Esattamente a quarant’anni di distanza dalla prima uscita al cinema, il prossimo 25 agosto torna in sala restaurato Nel Corso del Tempo di Wim Wenders, il film manifesto del Nuovo Cinema Tedesco e di un’intera generazione. Interpretata da Rüdiger Vogler e Hanns Zischler, questa pellicola rappresenta il terzo ed ultimo capitolo della “Trilogia della Strada” dopo Alice nella Città (Alice in den Städten, 1974) e Falso Movimento (Falsche Bewegung, 1975).
Bruno Winter (Rüdiger Vogler), aka King of the road, vive sul suo vecchio camion in viaggia tra i paesi periferici della RFD, riparando vecchi proiettori cinematografici. Robert Lander (Hanns Zischler), aka Kamikaze, è uno psicolinguista che vorrebbe scappare dal suo passato. Quando tenta invano il suicidio gettandosi con la sua Volswagen nel Reno, incontra Bruno. Insieme cominceranno un percorso di scoperta del confine tra le due Germanie e di se stessi, tra piccoli cinema di provincia, incontri fugaci e paesaggi desolati.
A distanza di sette anni da Easy Rider, Nel Corso del Tempo si affermò come il road movie europeo che definì la personalissima poetica del viaggio di Wim Wenders: assorbite le convenzioni e le atmosfere del cinema hollywoodiano, da John Ford e Peter Bodganovich a Dennis Hopper, l’autore tedesco le oltrepassa riscrivendo l’on the road come movimento esistenziale, di derivazione goethiana, verso la ricerca di se stessi e di un proprio posto nel mondo e nella Storia.
Bruno (Rüdiger Vogler), detto “King of the Road”, e Robert (Hanns Zischler), detto “Kamikaze”, sono infatti “i due amleti tedeschi che viaggiano nel paese dell’anima”, nelle stesse parole di Wenders, tra le province dimenticate nel confine della RDT, una no man’s land dimenticata dal boom del dopo guerra e dagli ideali del dopo Sessantotto.
Riproposto per la prima volta in un’imperdibile versione restaurata in 4K, curata dal regista, Nel corso del tempo fu girato in undici settimane con un budget irrisorio e una piccolissima troupe di amici tra i quali Robby Müller alla fotografia e Peter Przygodda al montaggio. Ispirato dal famoso servizio fotografico di Walker Evans commissionato dal governo americano dopo la Grande Depressione del ’29, Wenders, senza alcuna sceneggiatura iniziale, studiò e seguì un itinerario fatto di piccole sale.
Dedicato al maestro Fritz Lang, il film di Wenders è anche e soprattutto una dichiarazione d’amore verso la settima arte, qui nella sua forma più materica e romantica. Il film è un omaggio ai Padri – da Ozu e Nicholas Ray al cinema muto – e allo stesso tempo un atto di commiato e libertà dal cinema classico. Nel corso del tempo si muove verso un ”nuovo cinema” che si affermando attraverso un’identità autoriale e un’autonomia produttiva e creativa. Un segno dei tempi.
Nell’indimenticabile incontro delle immagini in un bianco e nero nitido e delicato con una delle colonne sonore rock più belle dell’epoca, realizzate appositamente dagli Improved Sound Limited, Wim Wenders ha firmato uno dei capolavori della sua carriera segnando per sempre il genere on the road e aprendo un nuovo capitolo della storia del cinema europeo.
A quarant’anni dalla prima proiezione al Festival di Cannes 1976, dal 25 Agosto Nel Corso del Tempo ritorna al cinema per ritrovare i primi spettatori che lo hanno amato e per farsi riscoprire dalle nuove generazioni.
“Per me il viaggio non è un movimento collegato esclusivamente al tempo e allo spazio, ma un evento legato alla fenomenologia. Con il viaggio succede qualcosa e qualcosa si trasforma”.
Wim Wenders