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CAMERABOOK – Anna siamo Noi

AnnaÈ già un film Anna, l’ultimo straordinario libro di Niccolò Ammaniti (edito da Einaudi nel 2015). Ed il finale prepara e propone la possibilità di un sequel. Che cosa accadrà ad Anna e al fratellino Astor e al loro cane dopo aver attraversato lo stretto di Messina dalla Sicilia su un pedalò ed essere sbarcati sul continente? Quale sarà il loro futuro se ne avranno uno? Siamo in Sicilia nel 2020, un virus mortifero proveniente dal Belgio chiamato “la Rossa” si è diffuso ovunque velocemente e ha sterminato tutta la popolazione adulta dell’Europa e forse del mondo intero. Ne sono immuni i bambini sino alla pubertà poi anche loro saranno contagiati e moriranno con atroci sofferenze. Anna, dopo quattro anni dall’arrivo del virus, ha circa 13 anni e vaga per l’isola cercando disperatamente di sopravvivere e di prendersi cura del  piccolo Astor, come le è stato chiesto dalla madre in punto di morte.

La sua unica guida è il quaderno intitolato Le Cose Importanti che la mamma ha scritto per loro e che inizia così:

“Figli miei adorati, vi amo tanto. Tra poco la vostra mamma non ci sarà più e ve la dovrete cavare da soli. Siete bravi e intelligenti e sono sicura che ce la farete”.

Fra le tante indicazioni per un futuro, che anche la mamma non ha sperimentato e non può immaginare, la raccomandazione di imparare dagli errori  e di usare sempre la testa. Inoltre troviamo nel quaderno la richiesta fatta ad Anna di insegnare a leggere ad Astor, lei ha il compito di educare il fratello alla memoria. Imparare a leggere significa non dimenticare e sopravvivere.

L’esaltazione dell’attualità, l’accelerazione del tempo e l’assolutizzazione del presente che contraddistinguono la nostra epoca portano al contrario alla volatizzazione dell’esperienza.

Tanti genitori di oggi che, per proteggere i loro figli impediscono loro di fare da soli, di sbagliare ed i imparare dagli errori dovrebbero avere la stessa fiducia della mamma di Anna nelle potenzialità che i bambini possono esplicare.

Anche Silvia Vegetti Finzi scrive in questo senso  nel suo ultimo libro, in parte autobiografico, in parte psicoanalitico intitolato Una Bambina Senza Stella – Le Risorse Segrete dell’Infanzia per Superare le Difficoltà Della Vita (Rizzoli, 2015). Nell’introduzione leggiamo:

“Come i cuccioli degli animali, anche quelli umani possiedono straordinarie capacità di adattamento e in più, grazie ad una fervida immaginazione creativa, possono uscire indenni, come l’araba fenice da brucianti situazioni esistenziali”.

Anna ed Astor ci riescono. In un ambiente devastato da esplosioni e incendi, dove la natura cerca a stento di riemergere, sempre a contatto diretto con la morte, spogli e affamati ,si nutrono dei resti scaduti e putrefatti di una civiltà distrutta. È questo che ci ha portato il progresso, ci ha portati all’Apocalisse:

“È quando muoiono tutti perchè Dio ha detto stop. Vi ho dato un gioco e lo avete rotto. Vi ho dato un pianeta bellissimo e voi lo avete ridotto a una merda”.

Ammaniti svolge un racconto crudo, coraggioso e avventuroso in un quadro di immagini liriche e suggestive che propongono uno struggente contrasto tra la bellezza del mare, delle spiagge del cielo, dei fiori della Sicilia e i resti  deteriorati del benessere del nostro tempo ormai completamente inutili e insensati. Tutto ciò che l’umanità ha costruito è diventato immondizia.

Seguendo l’autostrada nel tratto occidentale dell’isola Anna e Astor cercano di arrivare a Messina per varcare lo stretto. È il sogno del Continente, Anna pensava:

“Forse oltre lo stretto il mondo era tornato come prima, i Grandi facevano figli e andavano in macchina, i negozi erano aperti e non si moriva a quattordici anni. Forse la Sicilia era stata dimenticata insieme a tutti i suoi orfani”.

Anna e il fratellino passeranno lo stretto, alla fine, e sul continente troveranno, in un negozio di scarpe distrutto, un paio di scarpe da ginnastica di pelle scamosciata gialla con tre strisce nere “Adidas Hamburg, euro 95“. Un loro amico, Pietro, morto durante il viaggio, diceva che potevano salvare dall’epidemia chi le calzava. Ne mettono una per uno e proseguono seguendo il percorso dell’autostrada:

“Davanti al casello Astor si fermò, tese la gamba e si guardò la scarpa:
-E se una sola non funziona?
Anna gli diede la mano e disse -Non importa”.

Così si conclude la storia ,così si afferma la potenza irriducibile della vita perchè, come dice Ammanniti e come Anna arriva a comprendere nella sua breve incredibile esistenza:

 “La vita non ci appartiene ci attraversa”.

In Anna c’è la nostra infanzia, il nostro coraggio, il desiderio di libertà , la forza di ricominciare e l’amore per la vita che caratterizza noi donne. Anna siamo noi.

Claudia Sacchi

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