Scritto e diretto magistralmente da Martin Zandvliet, giovedì 24 marzo arriva al cinema Land of Mine – Sotto la Sabbia, il film che racconta i giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio del 1945 quando i soldati tedeschi in Danimarca furono deportati e vennero messi a lavorare per quelli che erano stati i loro prigionieri. Incredibilmente attento e delicato, il film racconta il desiderio di vendetta ma anche il ritrovamento del senso di umanità di un popolo dilaniato dalla guerra.
Land of Mine racconta la storia più buia e fin ora nascosta della Danimarca. Nei giorni successivi alla resa della Germania nazista nel maggio del 1945, i prigionieri di guerra tedeschi detenuti in Danimarca furono messi al lavoro dalle Forze Alleate. Con la minima o nessuna esperienza nel settore, furono inviati a disinnescare più di due milioni delle loro mine dalla costa occidentale danese. Durante l’operazione, più della metà di loro rimasero uccisi o gravemente feriti. Questi giovani prigionieri di guerra tedeschi sono confusi, hanno la paura e la sconfitta nei loro occhi.
Sprezzante dei tedeschi, per la loro occupazione di cinque anni del suo paese, e con l’intento di punire ciò che resta del regime nazista, il Sergente Rasmussen (Roland Møller) fa marciare la sua squadra sulle dune ogni giorno per disinnescare per le mine. Questo compito, apparentemente senza fine, diventa rapidamente una carneficina; e anche in Rasmussen cresce un conflitto di sentimenti nei confronti dei suoi giovani detenuti.
Riportiamo ora le note di regia rilasciate da Martin Zandvliet:
“La mia intenzione era quella di rivelare un episodio basato su un fatto storico che fa ancora vergognare particolarmente la Danimarca. Molti storici finora hanno evitato l’argomento, comprensibilmente forse. Non volevo assegnare colpe o puntare il dito; mi sembrava interessante fare un film che non guardasse i tedeschi sempre come mostri. È la storia di un camion militare pieno di giovani ragazzi tedeschi, che sono stati sacrificati nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Tuttavia, in fin dei conti, è davvero solo un film sugli esseri umani. Ti porta in un viaggio che va dall’odio al perdono”.
“La mia intenzione era quella di creare una storia rilevante e lasciare che il pubblico sperimentasse la potenza della paura, la speranza, i sogni, le amicizie e la lotta per la sopravvivenza, attraverso questo gruppo di personaggi”.
“L’offerta inglese di prigionieri di guerra tedeschi per le operazioni di sminamento mise il governo danese davanti a un dilemma politico. Rifiutare l’offerta sarebbe stata una decisione molto impopolare sia agli occhi del pubblico danese che delle nazioni alleate circostanti. La Danimarca come nazione aveva ancora una brutta reputazione dopo la guerra. E gli inglesi erano gli eroi assoluti – i liberatori della Danimarca. Tuttavia, costringendo i giovani prigionieri di guerra tedeschi a sminare la costa danese, si potrebbe sostenere che la Danimarca abbia commesso un crimine di guerra”.
“Ho voluto che questo dramma realistico fosse girato in un universo fantastico, idilliaco, contaminato solo da bunker di cemento grezzo e dalle detonazioni quotidiane delle mine. L’estate, la sabbia, le dune, il clima caldo e l’acqua erano un richiamo costante alla vita idilliaca che c’era una volta, e la vita che sarebbe ancora una volta risorta dalle ceneri. Insieme alle migliaia di mine, le esplosioni, la morte e il dolore, tutti questi elementi ci portano nel pieno delle conseguenze della guerra”.
“Consuetudine generale tra i registi è che gli attori debbano essere belli, nel senso in cui la bellezza voglia dire non avere difetti. Ma ho sempre pensato che ogni essere umano sia più interessante quanto più sia possibile vedere la sua storia. È utile conoscere le angosce di qualcuno, vedere le sue cicatrici e sentire i suoi demoni. Non volevo soltanto mostrare i lati brutti, ma credo che la bruttezza dica più di ogni altra cosa su chi siamo come esseri umani”.
“È un film molto umano che esplora non solo la bellezza delle tenebre, ma cerca anche di scoprire chi erano questi ragazzi tedeschi. Condividiamo le loro speranze e preghiamo per la loro sopravvivenza attraverso questo incubo. Dobbiamo credere ancora che possono diventare degli esseri umani, anche se disapproviamo il regime violento di cui facevano parte. In un certo senso ci poniamo la domanda: “È possibile provare simpatia per le persone che rappresentano il terrore del regime nazista?” ”.
“Per me, Land of Mine racconta una storia importante e umana. Una storia per lo più sconosciuta alla maggior parte dei danesi. È stata tenuta nascosta. Appositamente dimenticata. Repressa. È un film sulla vendetta e sul perdono. Su un gruppo di ragazzi costretti a fare penitenza per conto di un’intera nazione”.
FOCUS-EXTRA
La Convenzione di Ginevra del 1929 vieta di obbligare i prigionieri di guerra a svolgere lavori forzati o lavori pericolosi. Tuttavia, è evidente come le autorità britanniche e danesi abbiano deliberatamente modificato la formulazione del testo da “prigionieri di guerra” a “persone volontariamente arrese al nemico”, al fine di eludere le regole della convenzione.
Molti dei soldati tedeschi, obbligati a disinnescare più di due milioni di mine lungo la costa danese, erano semplici ragazzi – avevano dai 15 ai 18 anni di età. Fino ad oggi, gli eventi che ruotano attorno alla pulizia delle spiagge della Danimarca sono considerati tabù nella storia moderna danese. Il processo di sminamento, durato cinque mesi, ha causato più vittime di tutto il periodo dell’occupazione tedesca in Danimarca. L’idea di utilizzare i prigionieri di guerra tedeschi per svolgere il pericoloso compito di sminamento arrivò dalle autorità britanniche, ma fu messa in pratica senza obiezioni da parte dell’amministrazione danese. La Brigata danese fu incaricata di dirigere e gestire l’operazione.
Si stima che circa 2.600 uomini furono costretti a quel lavoro. La metà di loro rimase uccisa o ferita. 1.402.000 mine furono rimosse dal 11 maggio al 4 ottobre 1945, secondo i documenti militari. In 64 paesi in tutto il mondo, ci sono circa 110 milioni di mine inesplose ancora depositate sotto terra. Dal 1975 le mine hanno ucciso o mutilato più di un milione di persone.