Non basta questo soleggiato fine agosto a rendere completamente serena l’inaugurazione della 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. In tono minore rispetto ai programmi, la rassegna diventa infatti (più che mai) un’occasione per avvicinarsi ancor di più a tutti coloro che hanno perso i propri cari e la propria casa nel terremoto che ha colpito – esattamente una settimana fa – il Centro Italia. Un’occasione, da oggi al 10 settembre, per tornare ad avvicinarsi alla vita, alla speranza, alla ricostruzione di un futuro.
È proprio questo il messaggio che assume quest’anno la Mostra attraverso il linguaggio universale del cinema. L’Arte che nutre l’anima distrutta attraverso immagini e storie, racconti e documentari, personaggi e valori. I film diventano così un importante mezzo che riunisce le persone, le fa emozionare, le fa sognare. Siamo sicuro che tutti coloro che arriveranno al Lido lasceranno un segno, un messaggio, un gesto. A cominciare dalla apertura di stasera con il film – in Concorso – La La Land di Damien Chazelle che vede protagonisti Ryan Gosling e Emma Stone (nel cast anche John Legend, J.K. Simmons e Finn Wittrock).
Omaggio alla stagione d’oro del musical americano, il film è una moderna versione della classica storia d’amore ambientata a Hollywood, resa più intensa da numeri spettacolari di canto e danza. È la storia di due sognatori che tentano di arrivare a fine mese, inseguendo le loro passioni in una città celebre per distruggere le speranze e infrangere i cuori. Mia (Emma Stone), aspirante attrice, serve cappuccini alle star del cinema fra un’audizione e l’altra. Sebastian (Ryan Gosling), appassionato musicista jazz, tira a campare suonando in squallidi pianobar. Tuttavia, quando il successo cresce per entrambi, i due si trovano di fronte a decisioni che incrinano il fragile edificio della loro relazione amorosa.
Ambientato nella Los Angeles di oggi, questo originale musical sulla vita di ogni giorno esplora le gioie e i dolori che si provano nel tentativo di seguire i propri sogni. Damien Chazelle ha spiegato di aver voluto realizzare un musical “sugli artisti e sui sognatori, e sulle difficoltà di conciliare i propri sogni con i problemi della vita reale”. Il regista si è innamorato dei musical vedendo i film di Jacques Demy: “nessun genere riesce a coinvolgermi così tanto: nonostante contenga elementi fantastici, nessun tipo di film è più emozionalmente vero, più capace di arrivare dritto al punto e descrivere cosa davvero significhi sognare, innamorarsi, essere sopraffatti dalla gioia, dal desiderio, dal dolore o dall’estasi al punto che la grammatica dei normali film non basta e più musical si basano su una certa realtà alterata, in cui una semplice passeggiata diventa un ballo e la conversazione una canzone”.
I musical parlano anche di una condizione di confine, quel limite confuso tra sogno e realtà, “in cui la magia e il quotidiano si fondono l’uno nell’altra”. I musical parlano di gioia, “quel sentimento che ti fa camminare tre metri da terra quando inizia la musica, quando ti senti davanti un futuro infinito”. E parlano anche di malinconia, perché “ogni canzone a un certo punto finisce”.
Assume così un significato il musical di Chazelle che ha realizzato una pellicola sui grandi sogni: “ho voluto soprattutto raccontare una storia intima, ricca di sfumature, nello stile di un’epopea musicale in cinemascope, e concentrarmi sui sentimenti – il primo rossore dell’innamoramento, il rimpianto per un’opportunità non colta, o la speranza che un sogno possa finalmente avverarsi, che possono rendere così la vita simile a un musical”.