È dal 3 dicembre in sala La Isla Mínima, il pluripremiato thriller-noir spagnolo diretto da Alberto Rodríguez, vincitore di 10 Premi Goya, tra cui quelli per la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura.
Profondo sud della Spagna, 1980. In un piccolo villaggio in cui il tempo sembra essersi fermato – nei pressi di un labirinto di paludi e risaie – si è installato un serial killer responsabile della scomparsa di molte adolescenti delle quali nessuno sembra interessarsi. Ma quando due giovani sorelle spariscono durante le festività annuali, la madre spinge per un’indagine e due detective della omicidi arrivano da Madrid per cercare di risolvere il mistero. Sia Juan (Javier Gutiérrez) che Pedro (Raúl Arévalo) hanno una vasta esperienza nei casi di omicidio, ma differiscono nei metodi e nello stile. Dovranno ben presto fronteggiare ostacoli per i quali non sono preparati.
Uno sciopero dei lavoratori locali mette a rischio il raccolto del riso e distrae i detective, messi sotto pressione affinché il caso si risolva rapidamente. Con loro grande sorpresa, le indagini in corso portano alla luce un’altra fonte di ricchezza per il villaggio: il traffico di droga. Gli investigatori vengono intrappolati da una rete di intrighi alimentata dall’apatia e dalla natura introversa della gente del posto. Niente è ciò che sembra in questa isolata e opaca regione e l’indagine incontra difficoltà inaspettate. Entrambi gli uomini capiscono di dover mettere da parte le rispettive divergenze professionali se vogliono fermare la persona responsabile della scomparsa delle sorelle prima che altre ragazze facciano la stessa fine.
La Isla Mínima è una fiction dall’inizio alla fine, collocata nel 1980, un anno di grandi tensioni politiche in Spagna: “una tensione che doveva essere percepita in sottofondo, come un digrignare di denti” spiega Alberto Rodríguez. Fonte di ispirazione per il regista è tutto quello che le paludi evocano: “un magico e misterioso luogo in cui la ricchezza e il potere hanno vissuto spalla a spalla con il dolore e la tristezza di personaggi che sono il risultato di un passato politico e sociale”.
Il film ci parla della scomparsa di due ragazze e della loro conseguente ricerca, come se si trattasse di fantasmi: “l’idea era quella di creare gli eventi del film basandosi sulla routine quotidiana dei poliziotti di quasi quarant’anni fa – sottolinea Rodriguez – ma grazie ai consigli di due agenti ancora in servizio, siamo venuti a sapere che i metodi della polizia sono cambiati enormemente con gli anni: prima, le indagini erano molto meno scientifiche, i mezzi a disposizione erano inferiori, in alcuni casi, o mancavano del tutto”. La trama del film si è quindi basata su eventi reali che erano avvenuti in quegli anni.
“A conti fatti – conclude Alberto Rodríguez – La Isla Mínima è un film che rivela un tocco classico per quanto riguarda le indagini e lo sviluppo dei personaggi, ma con uno sfondo che è torbido, fangoso, denso e impenetrabile, come le vere paludi nelle quali è ambientato”.
“Le paludi ci sono sempre apparse come un immenso, duro territorio; magnetico, ma davvero inospitale e crudele. E sono esattamente così”.
Alberto Rodríguez