Per celebrare i 150 anni dei rapporti diplomatici tra Italia e Giappone, venerdì 16 settembre, ore 20:45, arriva alla Pergola di Firenze il Maestro Sakurama Ujin, discendente di una delle più insigni dinastie di teatro Noh, la più antica forma di teatro giapponese. Ujin presenta Hashitomi (La Persiana con Gelosia a Grata), intervallato da Oba Ga Sake (Il Sake della Zia).
Hashitomi racconta suggestione ed essenzialità di una fugace e delicata storia d’amore tra la dama Yūgao e il principe Genji “lo splendente”, uno degli incontri presenti nel libro Genji monogatari (La Storia di Genji) di Murasaki Shikibu. La rappresentazione è intervallata da Oba ga sake, sintesi scenica di scuola Kyōgen, che sin dal periodo medievale viene rappresentata insieme al Noh e che ben ne bilancia la tensione tragica, con una comicità essenziale, ma gustosa.
Tra le più antiche scuole della tradizione del Noh si colloca la scuola Konparu, che ha nel ramo della famiglia Sakurama una delle dinastie più insigni, con attori di prima grandezza nella storia di quest’arte, come il Maestro Sakurama Ujin. I loro spettacoli, nelle sedi di governo dello Shōgun, in epoca medievale, ma anche nella corte imperiale e in epoca moderna con il nuovo governo dell’epoca Meiji (dal 1868 in avanti), hanno coronato gli eventi più salienti nella storia del Paese.
La vita della nobiltà nel Giappone feudale, i molti amori del principe Genji “lo splendente”, l’arte, la musica, la fortuna e le disgrazie inaspettate, l’eleganza e l’atmosfera malinconica di un mondo affascinante e impalpabile. Accolta a corte per la sua fama di donna colta e amante della letteratura, Murasaki Shikibu compone La Storia di Genji all’inizio dell’anno Mille e lo termina alla fine del decennio.
Concepita come intrattenimento per la parte femminile dell’aristocrazia e accolta sin dal principio con grande interesse, l’opera di Murasaki è ormai il “classico tra i classici” della letteratura giapponese, il modello cui si sarebbe fatto ricorso continuamente nei secoli successivi. Romanzo straordinariamente complesso e stratificato, La Storia di Genji si è prestato, specie negli ultimi decenni, a infinite letture, da quelle di stampo psicoanalitico ad altre che ne hanno evidenziato di volta in volta l’aspetto religioso, folklorico, politico, sociale, storico.
Il protagonista, Genji “lo splendente”, è di una bellezza quasi femminea, e anche il suo carattere è dolce, lontano anni luce dal prototipo occidentale del seduttore. La dama Yūgao, una delle sue conquiste, evocata in Hashitomi, attribuito a un certo Naitō Kawachi no kami, è descritta con straordinaria maestria, incarnazione di una sensualità mai esposta e dunque ancora più irresistibile: una sensualità che non si esprime nell’esposizione del corpo, ma nel fruscio delle vesti (meravigliosamente descritte dal Maestro Sakurama Ujin), nelle sagome che si muovono oltre i paraventi, nei lineamenti fini esplorati al buio con il tatto o spiati attraverso una tenda appena scostata. Al tema della bellezza, si contrappone la commozione, la malinconia, lo struggimento per l’inconsistenza, la fugacità della vita umana.