È iniziato in questa settimana il tour cinematografico di Una Nobile Causa, il film diretto da Emilio Briguglio che esplora le storie e le vite di quanti cadono nella compulsività del gioco d’azzardo. Nel cast spiccano grandi nomi del cinema e del teatro italiani come Giorgio Careccia, Rossella Infanti, Antonio Catania, Roberto Citran e Francesca Reggiani. Il film vede la partecipazione straordinaria di Simona Marchini, Massimo Foschi, Nina Senicar.
Gloria (Francesca Reggiani), una donna sicura di sé e madre di famiglia, vince un milione di euro al casinò. Il marito e i figli, che conoscono bene la debolezza della madre per il gioco d’azzardo, la convincono, suo malgrado, a rivolgersi ad uno psicologo, sperando così di aiutarla e di non farle sperperare la vincita.
La persona incaricata è il luminare Fabio Aloisi (Antonio Catania) che, per curare la donna, racconta la storia di un suo vecchio paziente. Si tratta di Alvise Fantin (Giorgio Careccia), un nobile veneziano senza occupazione e impoverito dal gioco d’azzardo. È un uomo gentile, dai modi cordiali e garbati, ma perde completamente il lume della ragione quando si trova davanti a una slot o a un casinò.
Alvise, più per “rifarsi” che per pagare i debiti, cerca di racimolare i soldi nei modi più fantasiosi, rocamboleschi e disparati possibili. Un giorno però, truffa la persona sbagliata e grazie anche allo zampino della madre, critica sul suo comportamento, sarà costretto a ripagare tutto il suo debito, facendo un umile e onesto lavoro.
In questa nuova situazione Alvise si trova impacciato, affrontando a volte anche situazioni assurde ed esilaranti. Riuscirà Alvise ad adattarsi al suo nuovo lavoro e a superare la debolezza per il gioco? E lo psicologo? Riuscirà ad aiutare Gloria e la sua famiglia in difficoltà?
“Il vizio del gioco d’azzardo e dei giocatori che rovinano sé stessi e i loro cari si perde nella notte dei tempi” spiega Emilio Briguglio. Le cronache ci hanno fatto conoscere storie di personaggi famosi e non che hanno distrutto la loro vita a causa del gioco; allo stesso modo, capolavori cinematografici, teatrali e grandi autori della Letteratura mondiale ci hanno fatto vivere storie di gioco e di giocatori.
Ma in questi ultimi anni il fenomeno è diventato più imponente e sta raggiungendo livelli preoccupanti per la sua diffusione. Di fronte al susseguirsi di notizie e fatti di cronaca, Briguglio ha iniziato a interessarsi a questo argomento e a cercare di approfondirlo: “in questa fase di ricerca ho avuto la fortuna di poter accedere ad una struttura di recupero per giocatori e di poter parlare sia con loro sia con le varie figure sanitarie che li seguivano. Questo mi ha spinto alla decisione di farne un film”.
Il regista afferma che il film non vuole dare soluzioni, “ma far presente che la criticità è reale e sta diventando sempre più preoccupante, generare dialogo, discussione, attirando fortemente l’attenzione su un problema sociale diffuso che viene troppo spesso considerato un problema dei singoli”. Per quanto riguarda il tono e il genere, il regista ha scelto di girare una commedia: “lo considero, anche per il momento che stiamo vivendo, il codice espressivo più interessante per avvicinare a questo argomento un pubblico allargato, trasversale, considerando che il gioco non guarda l’età anagrafica di nessuno”
“Il problema della ludopatia condiziona pesantemente l’esistenza di intere famiglie e impatta a livello sociale in modo sempre più preoccupante”.
Emilio Briguglio