Oggi arriva al cinema Macbeth, il film tratto dalla monumentale opera di William Shakespeare (composta tra il 1605 e il 1608) diretto da Justin Kurzel e interpretato dai premi Oscar Michael Fassbender e Marion Cotillard.
Il film racconta la rovinosa metamorfosi del valoroso generale Macbeth, signore di Glamis, che conosce la gloria e l’onore, ma viene condotto alla rovina dalla sua cupidigia. Un’interpretazione emozionante delle drammatiche vicende accadute in quei tempi e una rivisitazione di uno dei personaggi più famosi e complessi di Shakespeare. Ambientato nel paesaggio crudo della guerra civile in Scozia, Macbeth è la storia di un animo grande e generoso corrotto da avidità e spietata ambizione.
Di tutte le opere classiche di Shakespeare, Macbeth è sicuramente tra le più celebri. In oltre 400 anni dalla sua prima pubblicazione, è una delle tragedie più frequentemente adattata; è stata costantemente riproposta sul palcoscenico oltre che riadattata in versioni cinematografiche e televisive. La tragica storia di un generale scozzese ossessionato dalla sua stessa ambizione e dalla profezia di divenire re di Scozia, ha affascinato attori, registi e il pubblico stesso. Registi del calibro di Orson Welles e Roman Polanski si sono cimentati nel portare sul grande schermo la loro visione di questa famosa tragedia.
Diventa quanto mai attuale rivedere sul grande schermo Macbeth all’alba del 2016. Considerata la situazione economica di quest’ultimo (ormai) decennio e la conseguente avidità crescente della società odierna. La produzione ha così ritenuto che la globalizzazione attuale offrisse l’occasione di ampliare il messaggio e la visione della storia nella trasposizione cinematografica e quindi di dare al Macbeth un tocco moderno.
«Ciò che ritengo sia molto forte in questo adattamento è il senso di comunità e di un mondo più ampio intorno ai personaggi – osserva il produttore Canning – abbiamo sviluppato l’idea che Macbeth e Lady Macbeth esistano all’interno di una realtà di cui sono il prodotto stesso; le loro azioni, quindi, non possono prescinderne. Abbiamo analizzato la storia da un punto di vista molto più moderno e cinematografico“.
Una modernizzazione che ha però preservato e rispettato il linguaggio shakespeariano. “Ci siamo avvicinati all’opera con semplicità“, afferma Michael Fassbender, che interpreta Macbeth. “Non abbiamo mai provato ad andare contro il verso o a ignorarlo – spiega – ma abbiamo mantenuto le cose semplici e concrete, e l’idea di Justin fin dall’inizio è stata quella di essere molto più intimi con il testo di quanto avessimo visto fare in precedenza, ma rimanendo sempre veri e fedeli ad esso. L’intenzione non deve essere quella di “sabotare” una così straordinaria opera ma di lavorarci e entrarci dentro”.
Il regista Justin Kurzel aggiunge: “Portare i versi al cinema è diverso rispetto al teatro in cui hai il pubblico dal vivo. Credo che accada qualcosa quando reciti avendo un altro attore di fronte e senti la telecamera così vicina. Si recita in modo più intimo”.
I versi sfruttano il linguaggio come manipolazione e in questo Shakespeare è stato sempre un maestro. In Macbeth la manipolazione e l’intrigo sono aspetti fondamentali. “Guardi Michael e Marion o Michael e Paddy e sembra di assistere a una scena di Quei Bravi Ragazzi, in cui i vari personaggi cercano di ingannare e raggirare l’altro in modo abile, intelligente e subdolo“, spiega Kurzel. “In Macbeth esiste un sorta di “sottotesto” inespresso davvero interessante; la tensione che si crea è quasi colloquiale e non artificiale“.
Kurzel ha osservato e avvicinato la storia di Macbeth cercando di immaginare cosa significasse vivere a quel tempo e quanto potesse essere dura e persino brutale la sopravvivenza: “mi ha ricordato la realtà dei western, con paesaggi e atmosfere che percepivo molto più pericolose rispetto ad altri adattamenti del Macbeth”.
Ma è stato il concetto di Macbeth come guerriero che ha convinto Kurzel ad entrare nel progetto: “volevo portare sul grande schermo l’ombra della guerra, mostrare come Macbeth reagisca a quella realtà o ne sia il prodotto, e come essa giochi un ruolo fondamentale nella sua ambizione di diventare re; ho trovato tutto questo molto interessante nei termini di un personaggio che cerca di superare un trauma o un dolore; ho provato una sorta di familiarità, di parentela”.