoli provenienti da 40 nazioni, la maggior parte inediti in Italia. A vincere è stato Der Kreis (The Circle) di Stefan Haupt, una pellicola che ha unito narrazione cinematografica e memoria storica già vincitore dei Teddy Award all’ultima Berlinale.
Per fare un bilancio di quest’ultimo TGLFF abbiamo contattato il Direttore del Festival, Giovanni Minerba.
Nuovo nome, nuovo logo, anteprime cinematografiche mondiali: com’è andata la 29a edizione del TGLFF?
È andata bene, sono rimasto contento e soddisfatto. Il cambio del nome e del logo hanno certamente indicato un rinnovamento del Festival, ma quello che contava di più era la programmazione dei film. Sono sempre i contenuti proposti che restano al primo posto.
Vorrei un suo giudizio su Emma Dante, premiata con il “Dorian Grey”.
Non posso che parlare bene di Emma. Abbiamo voluto premiare il suo lavoro e la passione riguardo alle tematiche che porta avanti, le denunce sociali che mette in atto. Come artista è una grande innovatrice con una personalità forte e importante.
L’edizione di quest’anno ha visto protagonisti delle pellicole giovani e giovanissimi. Una scelta ben precisa la vostra?
Insieme agli autori e ai produttori abbiamo deciso di puntare molto su un palinsesto ‘dedicato’ per le nuove generazioni, attraverso film che mostrassero le problematiche degli adolescenti. Ho visto molto coinvolgimento da parte dei ragazzi che hanno partecipato al Festival. Del resto il pubblico si rinnova e quindi la nostra è stata anche una scelta naturale. Una scelta che ci ha ripagato.
Quanto influisce il web e i social sulle relazioni?
Sicuramente il web ha un’influenza maggiore rispetto a qualche anno fa. Eppure mi pare che le relazioni nate su internet non diano risultati eccellenti… Ci sono coppie che si sono conosciute proprio al Festival che mi hanno pure ringraziato (ride ndr.). Anche a questo serve il TGLFF, perché l’incontro di persona, nella vita reale, penso sia sempre il migliore.
Omosessualità e omofobia nella società moderna: a che punto siamo in Italia e non solo?
Purtroppo in Italia non c’è una grande situazione. Sicuramente siamo messi meglio rispetto a Paesi come l’Uganda, ma di certo non siamo in vetta. Non abbiamo ancora una legge che si schieri contro l’Omofobia, nonostante le Associazioni richiedano continuamente attenzione su questo problema. In America hanno creato una giornata contro gli omofobi, spero che anche l’Unione Europea arrivi definitivamente a realizzarne una perché l’Omofobia semplicemente non deve esistere.
Anche ricordando terribili fatti di cronaca, come certe istigazioni al suicidio nati proprio dai social…
È una roba orrenda. In assoluto l’utilizzo peggiore del Web, indice di una mancata serenità interiore. Nascondersi dietro ad uno schermo è la via più facile, e anche la più meschina. Questo dovrebbe far riflettere anche insegnanti e genitori.
Quanto è importante l’arte e, usando parole sue, la “linea della bellezza” del cinema riguardo questo tema?
È lì che sta la soluzione. Il cinema, e l’arte in generale, sono il viatico per capire l’essere umano. Bisogna ripartire dal principio, dall’educazione. La Scuola e poi l’Arte devono insegnare il vivere comune. Su questo dovrebbero riflettere i governanti. La cultura deve tornare al primo posto. È lì che bisogna investire anche del denaro per costruire il futuro.
Cosa pensa di Der Kreis, il film vincitore?
I film che hanno vinto rispettivamente il Premio della Giuria (Der Kreis – The Circle, ndr.) e quello del Pubblico (Hoje eu quero voltar sozinho – The Way He Looks di Daniel Ribeiro, ndr.) sono due opere necessarie, da mostrare ad un pubblico più ampio possibile. Racchiudono e trasmettono il valore di quel vivere comune di cui parlavo prima. Il film di Ribeiro (che vede protagonisti due diciottenni di cui uno cieco ndr.) è come se rappresentasse la base di Der Kreis che invece racconta oltre cinquanta anni di vita insieme di due persone. Film che sottolineano l’importanza di essere prima di tutto cittadini del mondo.
Intervista di Giacomo Aricò