Il regista e sceneggiatore Jeffrey C. Chandor, dopo gli autorevoli Margin Call e All Is Lost, torna al cinema con 1981: Indagine a New York, il nuovo film da lui scritto e diretto con protagonisti Oscar Isaac e Jessica Chastain. Un feroce dramma criminale, in sala da giovedì 4 febbraio, che si sviluppa in un labirinto di corruzione che vede coinvolti industriali e politici rampanti e che infesta le strade di una città in declino pervasa dalla violenza.
Il film documenta tre giorni nella vita di Abel Morales (Oscar Isaac), un ispano-americano che, insieme alla moglie Anna (Jessica Chastain), nata a Brooklyn, inizia a lavorare in una piccola azienda di olio combustibile acquistata dal di lei padre, un gangster. Dopo essersi ripromesso di fare affari onestamente, scopre che la scalata verso il successo è fatta di corruzione. All’inizio del film, Morales paga l’acconto per l’acquisto di un pezzo di terra a Brooklyn – precisamente subito oltre il fiume all’altezza di Lower Manhattan, dove ancora oggi il commercio globale ha la sua sede privilegiata. Sulla proprietà sono già presenti serbatoi di carburante che consentirebbero ad Abel di espandere la sua società e di affermarsi sui suoi concorrenti, un gruppo compatto di aziende famigliari che trama per conquistare una fetta di mercato più ampia.
La tensione cresce quando dei delinquenti iniziano ad assalire la piccola flotta di autisti di Abel, rubando il loro carburante per poi rivenderlo sul mercato illegale. Nel frattempo, una figura misteriosa si introduce, di notte, nella nuovissima casa dei sogni dei Morales situata a Westchester, un piccolo sobborgo a nord dello Stato. A peggiorare ulteriormente le cose, un ambizioso assistente procuratore (David Oyelowo) apre un’indagine sulla contabilità dell’azienda, minacciando di metterla sotto accusa per evasione fiscale e frode. Colto nel suo momento più vulnerabile, mentre sta cercando faticosamente di saldare l’acquisto del terreno, Abel se la deve vedere con una scelta morale che rischia di distruggere la propria azienda e la vita che si è creato con tanto impegno.
Con 1981: Indagine a New York, Chandor ci invita ad entrare in un teatro operativo, in cui spezza in due la psiche dei suoi personaggi: uomini appassionati e motivati, costretti ad impiegare le loro capacità di fronte a limitate possibilità e a violenti dilemmi etici. In questo dramma storico criminale il regista ci porta di nuovo sulla soglia del pericolo e della confusione morale. Come recita il titolo originale (A Most Violent Year), il 1981 è considerato, statisticamente, l’anno più violento della città. Uscita dalla crisi petrolifera degli anni Settanta, la città andò incontro ad un drammatico periodo di transizione successivo alla forte espansione della metropoli dagli anni Venti agli anni Sessanta: la città praticamente si fermò a causa dei tagli di budget, dell’elevatissimo tasso di criminalità e della corruzione politica.
L’inizio degli anni Ottanta rappresentò il picco del cosiddetto trasloco dei bianchi verso la sicurezza dei sobborghi circostanti, mentre una nuova ondata di immigrati si riversò nei distretti alla ricerca di opportunità, trasformando drammaticamente il tenore e la struttura della città. Lavorare nell’epicentro del capitalismo portò ad attriti e difficoltà: erano finiti i giorni degli intricati codici di comportamento che regolavano i rapporti tra Municipio, Mafia e mondo degli affari. Per i piccoli imprenditori che cercavano di conquistare un rango più elevato nell’ambito dell’industria e del commercio, significava doversela cavare da soli.
Protagonista della storia è un ambizioso outsider che si vuole trasformare in un magnate: “attraverso il personaggio di Abel Morales – spiega Chandor – mi interessava indagare i temi dell’individualismo spietato e dell’indipendenza e il mio film esplora i limiti della scalata sociale quando Abel sale la scala verso risultati più importanti”. Una scalata che rivelerà la sua natura ambigua con una sua potenziale discesa nella malvagità. Nel corso del film infatti, il personaggio di Morales si fa sempre più complesso e controverso – un marito che può diventare violento quando viene spinto verso il baratro della rovina professionale.
“Abel sembra un pacifista in un momento della storia di New York City in cui la città somiglia al Selvaggio West” osserva Oscar Isaac sul suo personaggio. “Mi è sembrato un uomo virtuoso ma con una zona grigia – continua l’attore – è stato facile immaginare che, lungo il suo percorso, diventasse uno psicopatico: vedi uomini che salgono la scala professionale, che guidano aziende in cui le persone sono considerate come prodotti e questi capitani d’industria col tempo perdono empatia o imparano a compartimentare i loro impulsi più oscuri”. In Abel, Isaac ha visto un confronto interessante: “l’uomo che desidera diventare un supercapitalista, alla disperata ricerca delle cose più belle della vita, che nel tentativo di raggiungere questo obiettivo ricorre alla violenza, una scorciatoia per mettere le mani sull’oro”.
Abel inizialmente sogna di far crescere la propria attività secondo principi etici: “costruire un’azienda da zero è forse la cosa che sappiamo fare meglio in questo Paese – spiega Chandor – dal punto di vista creativo, è uno degli elementi più affascinanti del nostro essere americani, ma c’è anche il grosso rischio di fallire”. Ed è proprio questo aspetto che farà cambiare Abel, un uomo per il quale la sconfitta non poteva essere nemmeno presa in considerazione. Alla fine nemmeno la relazione amorosa e professionale con la raffinata Anna può essere al sicuro con quest’ultima che si rivela tutt’altro che una santa: “forse anche lei è corrotta e Abel si troverà solo in un mondo duro e spietato”.
“Per avere successo in questo Paese, ci siano cose che puoi fare cose che non puoi fare”
J. C. Chandor