Domani correrà al cinema Race – Il Colore Della Vittoria, il film diretto da Stephen Hopkins che racconta la storia epica e straordinaria di un campione assoluto che entrò di diritto nella leggenda: Jesse Owens. Protagonista è Stephan James, affiancato nel cast da Jason Soudekis, Jeremy Irons e Carice Van Houten.
Race è la storia di James Cleveland “Jesse” Owens (Stephan James), campione olimpico a Berlino nel ’36. Jesse, nonostante le tensioni razziali nell’America reduce dalla Grande Depressione, riesce ad ottenere la convocazione alle Olimpiadi di Berlino, grazie al supporto del coach dell’Ohio University, Larry Snyder (Jason Sudeikis). Nonostante la volontà di parte del Comitato Olimpico Americano di boicottare le Olimpiadi di Berlino in segno di protesta contro Hitler, gli Stati Uniti, grazie alla mediazione di Avery Brundage (Jeremy Irons), partecipano all’evento, e Jesse, grazie alla sua determinazione e alle sue capacità atletiche, si aggiudica 4 medaglie d’oro nella Germania del regime nazista. Un’impresa che ancora oggi ispira milioni di persone.
Jesse Owens è un’icona mondiale. Ancora ai nostri giorni, in cui il successo fa fatica a durare, risuona forte la fama del quattro volte oro olimpico ai Giochi di Berlino del 1936. I suoi successi alle Olimpiadi di Berlino hanno letteralmente rischiarato il mondo. Ottant’anni dopo, Owens è e rimane uno degli eroi olimpici la cui immagine e il cui nome sono parte inscindibile della nostra eredità culturale.
La sceneggiatura di Race, opera di Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, si concentra sugli anni più intensi della storia dell’atleta, dall’arrivo all’Ohio State University appena diciannovenne, ai successi di appena due anni dopo sul palcoscenico internazionale delle Olimpiadi di Berlino. Il regista Stephen Hopkins spiega: “Non credo sarà mai possibile rendere davvero giustizia alla vita di Jesse Owens in sole due ore di film. Descrivendo la sua parabola ascendente degli anni 1934-1936, lo vediamo trasformarsi da giovane e inesperto atleta in campione mondiale. Quest’arco di tempo è anche di grande interesse drammatico: non sarebbe potuto accadere né prima né dopo, in virtù di alcune innovazioni tecnologiche e, da un punto di vista prettamente storico, a causa dell’avanzata del fascismo in Europa”.
Gli sceneggiatori hanno cercato di superare i limiti tipici dei film ispirati alle “prodezze” sportive, con un coinvolgimento che travalicando lo sport, attinge alla storia, e alla sua dimensione sociale e politica. Joe Shrapnel racconta: “perché il pubblico possa veramente apprezzare i successi di Owens, la portata e l’importanza delle sue vittorie, dovevamo dare anche degli elementi di contesto storico e politico. Non tutti sanno che per un pelo i Giochi Olimpici rischiavano di saltare, o quantomeno la partecipazione americana. I Giochi Olimpici di Berlino sono stati gli ultimi fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il mondo iniziava a cambiare rapidamente”.
Anna Waterhouse continua: “la nostra finestra sulla sua vita apre uno squarcio sul rapporto che forse più di tutti ha segnato la vita di uomo e di atleta di Jesse Owens: quello con Larry Snyder, già suo coach all’Ohio State University. Un rapporto basato sul rispetto e sull’amicizia, quindi su una componente emotiva che deve fare i conti con la sfaccettata situazione sociale e politica che Jesse si trova a dover affrontare”. Il clima in cui Owens è cresciuto come atleta ha avuto un grande impatto emotivo su di lui: “la sua vita, infatti, è stata direttamente influenzata dal dibattito su se gli Stati Uniti dovessero o meno boicottare i Giochi Olimpici di Berlino in segno di protesta contro la persecuzione degli Ebrei e degli altri gruppi etnici operata dal regime totalitario di Hitler”.
Per il regime nazista, le Olimpiadi rappresentavano il biglietto da visita per la conquista del mondo, come ricorda la Waterhouse: “le prodezze di Owens hanno posto una pietra miliare nella storia dei Giochi Olimpici”. Per la sceneggiatrice “tra le innumerevoli persone conosciute da Owens nella sua carriera di atleta, molte hanno cercato di intralciarlo, sia in America sia all’estero. Anche dopo aver portato il proprio Paese sul podio dell’orgoglio olimpico, Owens è stato vittima di razzismo nella vita quotidiana”.
A vestire i suoi panni è stato l’attore Stephan James: “Jesse ha lottato e trionfato contro le avversità e le difficoltà per tutta la vita. Ha superato confini materiali e ideologici andando a Berlino per correre le Olimpiadi. Non solo ha scritto il libro dei record, ma ha cambiato il corso della storia. Tanti atleti nati più tardi non avrebbero mai avuto la possibilità di competere se non fosse stato per lui”.
Jesse Owens è stato un sognatore capace di realizzare i desideri di altri, una voce che ha aperto le orecchie del mondo, un uomo che ha ispirato milioni di persone di diverse generazioni: un campione, in tutti i sensi.
“Le amicizie nate sul campo sono la vera medaglia d’oro. Le medaglie si ossidano e prendono polvere, la vera amicizia mai”.
Jesse Owens