Alla Mostra del Cinema di Venezia, oggi verrà presentato – come Evento Speciale alle Giornate degli Autori – L’Uomo Che Non Cambiò la Storia, il nuovo film documentario di Enrico Caria. Si tratta della storia vera, straordinaria, tragicomica ed esemplare di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il principe dell’archeologia italiana, di una visita guidata, e del più clamoroso attentato mai immaginato nella storia Novecento.
L’uomo in questione del titolo è un professore universitario: Ranuccio Bianchi Bandinelli, massimo studioso italiano d’arte romana e tra i padri dell’archeologia moderna e autore de Il Viaggio del Fuhrer in Italia. Il che, negli anni trenta, faceva di lui un personaggio di cui il regime fascista andava fiero. Salvo che il professore, era un convinto antifascista. I nodi vengono però al pettine in occasione del famoso viaggio di Hitler in Italia del 1938, quando Ranuccio viene cortesemente invitato ad accompagnare in veste di interprete e cicerone Duce e Fürher, in giro per musei e siti archeologici.
A questo punto si ritrova davanti a un bivio: vestire in orbace e scattare sull’attenti davanti ai due odiati dittatori, o compromettere studi, carriera e forse incolumità personale? Insomma: che fare? Quando poi il cortese invito si trasforma in un ordine perentorio che lui non può rifiutare, non ha più scelta. Ma una volta “reclutato” obtorto collo, il professore si rende conto che nessuno lo perquisisce, nessuno lo controlla, che può avere la massima libertà d’azione decidendo tempi e percorsi delle visite guidate. Mettendogli (per quattro giorni di seguito) quei due mostri a meno d’un metro di distanza.
La Storia gli sta offrendo un’occasione incredibile: lui potrebbe fermare la loro follia. Come andarono le cose dopo quel 1938, la Storia ce lo ricorda bene. Questo film ci racconta invece dettagliatamente e irresistibilmente come non andarono. E soprattutto quale postuma vendetta di stile è sopravvissuta di quell’indimenticabile lezione tenuta ai due dittatori dal professor Bianchi Bandinelli.
Sul suo film, Enrico Caria ha scritto: “è concepito come un docu-thriller, laddove il suspense non attiene al come andrà a finire (la fine è nota), ma al come è andata (how did it go?), una delle possibili formule, appunto, del thriller. Un modo forse eterodosso, certamente pop, di maneggiare il racconto storico con gli strumenti d’un preciso genere cinematografico. A partire dalla sceneggiatura che, per quanto fedelmente tratta dal diario del protagonista, è liberamente costruita per esaltare la tensione del viaggio dell’eroe, incastrando le sue tappe nel non meno ansiogeno scenario d’un mondo che s’avvia sull’orlo del precipizio a passo d’oca”.
Secondo Evento Speciale alle Giornate degli Autori è Vangelo di Pippo Delbono che racconta l’epopea dei migranti. Nel film lo vediamo andare in un centro dove i profughi trovano asilo e condivide la loro quotidianità fatta di tempo sospeso tra dolorose memorie e incerto futuro. Poco alla volta i rifugiati si aprono al regista, gli raccontano le loro storie, inevitabili protagoniste di un tempo nuovo: “ho incontrato delle persone che portavano segni di grandi ferite – confessa Pippo Delbono – di grandi lotte, ma anche segni di grande vita. Ho trovato qualche cosa in loro che credo abbia a che fare con la verità, la bellezza, l’arte, la fede”.